'Uno Stato nazista nel cuore dell’Europa? Inaccettabile'. Intervista a Mark Bernardini


FRANCESCO GRECO.
MOSCA - Dostoevskij ci viene in soccorso col titolo di uno dei suoi romanzi forse meno conosciuti: “Il sogno di un uomo ridicolo”. Solo che in Occidente, quelli che sognavano di spezzare i reni alla Russia, di vederla umiliata e offesa, erano un bel po’. Lo stile e la buona educazione ricevuta ci impediscono di buttar giù la list. Anche perché la vita, il mondo, la Storia vanno avanti.

“Panta rei!” chiosò Eraclito nell’agorà. Dante riecheggiò: “Non ti curar di loro / ma guarda e passa”. E Rhett Butler / Clark Gable in “Via col Vento” aggiunse: “Domani è un altro giorno…”.

Vladimir Putin ha vinto alla grande, ha ricevuto il quinto mandato, alta la percentuale dei votanti e quella di chi lo ha scelto: la Russia è sintonizzata sul suo weltanshauung, condivide la sua visione della Storia e chiede equilibrio, stabilità, progresso, futuro. E’ stata anche la risposta del popolo russo stanco delle narrazioni dell’Occidente, in cui non si riconoscono e che provocano solo risate.

Ma quali sono gli umori, carsici e di superficie, di Grande Madre Russia? Giornalista, analista, interprete, da una vita a Mosca, Mark Bernardini ce li racconta live.

Un consenso così ampio vuol dire che Putin è sintonizzato con l’anima profonda del suo popolo?

Indubbiamente, ed era evidente non solo a chi vive in questo Paese, ma anche a quei sedicenti russologi occidentali che conoscano davvero la mentalità russa. Pochi, troppo pochi.
D’altra parte, è una questione anche di politica interna: si viveva meglio vent’anni fa o si vive meglio adesso? La persona comune si esprime in base alla propria contingenza, ed è giusto che sia così.
Non è tutto merito di Putin? Non importa. E il giorno che, non sia mai, le cose andassero male, magari non sarebbe tutta colpa di Putin, ma la gente smetterebbe di votarlo.

Adesso cos’accadrà all’interno del Paese?

L’investitura ricevuta da Putin è imponente proprio per questo. Come dire: condividiamo quel che stai facendo, continua così, ed anzi con ancora maggiore coraggio. Vuol dire case, ospedali, scuole, stipendi, pensioni, sussidi, sostegno alle famiglie, soprattutto a quelle numerose, valori, istruzione e sanità pubblica, stato e previdenza sociale. Perché è di questo che si vive, altro che geopolitica.

E sul fronte della guerra, considerato anche l’outing realistico di Papa Francesco, peraltro condiviso dallo stesso Putin?

Molti sperano in un maggiore “decisionismo”. Personalmente, non mi ritengo un “falco”, ma lo spero anch’io: due erano e restano gli obiettivi, la smilitarizzazione e la denazificazione. Sono stati raggiunti? No. Allora, avanti, con sempre maggiore convinzione. Non è possibile avere uno Stato armato dall’Occidente fino ai denti ai propri confini, quando gli accordi raggiunti trent’anni fa parlavano di una sorta di Svizzera neutrale. Ed è inaccettabile uno Stato nazista nel cuore dell’Europa, prima o poi sarebbe un problema non solo per la Russia, ma per quello stesso Occidente che ora lo foraggia, come fu ottant’anni fa. Come vediamo, gli Stati della vecchia Europa si stanno impoverendo, a tutto vantaggio del principale alleato e concorrente, gli Stati Uniti, e del suo complesso militare industriale. D’altra parte, loro sono oltreoceano, se l’Unione Europea è così miope, non potevano sperare di meglio.

Vogliamo dire una parola di chiarezza sull’equivoco nato dalla traduzione delle parole di Putin in un’intervista in merito a un eventuale ricorso al nucleare?

E’ un caso emblematico, ancorché nient’affatto isolato, nella logica della propaganda di guerra.
La domanda, precisa, è stata: “Davvero la Russia è pronta ad usare le armi nucleari?”.
La risposta, altrettanto precisa e sintetica, è stata: “Solo se fosse minacciata l’esistenza stessa della Russia”.
Cosa hanno riportato invece i media occidentali mainstream e, segnatamente, quelli italiani? “Putin minaccia l’Occidente di guerra nucleare”.
E’ un modo disonesto e scarsamente professionale di fare giornalismo. E chi, come il sottoscritto, osa affermare il contrario, è passibile di ostracismo.

Che si sappia, la stessa Costituzione russa è ispirata al pacifismo, nel senso che l’ipotesi di armi atomiche è concepita solo come difesa e non come offesa: o no?

E’ quanto ribadito da Putin, vedasi la mia risposta alla domanda precedente. Non è questo il punto. La Costituzione – qualsiasi Costituzione, di qualunque Paese – al di là della retorica, esiste proprio perché risulti problematico mutarne il significato e i principi con una legge subitanea dettata dagli umori dell’establishment congiunturale. D’altro canto, quella italiana recita, articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ciò non ha impedito alla Repubblica italiana di inviare i propri contingenti militari, ipocritamente definiti “di pace”, in Jugoslavia, Iraq, Afghanistan, Siria, Libia e decine di altri Paesi, con conflitti dimenticati dai più.

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