Brindisi, infermiere aggredito nel reparto di Psichiatria del 'Perrino': è in prognosi riservata


BRINDISI
– Ancora un grave episodio di violenza in ambito sanitario. Un infermiere è stato aggredito questa mattina all’interno del reparto di Psichiatria dell’ospedale "Perrino" di Brindisi, riportando lesioni tali da rendere necessario il suo ricovero in prognosi riservata. A darne notizia è Paola De Biasi, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche (Opi) di Brindisi, che ha espresso profonda solidarietà al collega colpito.

Secondo le prime ricostruzioni, l’infermiere sarebbe stato colpito con un pugno al volto da un paziente ricoverato nel reparto. Dopo l’aggressione è stato immediatamente soccorso e sottoposto ad accertamenti clinici.

L’Opi: “Violenza inaccettabile, saremo parte civile”

L’Ordine degli Infermieri ha annunciato che si costituirà parte civile a difesa del professionista aggredito, “lanciando un chiaro segnale di contrasto a ogni forma di violenza nei confronti degli operatori sanitari”, si legge in una nota.

Questo ennesimo episodio è inaccettabile – dichiara Paola De Biasi – e ci impone di agire con fermezza. La sicurezza degli infermieri deve essere una priorità assoluta: non possiamo tollerare che chi dedica la propria vita alla cura venga esposto a simili rischi. Siamo e saremo al fianco del collega aggredito e di tutti gli operatori sanitari”.

Denunciate gravi carenze organizzative

L’Opi di Brindisi denuncia anche gravi carenze strutturali e organizzative nel reparto di Psichiatria dell’ospedale, che metterebbero a rischio non solo la sicurezza degli infermieri, ma anche quella dei pazienti. L’Ordine sollecita quindi la direzione aziendale a istituire un tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) e l’Opi stesso, per “trovare soluzioni efficaci e condivise”.

Un problema diffuso

L’aggressione di Brindisi si aggiunge purtroppo a una lunga serie di episodi analoghi registrati negli ultimi anni in ambito sanitario, e rilancia con urgenza la necessità di interventi strutturali, formazione specifica per la gestione del rischio aggressioni e un rafforzamento della vigilanza nei reparti più delicati, come quelli di Psichiatria.

La vicenda riapre il dibattito sulla tutela del personale sanitario, troppo spesso lasciato solo a fronteggiare situazioni di estrema tensione in ambienti non sempre adeguatamente protetti.