BARI - Pubblichiamo l’intervento tenuto dal prof. Filippo Maria Boscia, nella
Sala Consiliare della Provincia di Bari il 4 novembre c.m., nell’ambito di
un Convegno incentrato sul tema della “Salute disuguale” cui hanno
partecipato la prof.ssa Caterina Izzo, ordinario di Igiene e Medicina
Preventiva nell’Università di Pisa, e il Presidente della Federazione
Nazionale Ordini Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli.
Partecipo molto volentieri e con tanto entusiasmo a questo incontro
così importante sulla salute disuguale, fortemente voluto dalla
Presidente del CIF Provinciale Cristina Maremonti e da tante altre
associazioni con importante impatto sociale/assistenziale.
Contrariamente a quanto si possa pensare noi desideriamo discutere
di un unico stretto confine, di un singolo Stato, della nostra Italia, delle
nostre Province. Non vogliamo discutere di salute disuguale al Sud
piuttosto che al Nord, ma nemmeno se gli ospedali del Nord siano i
migliori, con migliori performances, magari con i medici del Sud.
Vogliamo oggi affrontare un problema più grave, quello di un mondo
ingiusto e disuguale sia dal punto di vista sociale nutrizionale e
sanitario, purtroppo rimasto senza spiegazione nel tempo. Siamo alla
ricerca di un filo logico, che può aiutarci a conoscere e comprendere e
a trovare ottimali rimedi per curare le disuguaglianze nel mondo, ma
anche per rendere il mondo più giusto.
Quindi l’importanza della nostra sfida riguarda problemi non solo
locali ma globali, che si allargano alla necessità di intravedere percorsi
di pace e costruire una società sana, più attenta alla tutela della
persona e alla promozione della sua salute.
L’avventura umana è strettamente legata alla salute, ma la salute, bene
personale e sociale, non è uguale per tutti!
Molti rapporti dell’OMS, dell’Agenzia speciale dell’ONU, delle agenzie
che si occupano della Salute internazionale, l’UNICEF e l’European
Health Equity Status postano il focus dalla dimensione individuale a
quella pubblica e sociale e politica.
Il problema importante è quello della deprivazione, quello della
anomala distribuzione delle risorse, dell’alto rischio di inquinamento
ambientale e quello dei singoli contesti di vita, atteso che dominante è
la cosiddetta trasmissione intergenerazionale delle disuguaglianze.
Sono tanti i determinanti di queste disuguaglianze.
Guerre e disastri economico-finanziari espropriano milioni di persone
del capitale di salute.
Milioni di persone, che diventano “viandanti senza meta e senza più
voce”, che costituiscono quella ampia carovana, che nel silenzio
assordante della società, marcia, tra inaudite violenze fisiche e
psichiche.
Cammini, bagnati di stanchezza, di sofferenza, di fame e di carente
istruzione e di carestia etica; ci sono tante invocazioni senza risposte;
ci sono parole e parole, tutte inutili che non danno risposta a quel
deserto, che in molti attraversiamo nel mondo, e che molti Paesi
vivono come realtà strozzate e soffocate da guerre e mal governi, da
rapine ed espropriazioni, diventate meteore proiettate verso la
povertà. Il mondo vive tra profonde insicurezze, diversità di reddito,
precarietà lavorative. Sono in tanti a non avere garanzia nemmeno di
quei minimi beni e servizi che assicurino un livello di vita,
minimamente dignitoso.
Tanti, tantissimi non possiedono un’abitazione dignitosa, spesso v’è
mancanza di cibo e di riscaldamento, e il vivere in quartieri non sicuri,
inquinati e con scarsi livelli di igiene, fa maledire l’essere nati in un
posto piuttosto che in un altro. Sono tutti elementi che negano ogni
possibile parità di prestazioni e servizi. E ciò avviene ovunque, in
Paesi abbandonati, ma anche in realtà opulente ed economicamente
ipersviluppate, ove si celebrano, nonostante tutto, molte
disuguaglianze al negativo.
Negli ultimi 10 anni sono stato per 4 volte in Africa e in India: in un
deserto di sabbia i miei occhi hanno visto l’inferiorità di quella che a
sfregio viene definita “razza povera”. Là, in assenza di infrastrutture si
respira male per l’inquinamento, mentre le aree depredate di risorse
naturali, abbandonate senza pur minime prospettive. Là, l’aspettativa
di vita è un sogno negato, là si misura l’iniquità di un mondo ingiusto.
Il contrasto con nazioni più ricche è evidente. In queste terre
martoriate imprenditorialità cinesi possono realizzare insperati livelli
di occupazione, ma con retribuzioni vergognose di 2 dollari per 12 ore
di lavoro.
Mi riferisco ad ampia area dell’Africa e al Congo, che mi dicono essere
stato depredato di tutte le ricchezze minerarie, depredato della
lucentezza di quei diamanti ora sfoggiati sulle teste coronate, ma che
appartenevano a quelle povere terre sfruttate da abusi coloniali e che
vivono guerre inter-etniche, povertà e precarietà di salute.
Certamente l’avventura umana è strettamente legata alla salute, ma i
fattori che influiscono sulla salute delle popolazioni non sono limitati
alla carenza di presidi e strutture mediche o a disuguaglianze
giustificabili dal punto di vista biologico, ma alla totale assenza di
politiche e strategie adeguate. Ne deriva che la salute, bene personale
e sociale non è più uguale per tutti.
Parametri geografici e metereologici difficili da vivere (altitudine,
calore, vento, correnti, siccità, terre aride e sabbiose) intersecano
percorsi, stili di vita, dolorosi abbandoni dei minori, affidati alla pietà
Celeste ed inesistenza degli affetti e tanti altri infiniti determinanti di
disuguaglianze e vulnerabilità sociali.
