Levante (intervista): 'La dimensione teatrale per me rappresenta forse il miglior modo di fare musica'


NICOLA RICCHITELLI
- Dal 10 marzo scorso, la talentuosa cantautrice, autrice e scrittrice Claudia Lagona, meglio conosciuta come Levante, sta intraprendendo un entusiasmante tour intitolato "Live nei Teatri". Questo tour, prodotto e distribuito da Vivo Concerti, la sta portando in giro per i principali teatri italiani, offrendo al pubblico delle emozionanti performance.

Il tour ha già fatto tappa in diverse città italiane, tra cui Livorno, Firenze, Torino, Milano, Rende, Palermo, Catania, Bari e molte altre. Molte delle date sono già sold out, testimoniando il grande successo e l'entusiasmo del pubblico per la musica di Levante.

Il prossimo appuntamento è fissato per il 12 aprile al Teatroteam di Bari, dove Levante si esibirà per regalare al pubblico una serata indimenticabile. I fan avranno l'opportunità di godersi le sue straordinarie performance e di immergersi completamente nella sua musica coinvolgente.

Claudia Lagona, con il suo talento e la sua passione, continua a conquistare il cuore di un vasto pubblico, dimostrando di essere una delle artiste più interessanti e promettenti della scena musicale italiana.

Il prossimo 12 aprile potremo apprezzarla al Teatroteam di Bari, sulle pagine del Giornale di Puglia accogliamo la voce di Claudia Lagona, in arte Levante.

Claudia benvenuta sulle pagine de Il Giornale di Puglia, come stai?

R: «Sto molto bene, grazie. È un bel periodo finalmente, pieno di tutto quello che avevo lasciato nel 2019. Perché diciamoci la verità, dopo la pandemia non è stato proprio facile ritornare per tutti noi sui palchi e invece si è ristabilito tutto».

Piccola curiosità: a cosa devi il tuo nome d’arte?

R: «Lo devo ad un soprannome dato durante un gioco, avevo più o meno 13 anni ed mi trovavo in una afosissima Palagonia, era l’agosto del 1998 – o 1999 – ed io vivevo ancora in Sicilia, una mia amica mi chiamò Levante ispirandosi al personaggio di de “Il Ciclone” di Pieraccioni». 

Nel tuo ultimo tour stai dando voce al tuo ultimo album “Opera Futura” ma è anche un modo per raccontare il percorso da te fatto fino ad oggi. Voltando lo sguardo indietro cosa vedi di te?

R: «Di me? Vedo tanta caparbietà, tanta forza di volontà, dei valori molto forti e una grande passione, il fatto che non avrei voluto vivere senza la musica e questa strada lo sta dimostrando, ed è poi quello che mi resta, al di là di tutti gli obiettivi raggiunti, le esperienze, i tour ovunque, premi… quello che mi resta è un grande sorriso e un grande senso di felicità».


Soprattutto cosa racconti di te in questo album?

R: «In questo disco “Opera Futura” c'è una sorta di sintesi di questi dieci anni. È come se fossi riuscita in sole dieci canzoni a riassumere la mia primissima me. Quindi quella di “Manuale d'istruzione” un po’ tormentata. Ha una me diventata addirittura madre, quindi molto più responsabile, molto più adulta, molto più compiuta per certi versi. Secondo me “Opera Futura” è un bel un bel mix di tutti questi dieci anni anche dal punto di vista della produzione, siamo riusciti ad abbracciare i brani più legnosi, più strumentali, come quelli dei primi dischi fino a produzioni più elettroniche come brani come “Vivo”, “Leggera” e via dicendo».

Cosa rappresenta la dimensione teatrale per te?

R: «La dimensione teatrale per me rappresenta forse il miglior modo di fare musica, perché l'artista dà il meglio di sé, come se ogni cosa fosse perfezionato al massimo, come se la concentrazione fosse al 100% sul palco. C'è quel silenzio che ti obbliga a una esecuzione quasi perfetta - non perfetta - perché la perfezione non esiste, però quasi maniacale in qualche modo e allo stesso tempo costringe il pubblico a un'attenzione reale a un “un qui e ora” in cui per quasi due la musica va in scena, va in scena la vita…».


Guardando indietro vi è l’Arena di Verona lo scorso anno, cosa ha rappresentato quel palco per te?

R: «L'Arena di Verona ha rappresentato una pietra miliare. Come aver detto Ok, questi sono stati i nostri primi dieci anni, adesso andiamo verso i prossimi dieci, dieci ancora e via dicendo. È solo un festeggiare. Poi non nego che mi ha - inizialmente - molto preoccupata, perché comunque sono dei luoghi storici, importanti, però averla fatta è stato un grande orgoglio, veramente un grande orgoglio».

Ad oggi cosa pensi di aver dato alla musica italiana?

R: «Sicuramente tutta me stessa, e tutti i racconti che potevo dare li ho messi in musica, e credo che undici anni fa nel cantautorato femminile ci sia capitato qualcosa in più. Sono sicura di questo, perché quando iniziavo undici anni fa, al mio fianco non c'era quasi nessuno, e fare musica d'autore per le donne era molto difficile. Noi avevamo esempi come Carmen Consoli, Cristina Donà, poi nel tempo quel posto anche un pò pop nelle classifiche si aveva trovato tanto spazio e sono andata ad occuparlo. Questo se ci penso mi inorgoglisce sempre un po’».

Cosa c’è nel futuro di Levante?

R: «Nel futuro di Levante c'è tanta musica, tanti romanzi, tanta scrittura e poi sicuramente tanta creatività. Io cerco poi di canalizzarla in 1000 modi diversi, anche attraverso la pittura e altro ancora, ma ci sono le sorprese che arriveranno a breve».

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