Raffaele Sollecito ospite da Fedez a ''Pulp Podcast''
Nel nuovo episodio di Pulp Podcast, online dal 26 maggio alle ore 14:00, Fedez e Mr. Marra accendono i riflettori su uno dei casi più controversi della cronaca nera italiana. Ospiti Raffaele Sollecito e l’avvocato Francesca Florio, per un confronto serrato tra verità giudiziarie, errori investigativi e cicatrici che non guariscono.
Si ripercorre la drammatica vicenda dell’omicidio di Meredith Kercher ed emerge un’amara riflessione: cosa accade quando la giustizia inciampa e i media trasformano un sospetto in colpevole? Sullo sfondo, il parallelo con il caso Chiara Poggi e Alberto Stasi – tornato prepotentemente d’attualità – rilancia un interrogativo cruciale: che fine ha fatto il principio del ragionevole dubbio?
L’episodio si apre con una domanda di Mr. Marra a Raffaele Sollecito: “Cosa accade la notte del 6 novembre 2007?”, un chiaro riferimento all’interrogatorio che cambiò per sempre il corso della sua vita. La risposta di Sollecito è immediata e carica di amarezza: “Uno dei giorni più tristi in assoluto. Avrei dovuto consegnare il giorno dopo la mia tesi di laurea, e non mi aspettavo alcun tipo di accusa. Avevo la coscienza totalmente pulita.” Sollecito prosegue: “Come puoi immaginare che, durante l’università, una ragazza che conosci da sole due settimane abbia una coinquilina che viene uccisa?”
Il 7 novembre Raffaele Sollecito e la sua fidanzata Amanda Knox vengono arrestati con l'accusa di aver partecipato all'omicidio di Meredith Kercher. È l’inizio di un incubo giudiziario e mediatico destinato a durare anni. Pochi giorni dopo, il caso si arricchisce di un nuovo, cruciale elemento: entra in scena Rudy Guede, cittadino ivoriano, il suo DNA è compatibile con tracce biologiche rinvenute sulla scena del crimine. A Guede viene contestato anche il reato di violenza sessuale, e prende forma l’ipotesi di un presunto gioco erotico degenerato in tragedia, che avrebbe coinvolto tutti e tre i giovani. Ad avvalorare la tesi, ci sono le condizioni in cui è stata trovata Meredith: nuda, con un taglio alla gola, avvolta in un piumone con tracce di sperma sul cuscino. La Corte d’Assise di Perugia ritiene Rudy Guede colpevole, descrivendolo come colui che è stato incapace di dominare i propri impulsi, “posseduto dalle vibrazioni sessuali che si diffondevano nel corridoio” condannandolo a 16 anni di reclusione con rito abbreviato. Parallelamente Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati di concorso in omicidio, ricevono rispettivamente 26 e 25 anni di carcere. Il caso sembra seguire la via di un processo giuridico tradizionale, ma le indagini evolvono. Dal 2010, nuove perizie sulle prove chiave portano nel 2011 all’assoluzione dei due. Nonostante la sentenza, l’incubo mediatico prosegue: Sollecito diventa bersaglio di un duraturo pregiudizio pubblico, evidente anche nella freddezza con cui la squadra mobile di Perugia lo accoglie al momento del rilascio.
Nel corso dell’intervista, Marra chiede a Raffaele di ripercorrere insieme gli anni passati in carcere. Raffaele racconta la disciplina di un sistema penitenziario che non conosce compassione, le regole non scritte che governano la vita in cella e di come questa esperienza lo abbia profondamente cambiato umanamente. Racconta, inoltre, di come, grazie alla sua passione per lo studio e all’ambizione di diventare ciò che è oggi, sia riuscito a mantenere la lucidità mentale, nonostante il rischio continuo di cadere nel baratro degli psicofarmaci.
Nel 2013, arriva una nuova, drammatica svolta: la Corte di Cassazione annulla l’assoluzione e riapre un nuovo processo rinviato alla Corte di Appello di Firenze. La vicenda si riapre, ma questa volta il verdetto definitivo arriva nel 2014, quando Raffaele e Amanda vengono assolti in via definitiva. La verità, finalmente, è emersa, ma nel frattempo il danno irreparabile alla loro vita è già stato fatto. Fedez chiede un parere all’avvocato Florio sul caso Stasi per evidenziare alcune analogie. La similitudine con il caso Stasi, ha spiegato, risiede nel fatto che anche in quella circostanza ci fu una condanna successiva a un’assoluzione. Riemerge così il nodo cruciale del ragionevole dubbio: un’assoluzione implica un'incertezza sostanziale sulla colpevolezza dell’imputato. In assenza di nuovi elementi concreti, tornare a una condanna dopo un’assoluzione significa tradire quel principio fondamentale di giustizia.
