Quel piccolo Sepolcro che invita alla riflessione


FRANCESCO GRECO -
“Il Sepolcro vuoto… La nostra salvezza”, Antonio Cazzato, priore della Confraternita dell’Immacolata, S. Antonio e SS. Sacramento.

E’ il mantra che accoglie i visitatori e i turisti nella Chiesa dell’Immacolata, a Montesardo (Lecce). Dove quest’anno le migliori forze creative del paese hanno realizzato una fascinosa interpretazione dei misteri legati alla Pasqua. Un sepolcro che invita al silenzio, alla riflessione, ad ascoltare la propria mente.

Tutto è nato dalla collaborazione delle Confraternite storiche, e poi dell’artigiano della pietra a secco William Marzo, e ancora i volontari Raffaele Marchese, Gino Marzo, Antonio Melcarne, Marcello Brogna, l’avv. Anna Maria Torsello.

Il risultato, emozionante, suggestivo, unico, è nelle foto. Ma anche la location accresce l’interesse e il mistero, poiché ha la sua storia: la Cappella (oggi chiesa sussidiaria) fu costruita a partire del 1860, subito dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione su input del parroco don Lugi Ronzi (che realizzerà anche l’altare dedicato alla Madonna di Costantinopoli in Chiesa Madre) e la gente del paese collaborò con le sue offerte. 

I lavori terminarono nel 1870. Col nuovo secolo (1911) di rifece il pavimento (in ceramica salentina). Vent’anni fa (2001-2002), con l’8x1000, restauro strutturale, a detta di alcuni, discutibile: Calvario irriconoscibile e i sediii monoblocco in pietra leccese dove i vecchi sedevano in attesa delle funzioni, introvabili. Due gli altari laterali, uno di fronte all’altro e intitolati alla Madonna del Rosario e alla Madonna della Consolazione. 

Gli elementi stilistici tipicamente ottocenteschi: vasi con fiori, colonne semplici, decori stilizzati. Sormontati da tele di epoca diversa: la Madonna del Rosario del 1914, la Madonna della Consolazione del 1873. Quest’ultima fu dipinta due anni dopo del dipinto dell’Immacolata di Bottazzo (1871) che campeggia sull’altare maggiore, simile stilisticamente al dipinto raffigurante San Michele Arcangelo. 

Le sculture risalgono al XIX e XX secolo e sono, per la maggior parte, in cartapesta. Nella chiesa c’è anche un antichissimo organo a canne, a mantici, che durante la novena delI’Immacolata era suonato dal maestro Vito Melcarne, e oggi dal figlio Antonio.