Scoperto un nuovo meccanismo di protezione delle cellule dallo stress: passi avanti nella ricerca su SLA e Alzheimer
MODENA - Un'importante scoperta scientifica potrebbe aprire la strada a nuovi approcci terapeutici contro la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), l'Alzheimer e la Demenza Frontotemporale. Uno studio condotto da Serena Carra e dal suo team di ricerca dell’Università di Modena e Reggio Emilia, pubblicato su Science Advances, ha identificato il meccanismo che attiva la SUMOilazione, un processo chiave per prevenire l'aggregazione della proteina TDP-43, associata alla degenerazione neuronale in diverse malattie neurodegenerative.
Il ruolo della proteina TDP-43 e il meccanismo di protezione
La TDP-43 è una proteina essenziale per il corretto funzionamento cellulare, poiché lega numerosi RNA regolando la loro attività. Tuttavia, quando la proteina subisce stress, può perdere la sua capacità di interagire con l’RNA e aggregarsi, diventando tossica per i neuroni.
Il nostro corpo ha sviluppato un meccanismo di difesa chiamato SUMOilazione, in cui particolari etichette molecolari (SUMO2/3) vengono aggiunte alla proteina per mantenerla solubile e funzionale. Il team della professoressa Carra ha scoperto che questo processo è regolato dall’enzima PIAS4, che agisce come un "guardiano" per proteggere la proteina TDP-43 dallo stress.
Nei pazienti affetti da SLA e Demenza Frontotemporale, questo sistema di protezione sembra non funzionare correttamente, aumentando il rischio di aggregazione della proteina. Gli scienziati ora intendono approfondire se un difetto simile si verifichi anche nei malati di Alzheimer, il 50% dei quali presenta accumuli di TDP-43.
Verso nuove terapie per le malattie neurodegenerative
“La scoperta del ruolo della SUMOilazione nella protezione di TDP-43 apre nuove possibilità di ricerca per contrastare la formazione degli aggregati tossici e sviluppare approcci farmacologici mirati”, spiega Serena Carra.
Il suo studio potrebbe portare in futuro a strategie terapeutiche capaci di potenziare l’azione di PIAS4, migliorando così la capacità del cervello di proteggersi dai danni cellulari.
Un percorso di ricerca sostenuto da prestigiose istituzioni
Le ricerche della professoressa Carra sono state rese possibili grazie al sostegno di fondazioni come Armenise Harvard, Airalzh Onlus e AriSLA, che da anni finanziano studi innovativi sulle malattie neurodegenerative.
Con oltre 90 pubblicazioni scientifiche all’attivo, premi prestigiosi e una carriera internazionale tra Canada, Olanda e Italia, Serena Carra continua a distinguersi nel panorama della ricerca sulle patologie neurodegenerative, aprendo nuove prospettive per la lotta contro malattie ancora prive di cure efficaci.