Ex Ilva, Turco (M5S): “Urso trova 5 miliardi nelle patatine. Ma niente tutele per salute, ambiente e lavoro”
TARANTO – Pioggia di critiche da parte del Movimento 5 Stelle nei confronti del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dopo l'annuncio di 5 miliardi di euro – 2 di prestiti bancari garantiti da Sace e 3 di fondi pubblici – per il rilancio dello stabilimento ex Ilva di Taranto. Il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5S e coordinatore del Comitato Economia, Lavoro e Impresa, attacca duramente quella che definisce una "proposta priva di visione e responsabilità".
“Cinque miliardi senza un minimo accenno alle tutele occupazionali, sanitarie e ambientali. È l’ennesimo colpo di genio del ministro Urso, che dopo aver minimizzato l’esplosione all’Afo1 del 7 maggio, ora si arrampica sugli specchi con promesse elettorali senza coperture concrete”, dichiara Turco in una nota.
Il senatore punta il dito contro la mancanza di una reale strategia per la transizione ecologica dello stabilimento, evidenziando che non è prevista la nazionalizzazione, ma solo un riassetto funzionale alla futura cessione, “nell’interesse esclusivo della produzione, non della collettività”.
Turco ironizza poi sull’origine di questi fondi:
“Se c'erano davvero tutti questi miliardi, perché non sono stati utilizzati prima? Siamo vissuti in una bolla? Oppure Urso li ha trovati in un sacchetto di patatine con sorpresa?”
Il M5S contesta duramente anche il prolungamento della produzione a carbone per altri 12 anni, il rinnovo dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) e l’annunciata nave rigassificatrice nel Golfo di Taranto, che per Turco “sono decisioni che continuano a calpestare la salute pubblica e a ignorare la sicurezza sui luoghi di lavoro”.
“Se per Urso quella fabbrica può continuare a marciare così com’è, allora è evidente che per lui la tutela degli operai e della popolazione non è una priorità. Il Movimento 5 Stelle continuerà a contrastare con ogni mezzo queste scelte politiche miopi e pericolose”, conclude Turco.
In un momento particolarmente delicato, tra tensioni sociali, preoccupazioni ambientali e scadenze elettorali imminenti, il futuro dell’ex Ilva torna così al centro del dibattito nazionale, con il rischio di restare impantanato – ancora una volta – tra promesse senza garanzie e decisioni calate dall’alto.