Acciaierie d’Italia, USB: “Serve il coraggio della nazionalizzazione. Prima i lavoratori”


ROMA – Una trattativa “sbilanciata e pericolosa per gli interessi collettivi”, quella tra il Governo italiano e il gruppo azero Baku Steel per la vendita di Acciaierie d’Italia. È questo il giudizio netto espresso da USB Lavoro Privato - Industria Nazionale, che rilancia con forza una proposta alternativa: nazionalizzazione immediata dell’impianto ex Ilva.

Durante l’ultimo incontro a Palazzo Chigi, l’Esecutivo ha illustrato una serie di precondizioni per proseguire i negoziati con Baku Steel, ma l’USB denuncia lo squilibrio della trattativa, che lascia i lavoratori senza garanzie e senza una chiara prospettiva industriale.

“Questa operazione svuota di senso ogni idea di programmazione e sviluppo sostenibile”, afferma il sindacato, che individua in un intervento pubblico diretto l’unica via per salvare l’acciaieria e costruire un progetto fondato su occupazione, salute e ambiente.

Tra le richieste avanzate da USB:

  1. Nazionalizzazione di Acciaierie d’Italia per garantire la tenuta dell’intero sistema siderurgico nazionale.

  2. Decarbonizzazione reale, con investimenti pubblici per un’industria compatibile con la salute e il territorio.

  3. Tutela integrale dell’occupazione, senza licenziamenti e con garanzie per tutto il personale, inclusi i lavoratori dell’indotto.

  4. Ammortizzatori sociali straordinari, con salario pieno e anticipo garantito.

  5. Riconoscimento del lavoro usurante per chi ha lavorato in fabbrica per decenni.

  6. Esodi e prepensionamenti solo su base volontaria, in un quadro sicuro e trasparente.

È il momento della responsabilità collettiva”, afferma l’USB, che invita Governo, enti locali, istituzioni e forze sociali a sedersi attorno a un tavolo per costruire un percorso condiviso. “L’unico modo per uscirne bene è farlo insieme”.