Locorotondo, modella aggredita verbalmente durante un servizio fotografico: “Non vi lamentate se vi stuprano”
Gemma Surgo - Facebook |
Denuncia social di Gemma Surgo: “Non resto zitta, mai”
LOCOROTONDO – “Poi non vi lamentate se vi stuprano, ma guarda come ti sei vestita!”. È questa la frase scioccante, violenta e carica d’odio che la modella Gemma Surgo si è sentita urlare addosso da un uomo mentre stava realizzando un servizio fotografico a Locorotondo. L’episodio è stato denunciato pubblicamente dalla stessa artista attraverso un post sui suoi canali social, accompagnato da un video registrato nei concitati momenti successivi all’aggressione verbale.
“Mi scuso davvero tanto per le parole che mi sentirete dire in questo video, ma non abbiamo avuto la prontezza di filmare dall’inizio – scrive Surgo – per cui non rende bene ciò che è stato detto da questo individuo e come. Ho sentito delle urla forsennate all’improvviso e non mi sono subito resa conto di quello che stava succedendo.”
La modella racconta di essere stata attaccata per l’abbigliamento scelto durante lo shooting, e di aver assistito a una scena di rabbia fuori controllo da parte dell’uomo, che l’ha aggredita verbalmente con affermazioni gravissime e sessiste.
“La cosa che mi ha lasciata di stucco – aggiunge – è stato il modo in cui lo ha detto, rosso dalla rabbia, urlando e sbraitando come se gli avessi fatto un danno irreparabile.”
La violenza verbale si è interrotta – racconta ancora la giovane – solo quando l’uomo si è accorto che stava per essere ripreso:
“Ha smesso di reagire nell’istante in cui ha capito che stavamo registrando. Mi chiedo: ma se il mio fidanzato fosse stato presente, si sarebbe comportato allo stesso modo?”
Un interrogativo che sottolinea la componente di prevaricazione e intimidazione che caratterizza episodi come questo, tanto più gravi perché rivolti a una donna sola, in uno spazio pubblico, e nel pieno esercizio della sua professione.
Con grande determinazione, Surgo ha scelto di non tacere e di denunciare pubblicamente l’accaduto, sottolineando l’urgenza di una riflessione collettiva su cultura del rispetto, libertà personale e violenza verbale e simbolica sulle donne.
“Il mondo sta lentamente sprofondando nel baratro – conclude – ma io non sono una di quelle che sta zitta.”
Un atto di coraggio che accende i riflettori su un problema ancora troppo diffuso e troppo spesso sottovalutato.