Don Nicola D’Onghia torna libero: il Riesame accoglie il ricorso, resta l’obbligo di dimora


BARI 
– Torna in libertà, ma con obbligo di dimora, Don Nicola D’Onghia, il parroco 54enne di Noci arrestato lo scorso aprile con l’accusa di omicidio stradale e omissione di soccorso per la morte di Fabiana Chiarappa, la 27enne soccorritrice del 118 travolta e uccisa nella notte del 2 aprile sulla strada provinciale 172, tra Turi e Putignano.

La decisione è stata presa dal Tribunale del Riesame, che ha accolto il ricorso della difesa, disponendo la revoca degli arresti domiciliari, pur confermando i gravi indizi di colpevolezza a carico del sacerdote.

La versione della difesa: “Fabiana era già morta”

Secondo quanto sostenuto dagli avvocati Federico Straziota e Vita Mansueto, la giovane sarebbe stata già senza vita quando venne colpita dall’auto di Don D’Onghia. Questa linea difensiva è stata sostenuta sin dal primo interrogatorio reso dal parroco il giorno successivo all’incidente.

Il sacerdote ha sempre dichiarato di non essersi accorto di aver travolto una persona, convinto di aver urtato un sasso sulla carreggiata, resa particolarmente buia e difficile da percorrere in quella notte.

Il rigetto del gip e la nuova decisione del Riesame

Il gip di Bari, Nicola Bonante, aveva respinto nei giorni scorsi la richiesta di revoca della misura cautelare, ma oggi è arrivata la decisione del Riesame che ha ritenuto sufficienti le garanzie fornite dalla difesa per concedere a Don D’Onghia di tornare in libertà, seppur con limitazioni alla libertà personale.

L’obbligo di dimora impone al sacerdote di risiedere nel comune di Noci e di non allontanarsi senza autorizzazione dell’autorità giudiziaria.

Una comunità scossa

Il caso ha scosso profondamente la comunità di Noci, dove Don Nicola era da anni figura di riferimento e guida spirituale. La morte di Fabiana Chiarappa, giovane impegnata nel servizio sanitario d’urgenza, ha invece colpito duramente anche il mondo del 118 e dell’associazionismo sanitario, che nei giorni successivi alla tragedia aveva organizzato veglie e momenti di preghiera in sua memoria.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Bari, prosegue. Sul corpo della vittima è stata disposta l’autopsia, che dovrà chiarire se Fabiana fosse effettivamente già morta prima dell’impatto con l’auto del parroco, un elemento chiave per le sorti processuali dell’indagato.