Europa matrigna e lontana dai popoli

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FRANCESCO GRECO -
Attribuita al “divo” Giulio (Andreotti), che non l’ha mai smentita: “Quando ci sono le elezioni, noi politici non guardiamo ai voti e nemmeno agli eletti, ma alla percentuale dei votanti: il giorno in cui dovesse scendere sotto al 50%, gli italiani potrebbero venir qui e cacciarci a calci in culo”. Tempi in cui votava più dell’80% degli aventi diritto.

Alle ultime elezioni europee, il 26 maggio 2019, si recò alle urne il 54,5%. Ora alla prossima tornata dell’8/9 giugno, si prevede che l’astensionismo aumenti (lo faceva notare ieri, sabato, al TgNorba Gianfranco Viesti).

La disillusione è grande, sedimentata, ontologica, la disaffezione monta come la panna. Solo un cieco non vedrebbe la diaspora fra cittadini e istituzioni, pianeti distanti anni-luce: una forbice che si allarga sempre di più. A cos’è dovuta? Essenzialmente a 3 motivi.

Primo: il sistema elettorale con soglie di sbarramento (loro stessi dicono “Porcellum”). Dal 3% (politiche) al 4% (europee): troppo alte. Se non bastasse, c’è l’oscena liturgia della raccolta di firme. Assurdo stratagemma bizantino per tener lontani i cittadini e chi, pur non appartenendo agli apparati, vorrebbe candidarsi.

Designazioni calate dall’alto, dalle segreterie. Fedeltà ai vertici, non alla base, ai cittadini. Artifizi che lasciano senza rappresentanza, cittadinanza, milioni di persone ridotte al rango di “apolidi”. Tentate dall’astensionismo, la morte della democrazia.

Quel 2%, circa un milione e mezzo di persone, di Italexit alle politiche 2022, chi lo rappresenta? Sono milioni gli “alienati” dei sistemi elettorali che nessuno vuol “vedere” perché fa comodo a tutti.

Secondo: ontologicamente collegato al primo. La sedentarietà della classe politica. Essa è vista come professione, non servizio. Sono sempre gli stessi che vagano dal Parlamento ai board delle aziende pubbliche o partecipate. Una élite, o casta, inossidabile, insaziabile, anche a faccia tosta, Nessun ricambio, sempre loro. Il sistema è incancrenito, asfissiato, si regge sull’autoreferenzialità, sul nulla: un Titanic che naviga fra gli scogli e che è naufragato.

Terzo: i frequenti salti della quaglia. Succede che uno eletto a destra sia a disagio e balzi a sinistra, e viceversa. Ciò provoca confusione e qualunquismo. Ci vorrebbe pertanto il vincolo di mandato. Il giorno in cui non condividi idee e programmi dello schieramento dove sei stato eletto, devi fare un salto, ma verso a casa.

Concludendo: il sistema elettorale più democratico e rappresentativo è il proporzionale puro, con le preferenze. Crea ancoraggio ai territori, alle idee, i programmi, gli impegni presi con le persone fisiche, le coscienze, le speranze, il futuro. Se non si mette mano a ripristinarlo, la democrazia sarà sempre più svuotata e lacerata, una raffigurazione, una parodia e, come aveva intuito Andreotti, il giorno in cui i rappresentati non rappresentati andranno a prendere a calci in culo i finti rappresentati si avvicinerà a larghe falcate.

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