Non c’è solo una diversità tra il più ricco e il più povero, tra il più e il
meno istruito: quando si accede ad importanti indicatori, quali la
qualità e la carenza della nutrizione, con il conseguente dramma della
denutrizione, la differenza c’è e si vede, in tutte le età della vita, e
ancor prima di nascere.
La mia competenza mi porta a dirvi che da una gravidanza di una
donna mal nutrita nascerà un bambino con restrizione di crescita, con
alta probabilità di conseguenti problemi, metabolici, cardiovascolari e
renali già alla nascita e per conseguenza da adulto. Al contrario, in
altre aree civilizzate del mondo avremo problemi di ipernutrizione, di
smodato gonfiaggio nutrizionale e poi di denutrizione, con
conseguenti paurosi squilibri metabolici, diabete, ipercolesterolemia,
con bimbi large, con pance giganti, con obesità patologiche, deboli e
friabili, obbligati ad affrontare un futuro scompensato.
L’uomo è ciò che mangia, è l’aria che respira, è l’ambiente che vive.
La sua “carriera di salute e la sua umana avventura” saranno
inesorabilmente compromesse o al contrario eccezionalmente protette.
Le differenze degli esiti di salute costituiscono in diversi ambiti sociali
evidenze per cui dobbiamo con energia interrogare le società, la
politica e l’economia e i domini pubblicitari che producono assetti
sociali, ingiusti, nocivi ed evitabili.
Non c’è più tempo di stare fermi, non possiamo continuare più a
parlarci addosso e a raccontare gli eventi, dobbiamo essere uomini e
donne di azione, consapevoli che ogni espropriazione del capitale di
salute mentale e psicofisica è un delitto esecrabile che non deve
rimanere impunito: non possiamo rimanere inermi di fronte a tanta
ingiustizia.
Dobbiamo agire anche sul marketing rivolto ai più piccoli e su tutte le
pubblicità ingannevoli, perniciose e ingiuste, che, promossa da
testimonial carismatici ma assai poco etici, riversano a bambini
inconsapevoli le allettanti proposte per farli diventare supercampioni,
supersportivi, super forzuti, ipervitaminizzati e ipercalorici.
Ovviamente questo riferimento ci spinge anche ad agire anche sulle
altre disuguaglianze alimentari e quelle che riguardano le sostanze di
abuso (alcol, fumo, droghe, neurostimolanti) e stili di vita esagerati,
nonché quelli che riguardano le obesità e le eccessive magrezze.
Pensandoci bene e ispirandoci a S. Francesco, dovremmo considerarci
autori di un delittuoso furto, se non dessimo quel che è giusto a quel
qualcuno che ha molto più bisogno di noi.
Poiché parliamo di diseguaglianze e avendo negli occhi una bilancia
sbilanciata, dovremmo parlare di chi ha molto e di chi non ha nulla.
Noi qui riuniti dovremmo essere capaci di gridare al mondo messaggi
virtuosi che spingano tutti ad occuparsi della tutela delle persone,
dovremmo contrastare il cattivo uso di norme giuridiche o l’arroganza
del potere, il gulag dei potenti, la prepotenza di chi sta in prima fila, il
linguaggio ingannevole, capovolto e contorto del marketing, la
violenza sociale e la violenza intra familiare, il rifiuto della diversità.
Dovremmo avere il coraggio di percorrere le discariche umane
dell’odio, dei veleni, della violenza per non abbandonare nessuno fra
le acque limacciose di una civiltà senza animo e senza umanità.
L’impegno oggi di tutti gli uomini di buona volontà e di noi tutti qui
riuniti è quello di aiutare gli uomini a liberarsi da quella ragnatela che
avvolge molti degli ingranaggi di vita, da quella ragnatela che riguarda
la politica, condotta tra diversi ISMI: ideologismi, personalismi ed
egoismi, per saper cogliere il pianto, il dolore, la sofferenza dei corpi
martoriati e la solitudine dell’animo.
Noi siamo in grado di parlare e di gridare, di andare avanti,
continuare a correre insieme, anche per gli oscuri viottoli della vita,
avendo le mani tese e protese per incontrare la vita negata.
Dobbiamo essere viandanti, capaci di abbandonare la quiete e di
andare incontro a raccogliere gli esclusi, a cercare gli sperduti nelle
caverne, a scendere nelle grotte e nelle tane umane, a percorrere tutti i
deserti umani di sabbia per abbracciare gli ultimi, per abbracciare
quei viandanti bastonati, che a detta di molti non fanno più storia, ma
viceversa sono uomini e donne come noi… Dobbiamo farlo con gioia
perché l’avventura umana non è ancora finita.
Da medici, fortemente ispirati dall’etica e alla morale, vogliamo essere
vicini ai nostri fratelli per prenderci simmetricamente per mano nella
piena consapevolezza che nessuno si salva da solo.
Grazie a tutti per il costante lavoro e per aver affrontato con urgenza
questo delicato tema che riguarda tutti i cittadini del mondo, tutti
insieme, senza sostanziali differenze.
Grazie per la spinta a procedere in percorsi di vita uniformi, sicuri e
dignitosi, quelli che la natura ci ha riservato.
Il nostro impegno è necessario per favorire pace e sviluppo
sostenibile.
Ostacoliamo le infinite infinità delle risorse illimitate.
Poniamoci un limite e cerchiamo di ricordarci che il mondo è finito con
risorse limitate e non può consentirci di continuare a vivere con
l’illusione che le risorse siano illimitate. Smettiamo di consumare più
di quanto la terra possa rigenerare e controlliamo la velocità del
nostro consumismo di eccessi e di sprechi perché nel mondo ci sia una
più solida, simmetrica ed equa disposizione delle risorse.
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