Droga ed estorsioni tra Puglia e Basilicata, 23 arresti

FOGGIA - Blitz dei carabinieri di Foggia in collaborazione con i militari della Guardia di finanza: 23 arresti, di cui 22 persone sono finite in carcere, una agli arresti domiciliari.

Un carabiniere che lavorava a Melfi (Pz), invece, è stato interdetto.

Le persone arrestate sono accusate di associazione dedita al traffico e alla vendita di sostanze stupefacenti (cocaina, marjuana e hashish); detenzione e porto in luogo pubblico di armi da sparo, sia comuni che da guerra, anche clandestine; estorsione, ricettazione e tentato omicidio aggravato. Nei confronti degli indagati è stato disposto il sequestro di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili, quote societarie e compendi aziendali, per un valore di oltre cinque milioni di euro.

Le persone arrestate sono in gran parte di Cerignola (Foggia); una è albanese e risiede nel Foggiano; due sono di San Pietro Vernotico (Brindisi) e poi c'è un noto pregiudicato di Terlizzi (Bari). L'indagine odierna è una costola dell'operazione antimafia 'Decima Azione' del dicembre 2018 contro i tre sodalizi della cosiddetta Società foggiana, ovvero la mafia attiva a Foggia e in provincia.

Le indagini hanno permesso di sventare un assalto a un caveau della società 'Loomis International AG', con sede in Svizzera, e hanno portato a due operazioni denominate 'Ocean eleven' e 'Ocean Twelve' che consentirono la cattura di tutti i responsabili, 18 persone, del tentato furto aggravato. I carabinieri hanno accertato il ruolo egemone dei cerignolani nel traffico di sostanze stupefacenti e i collegamenti con la criminalità organizzata foggiana. Inoltre è stata rilevata la presenza di tre associazioni dedite al traffico e allo spaccio di stupefacenti con base operativa e logistica a Cerignola e in affari tra loro.

I militari hanno anche indagato per tentato omicidio uno dei presunti responsabili di una violenta aggressione nei confronti di un cerignolano, al culmine di una lite scaturita per la circolazione stradale. La vittima non denunciò per il timore di ritorsioni.

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