Un caso che lascia ancora un retrogusto amaro: la narrazione costruita dai media, che ha portato alla gogna un giovane innocente di soli 23 anni, rimane uno degli aspetti più inquietanti della vicenda. A distanza di anni, nessuno ha chiesto scusa o risarcito Raffaele Sollecito per l’errore giudiziario subito, nonostante gli indizi da sempre portassero verso una verità più chiara, che vedeva in Rudy Guede, già noto alle forze dell'ordine, come unico vero colpevole.
Un episodio che svela non solo la tragica storia di una giovane vita spezzata, ma anche la complessità di un sistema che, troppo spesso, confonde la verità con il clamore.
L’episodio si apre con una domanda di Mr. Marra a Raffaele Sollecito: “Cosa accade la notte del 6 novembre 2007?”, un chiaro riferimento all’interrogatorio che cambiò per sempre il corso della sua vita. La risposta di Sollecito è immediata e carica di amarezza: “Uno dei giorni più tristi in assoluto. Avrei dovuto consegnare il giorno dopo la mia tesi di laurea, e non mi aspettavo alcun tipo di accusa. Avevo la coscienza totalmente pulita.” Sollecito prosegue: “Come puoi immaginare che, durante l’università, una ragazza che conosci da sole due settimane abbia una coinquilina che viene uccisa?”
Il 7 novembre Raffaele Sollecito e la sua fidanzata Amanda Knox vengono arrestati con l'accusa di aver partecipato all'omicidio di Meredith Kercher. È l’inizio di un incubo giudiziario e mediatico destinato a durare anni. Pochi giorni dopo, il caso si arricchisce di un nuovo, cruciale elemento: entra in scena Rudy Guede, cittadino ivoriano, il suo DNA è compatibile con tracce biologiche rinvenute sulla scena del crimine. A Guede viene contestato anche il reato di violenza sessuale, e prende forma l’ipotesi di un presunto gioco erotico degenerato in tragedia, che avrebbe coinvolto tutti e tre i giovani. Ad avvalorare la tesi, ci sono le condizioni in cui è stata trovata Meredith: nuda, con un taglio alla gola, avvolta in un piumone con tracce di sperma sul cuscino. La Corte d’Assise di Perugia ritiene Rudy Guede colpevole, descrivendolo come colui che è stato incapace di dominare i propri impulsi, “posseduto dalle vibrazioni sessuali che si diffondevano nel corridoio” condannandolo a 16 anni di reclusione con rito abbreviato. Parallelamente Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati di concorso in omicidio, ricevono rispettivamente 26 e 25 anni di carcere. Il caso sembra seguire la via di un processo giuridico tradizionale, ma le indagini evolvono. Dal 2010, nuove perizie sulle prove chiave portano nel 2011 all’assoluzione dei due. Nonostante la sentenza, l’incubo mediatico prosegue: Sollecito diventa bersaglio di un duraturo pregiudizio pubblico, evidente anche nella freddezza con cui la squadra mobile di Perugia lo accoglie al momento del rilascio.
Nel corso dell’intervista, Marra chiede a Raffaele di ripercorrere insieme gli anni passati in carcere. Raffaele racconta la disciplina di un sistema penitenziario che non conosce compassione, le regole non scritte che governano la vita in cella e di come questa esperienza lo abbia profondamente cambiato umanamente. Racconta, inoltre, di come, grazie alla sua passione per lo studio e all’ambizione di diventare ciò che è oggi, sia riuscito a mantenere la lucidità mentale, nonostante il rischio continuo di cadere nel baratro degli psicofarmaci.
Nel 2013, arriva una nuova, drammatica svolta: la Corte di Cassazione annulla l’assoluzione e riapre un nuovo processo rinviato alla Corte di Appello di Firenze. La vicenda si riapre, ma questa volta il verdetto definitivo arriva nel 2014, quando Raffaele e Amanda vengono assolti in via definitiva. La verità, finalmente, è emersa, ma nel frattempo il danno irreparabile alla loro vita è già stato fatto. Fedez chiede un parere all’avvocato Florio sul caso Stasi per evidenziare alcune analogie. La similitudine con il caso Stasi, ha spiegato, risiede nel fatto che anche in quella circostanza ci fu una condanna successiva a un’assoluzione. Riemerge così il nodo cruciale del ragionevole dubbio: un’assoluzione implica un'incertezza sostanziale sulla colpevolezza dell’imputato. In assenza di nuovi elementi concreti, tornare a una condanna dopo un’assoluzione significa tradire quel principio fondamentale di giustizia.
Un caso che lascia ancora un retrogusto amaro: la narrazione costruita dai media, che ha portato alla gogna un giovane innocente di soli 23 anni, rimane uno degli aspetti più inquietanti della vicenda. A distanza di anni, nessuno ha chiesto scusa o risarcito Raffaele Sollecito per l’errore giudiziario subito, nonostante gli indizi da sempre portassero verso una verità più chiara, che vedeva in Rudy Guede, già noto alle forze dell'ordine, come unico vero colpevole.
Un episodio che svela non solo la tragica storia di una giovane vita spezzata, ma anche la complessità di un sistema che, troppo spesso, confonde la verità con il clamore.
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Cultura e Spettacoli