Altamura. Paese degli Opposti

Uno degli agenti altamurani premiati di recente per prestato soccorso
ROBERTO BERLOCO - Altamura. Città del Pane. Un titolo meritato dal sudore dei suoi abitanti, per nomea e di fatto grandi lavoratori, con qualità ampiamente riconosciute anzitutto dalle civite più prossime. Altamura, un giorno lontano, magari pure assai lontano, Città di Ciccillo, dei Claustri, dei Dinosauri e così via, ovviamente badando ad incrociare le dita. Altamura, un giorno ancora più lontano o forse mai, Città delle Università e delle Scienze, Capitale culturale delle Puglie e così via.

Lontano, quel giorno, semmai sorgerà, decisamente perché all’altitudine delle ambizioni non arriva il passo della politica che governa o delle istituzioni che, sotto varia forma, reggono di fatto il destino generale del luogo, creando così il paradosso di un caso di Opposti, ancora più clamoroso se si tiene conto dell’abbondanza di risorse idonee agli scopi, fatto, quest’ultimo, pressocchè unico nel quadro delle realtà meridionali. E fosse, questo, l’unico esempio!

Così, alla ben nota laboriosità della maggioranza della comunità, resa e arresa al duro sacrificio, ne corrisponde altrettanta di interi apparati familiari dediti al malaffare, soprattutto quando di mezzo corra il mantenimento del ricco mercato degli stupefacenti. Periodiche inchieste giudiziarie, risalenti anche dal passato più remoto, hanno portato alla ribalta nomi e cognomi di uomini e giovani in fiore appartenenti a cosche locali mosse da interessi precisi, spesso anche ben relazionate con potenti entità criminali del capoluogo di Regione, o, addirittura, ben oltre, fino in Calabria oppure nell’area campana. Questo dato, che emerge sempre con una certa timidezza nei media cittadini (i quali, di solito, ne fanno cenno soltanto a comunicato e riproducendo letteralmente solo questo, oppure neanche), ha tanto di caratteristico: l’essere costante e insradicabile, proprio come accade, appunto, per il suo Opposto, quello della fede nel lavoro onesto tipica della gran parte della popolazione altamurana.

E che dire delle dimostrazioni di bontà cristiana, emergenti dalla massa di volontari che animano le Caritas parrocchiali? Uomini e donne che si dedicano al Prossimo, servendolo e aiutandolo in nome di quel Gesù Cristo che è il protagonista indiscusso delle Messe domenicali cittadine. Una precisa porzione di umanità locale che non esita a mettere la propria buona volontà a disposizione dei più fragili o di quelle fasce deboli che sfuggono ai doveri di sostegno dello Stato sociale. Un segno di quell’amore divino che non cerca pubblicità, non avendone bisogno e non dovendone aver bisogno, al quale, d’Opposto, fa contrasto il tasso di brutali omicidi avvenuti nel tempo, con il più echeggiante a svettare ancora nelle cronache, quello di Domi Martimucci, soprannominato il “piccolo Zidane” per via delle sue ottime doti di calciatore, rimasto casualmente ucciso in una sala giochi di Altamura, nel corso di un attentato dinamitardo firmato dalla mafia del posto.

Hanno odore di divisa, invece, gli ultimi episodi di salvataggio di vite umane accaduti in paese. L’uniforme è quella di diversi Agenti della Polizia locale, intervenuti prontamente, nel corso dell’anno da poco andato, alla bisogna di cittadini vittime di crisi respiratorie. Un’autentica manna provvidenziale quel loro primo soccorso, essenziale per evitare epiloghi drammatici senza più ritorno.

Una dimostrazione di quanto spirito di servizio e spirito di umanità possano essere naturalmente cosa sola, e di quanto, il verificarsi di gesti del genere, possa essere tutt’altro che infrequente. Assai diversi ed anzi all’Opposto di ogni senso morale, gli atti di cui, per quanto rari, si serba memoria dal Secondo Dopoguerra ad oggi, talmente nefandi e incommentabili che si fa dolorosa fatica anche solo a farne cenno: i figlicidi commessi su creature di gran lunga più indifese rispetto al loro genitore. Cosa possa portare ad un tale incontrollato disordine interiore, appare inspiegabile a chiunque tenga senno e almeno un gradino di reale maturità, mentre l’orrore che ne sale ha tutto il diritto di intristire e di allontanare dall’idea di un destino comune per le anime di ogni essere umano.

Cosa ci sia alla base di queste estreme contraddizioni e cosa spieghi la loro rilevante consistenza, rimane un mistero. Ma non è un mistero che esse mostrino e dimostrino una stucchevole regolarità nel tempo, quasi che una tensione morale sana abbisogni fisiologicamente di non rinunziare al proprio Opposto, e, viceversa, quella malata non possa fare a meno di avere un bastione saldo nei giusti valori tra i propri paraggi. Come i due poli di una pila, il positivo e il negativo, dove la pila è la popolazione altamurana nella sua interezza.

Di certo, nel raggiungimento di questo stato apparentemente inevitabile, in cui i due piatti della bilancia finiscono per guardarsi paralleli, pesa pure l’assenza di una riflessione che ambisca a produrre frutti, vale a dire una profonda e coraggiosa, posta in essere da chi, per ruolo e strumenti posseduti, ne avrebbe avuto l’ovvio dovere. Ma, questa, è un’altra storia…

© Tutti i diritti sono riservati