Ex Ilva, Usb rilancia la richiesta di nazionalizzazione: “Serve una scelta politica netta”
TARANTO – L’Unione Sindacale di Base torna a far sentire la propria voce sul futuro dell’ex Ilva e si prepara a portare la richiesta di nazionalizzazione dell’impianto siderurgico direttamente al tavolo di Palazzo Chigi. In vista dell’incontro in programma per mercoledì 21 maggio, i rappresentanti dell’esecutivo confederale Franco Rizzo e Sasha Colautti ribadiscono con fermezza una posizione che definiscono “sempre più condivisa”.
“Da tempo sosteniamo che non esistano alternative alla gestione pubblica della fabbrica – dichiarano – e oggi questa linea si sta affermando in maniera trasversale. È necessario un cambio di rotta immediato per conciliare due priorità fondamentali: la salvaguardia della salute e la tutela dell’occupazione”.
Incertezze su Baku Steel, critiche a Urso
Usb manifesta forti perplessità sull’ipotesi di un ingresso della società Baku Steel, definendo il negoziato in corso “un possibile accordo al ribasso”. Il sindacato punta il dito contro la gestione del dossier da parte del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, le cui recenti dichiarazioni – secondo Rizzo e Colautti – confermano uno scenario “incerto e privo di garanzie per i lavoratori”.
“È arrivato il momento di una scelta politica chiara, in linea con quanto stanno facendo altri Paesi europei, dove la presenza pubblica nell’industria strategica è una realtà e non un tabù”, aggiungono.
Un impatto sociale enorme: oltre 15.000 lavoratori coinvolti
Usb richiama l’attenzione sulla portata sociale della crisi ex Ilva. A Taranto, ricordano i sindacalisti, sono direttamente coinvolti 10.300 dipendenti, a cui si aggiungono 1.500 lavoratori in cassa integrazione dell’Ilva in amministrazione straordinaria e oltre 4.000 addetti dell’indotto.
“Sono numeri che non permettono leggerezze o approcci emergenziali. Ogni errore nella gestione di questo dossier avrà ricadute devastanti sul tessuto sociale ed economico del territorio”.
“Prima delle fabbriche, le famiglie”
Per il sindacato di base, serve un’inversione di paradigma che metta al centro le persone prima dell’industria. “Non è solo questione di produzione: sono le famiglie di Taranto che da tredici anni pagano il prezzo di scelte politiche fallimentari”, affermano Rizzo e Colautti.
La richiesta alla politica è precisa e non negoziabile: assumere la responsabilità di una decisione strutturale, che rilanci il futuro del polo industriale e garantisca un modello produttivo finalmente sostenibile, trasparente e a servizio della collettività.