Da Giovanni Paolo II la profezia di Papa Francesco, la mission della “Polis Universale” di Roberto Panico

FRANCESCO GRECO. ROMA – Ha atteso paziente sotto il sole forte – fra vecchie con grandi rose bianche, bambini seduti sull’asfalto e il ronzio degli elicotteri della sicurezza in cielo sulle nostre teste - l’arrivo di Papa Francesco alla sua ultima dimora (ore 12.54), la Basilica di Santa Maria Maggiore.

Per consegnargli idealmente il messaggio che vedete in foto: “Da Giovanni Paolo II alla profezia di Papa Francesco”. Con il bozzetto dell’opera della sua vita, la “Polis Universale”, finito nelle immagini delle tv di tutto il mondo.

Pugliese (di Racale, Lecce), Roberto Panico lo spiega così: “E’ un messaggio che parla di fratellanza tra i Popoli della Terra, la convivenza di tutte le religioni, l’ultimo messaggio di Papa Francesco”.

Le sue ultime parole infatti sono state: “Non ci può essere pace senza il disarmo”. Entrambi hanno sostenuto il dialogo interreligioso, per un indispensabile, urgente futuro di pace e di progresso.

Bergoglio ha teorizzato, fra l’altro, il sincretismo religioso, attirandosi addosso molte critiche.

“Ma i popoli – osserva Panico – non sono ancora maturi, sono grezzi…”.

Messaggi universali forti, espressi dal concept della “Polis Universale”, che ha come sottotitolo “Energia Spirituale di Progresso. Che i Popoli della Terra abbiano un futuro unito nel nome di Dio”.

Altezza dell’Aeropago: 502 metri. Spiega l’artista: “500 per i duemila anni dell’uomo, due per l’uomo e la donna che dovranno portare l’umanità tutta finalmente sulla via della pace e del progresso. Una specie di Colonna Traiana dalla venuta di Cristo ai giorni nostri. Alla convergenza dei due elementi ho previsto la sedia per l’uomo che finalmente può parlare con Dio”.

Aggiunge ancora Panico: “E’ una Città delle Nazioni, crocevia di religione e di cultura. Una città composita da edificare in un punto della Terra individuato da una scelta comunitaria, che avrò come centro un monumento dinamico l’imponente monumento per divenire simbolo e realtà di un cammino di convivenza tra i Popoli nel nome della Pace, che non può prescindere dal rispetto della persona, della sua dignità e dei suoi diritti, dal perseguimento dei valori della pace e dalla promozione della solidarietà e fraternità universale”.

Un po’ di background è necessario per chi non conoscesse la storia decennale della Polis, che inizia in Salento, quando Panico aveva appena 15 anni, e nasce da una “visione” davanti al Mare di Torre Suda (Marina di Racale), lo Jonio racchiuso fra Gallipoli e il Capo di Leuca.

Quando in un giorno di primavera (compleanno di Panico), all’improvviso una colonna d’acqua si sollevò nel mare come posseduta da una misteriosa energia, folgorando l’immaginario del ragazzino.

Che poi emigrò a Roma per assecondare le sue pulsioni artistiche, aprendo anche, per 22 anni, una galleria a Piazza del Popolo.

Pensato per essere collocato in grandi spazi, slanciato verso il Cielo, la “Polis” è un logo semanticamente affollato.

Nel tempo, il plastico della “Polis Universale” ha destato l’interesse dei Capi di tutte le religioni. E’ infatti stato benedetto da Giovanni Paolo II, 17 dicembre 1997 Aula Paolo VI (ne parlò l’Osservatore Romano del giorno dopo).

Suscitando l’interesse dell’Islam, nello specifico sua Eminenza Mahmoud Hammad Schweita: “Anche noi musulmani siamo per ritrovarci, insieme, in cammino, in direzione dell’unica Verità”.

Degli Ebrei, “La pace - ha detto il rabbino di Roma Elio Toaff, luglio 1999 – è possibile purché l’uomo si apra all’altro fratello con un cuore e un animo nuovi nel rispetto reciproco e nei valori universali immutabili. Che i popoli della Terra abbiano un futuro unito nel nome di Dio”.

Dei buddisti. Nello specifico il Dalai Lama (Nobel per la Pace 1989), che ha benedetto il bozzetto in una sua visita a Roma dicendo: “Le religioni, ogni cammino spirituale, ogni ricerca personale e comunitaria della verità, dell’essenza intima del dono della vita, non deve, non può dividere, ma unire, nell’amore, nel rispetto e nella pace… Ecco allora che una Città Universale, la Polis Universale, che riunisce religioni, culture, Popoli e Nazioni nella ricerca della Fonte vitale, della liberazione dell’uomo e della pace universale non può che avere la mia benedizione. Che questa città nasca e viva per rinnovare la mente e il cuore dell’uomo”.

L’Arcivescovo Emmanuel Milingo, Delegato Speciale del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che ha benedetto, novembre 1999, il progetto “Polis Universale”, dicendo: “Una Città Universale dove tutti i popoli della Terra, tutte le religioni e le culture convivano nella pace, è un grande segno di autentico progresso umano e sociale. Ma soprattutto è la testimonianza di una era nella quale l’uomo deve ritrovare la rotta della speranza caminando unito nella ricerca di Dio…”.

L’Induismo: il modellino è stato benedetto (“Possa Khrishna, Divino Nome, benedirti”) anche da Divine Grace Tribandi Swami Bhakti Vaibhava Puri Goswami Maharaj.

E, infine, la Chiesa Ortodossa Russa, il Patriarcato di Mosca (lettera del 30 giugno 2000 dal Danilov Monastery).

ph Francesco Greco