Tagli all’Università, a rischio Didattica e Ricerca


FRANCESCO GRECO.
ROMA – La mattina si scrive che solo la Cultura può opporre una solida diga, in senso prometeico, alla deriva della civiltà, ormai a un passo dal burrone.

La sera tocca leggere, ancora una volta, di tagli all’Università e alla Ricerca scientifica. Che è come segare il ramo dove siamo arrampicati, darsi la zappa sui piedi, suicidarsi.

E mentre negli USA si eliminano le materie classiche dai piani di studio, da noi qualcuno obietta: da una ministra come Anna Maria Bernini (berlusconiana dop) e una sottosegretaria come Montaruli, condannata per peculato e che invece di andare a casa va in tv ad abbaiare, cosa ci si può aspettare?

E i PNRR, che già un po’ contribuiscono, si chiedono altri? E niente, quelli (prestiti che saranno restituiti a interessi usurai) sono usati anche per trovare consenso. E siccome la popolazione invecchia, cosa c’è di meglio che procurare dentiere, pannoloni e lettini ortopedici agli anziani? E continuare a mandare risorse e armi all’Ucraina, cosa che gli italiani, se interpellati, forse non gradirebbero?
Il taglio dei finanziamenti alle Università pubbliche previsto nella manovra finanziaria del governo, è una tragedia sul piano del rilancio della Ricerca e della Didattica.

E non solo, ma anche per il funzionamento quotidiano, a regime, degli Atenei: le risorse coprono non solo le spese dei docenti, ma anche del personale tecnico-amministrativo.

Prendiamo “La Sapienza” di Roma (foto), il più grande Ateneo d’Europa. Solo di impiegati e vari addetti ha oltre 10mila dipendenti.

Il taglio previsto è di circa 173 milioni di euro dal Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle Università italiane, le risorse pubbliche con cui si, si ripete, si pagano gli stipendi dei docenti, il personale amministrativo, si fanno funzionare le infrastrutture, si finanziano la ricerca e gli addetti. Bloccata la quale un Paese si può dire clinicamente out, morto.

Molti ricercatori finirebbero sulla strada, con la prospettiva, già praticata da tanti in precedenza, del trolley per andar via dall’Italia, impoverendola ulteriormente.

Ma forse è proprio quel che si vuole…