Savinuccio Parisi si difende: "Qualcuno sfrutta il mio nome, ma non sono un mafioso"


BARI 
"Non sono un mafioso". Così Savinuccio Parisi, ritenuto il boss del quartiere Japigia, ha respinto ogni accusa durante l’interrogatorio in videochiamata di venerdì scorso, nell’ambito del processo Codice Interno. Parisi, come riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, ha negato qualsiasi coinvolgimento nella criminalità organizzata e ha definito “chiacchiere dei giornali” o “millanterie dei pentiti” le voci sulla sua presunta affiliazione alla ‘ndrangheta calabrese.

Le accuse della DDA e la difesa di Parisi

Parisi è accusato di essere promotore e organizzatore di un'associazione per delinquere dedita al traffico di droga ed estorsioni. La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ha chiesto per lui una condanna a 20 anni di carcere.

Secondo l’accusa, nonostante la detenzione, Parisi sarebbe riuscito a mantenere il comando del clan, inviando ordini all’esterno attraverso i familiari. Anche su questo punto, il presunto boss ha negato, dichiarando che durante le videochiamate dal carcere si occupa soltanto di questioni familiari e che non avrebbe mai usato le donne per trasmettere messaggi all’esterno.

Un processo chiave per la criminalità barese

Il processo Codice Interno rappresenta uno dei procedimenti più importanti contro la criminalità organizzata pugliese, puntando a dimostrare la capacità dei clan di mantenere il controllo del territorio anche dal carcere.

La difesa di Parisi ha ribadito la sua estraneità alle accuse, mentre la sentenza sarà decisiva per il futuro della criminalità organizzata barese.