Slebo, un progetto tra techno e post punk
“Power Fantasia II”, il nuovo EP della band post-punk Slebo. Il gruppo presenterà il progetto discografico il 25 aprile al Covo Club di Bologna (Viale Zagabria, 1 – inizio alle ore 21.30).
Dopo “POWER FANTASIA”, SLEBO torna con il “lato B” dell’EP, “POWER FANTASIA II” (Nicotina Dischi / Ada Music), contenente due tracce edite (“Mi vuoi” e “Sei la mia società”).
Slebo è un progetto nato da Daniele Giacchetti (voce, synth, pedaletti con le mani), Cristian Santori (batteria, percussioni, voci narranti) e Alessandro Angiolini (chitarra, modulari, loop, voce). Immersi in uno scenario grunge che conduce a dimensioni sconosciute e turbolente, i brani di Slebo contengono incursioni cantautorali e testi potenti. Il progetto unisce l’elettronica e la techno con la dimensione live del post-punk.
L’11 aprile è uscito il vostro nuovo EP, un progetto che sicuramente attira molta curiosità. Come descrivereste questo lavoro rispetto alle vostre produzioni precedenti? Ci sono nuove sonorità o temi che avete esplorato in modo particolare?
Con questo progetto, abbiamo scelto di intraprendere un cammino diverso rispetto al primo volume, cercando di allontanarci dalle sonorità più immediatamente riconoscibili del passato per esplorare un sound più oscuro e tematiche più introspettive. Questo secondo capitolo è frutto di un lungo percorso, un'evoluzione che si è snodata attraverso la ricerca minuziosa dei suoni e la sperimentazione con nuove strutture vocali, più dilatate e trasparenti rispetto a quelle a cui eravamo abituati. Possiamo dire che è un volume basato più sull'ascolto che sulla ballabilità.
Il 25 aprile vi esibirete al Covo Club di Bologna, dove presenterete l’EP dal vivo. Che tipo di esperienza vi aspettate di vivere sul palco e cosa volete trasmettere al pubblico con questo concerto?
Il Covo è uno di quei locali che ti fanno battere il cuore. Quando sai che suonerai lì, l’attesa è la stessa che provavi da bambino aspettando il giorno del tuo compleanno. C’è quella frenesia buona, quella voglia di esserci. La data zero di un nuovo progetto ha sempre qualcosa di speciale: è l’inizio, è carica pura. In mezzo al pubblico ci sono volti familiari — amici, amiche, chi lavora con noi e per noi — e l’atmosfera assomiglia quasi a una festa. Bologna poi... ci ha sempre regalato serate incredibili. Non vediamo davvero l’ora.
Essere selezionati tra i 150 artisti per il 1° maggio è un traguardo significativo. Come vi sentite a essere parte di un evento così importante e cosa rappresenta per voi questo tipo di visibilità?
Suonarci sarebbe ancora meglio (ride, ndr). A parti gli scherzi, è sempre un piacere essere apprezzati soprattutto quando l'apprezzamento viene dagli addetti ai lavori. Se dovessimo suonare su quel palco, sfrutteremo sicuramente al massimo l'occasione.
La vostra musica è un mix di post-punk e elettronica, con un suono molto caratteristico e sperimentale. Quali sono le vostre principali influenze musicali e come queste si riflettono nel vostro lavoro? Inoltre, come vi relazionate con la parte visiva e scenica delle vostre performance dal vivo?
Quando abbiamo iniziato a creare Slebo, ascoltavamo molto roba tipo Kap bambino, Crystal Castle ma anche musica più techno come Nicola Jaar e altri. In più sia io che Dani veniamo da una formazione puramente Punk. Unendo i puntini… eccoci qua. Comunque, in generale, pensiamo che oggi per creare qualcosa di davvero originale, sia fondamentale lasciarsi contaminare da tutto ciò che ci circonda. Per fortuna, per noi è una cosa naturale, perché ci diverte un sacco. Ascoltiamo e ci scambiamo musica di ogni genere, senza pregiudizi. Ci piace metterci in discussione, sperimentare, esplorare territori sonori che magari all’inizio sembrano lontani — o addirittura opposti — rispetto al nostro background musicale.
Come nascono i vostri beat?
Spesso i nostri progetti nascono da un beat o da sonorità completamente diverse da quelle a cui siamo abituati. A volte ne esce qualcosa che ci piace e ci soddisfa, altre volte fa schifo e finisce nel cestino dopo pochi giorni. Ma va bene così. In fondo, continuiamo a farlo finché ci divertiamo — e ci fermiamo solo quando smettiamo di farlo. La parte visiva è centrale quanto quella musicale. Slebo è un progetto audio/visual, va da sé che una influenza l'altra e viceversa.