Omicidio stradale a Tricase: tre anni e mezzo di reclusione per l'automobilista ubriaco e drogato che ha ucciso Naem Uddin
TRICASE - È stata pronunciata ieri, lunedì 9 giugno 2025, la sentenza di patteggiamento per Pierdanilo Sciurti, l'automobilista che lo scorso 10 novembre ha investito e ucciso Naem Uddin, un giovane richiedente asilo. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Lecce, dott. Angelo Zizzari, ha ratificato l'accordo per una pena di tre anni e sei mesi di reclusione per omicidio stradale aggravato. Data l'entità della condanna, superiore ai due anni, non è prevista la sospensione condizionale. L'imputato, un idraulico trentenne di Specchia (LE), rimasto per mesi agli arresti domiciliari, con ogni probabilità chiederà l'affidamento ai servizi sociali una volta che la sentenza diverrà definitiva.
Il tragico incidente, che all'epoca destò sconcerto e vasta eco, è avvenuto la sera del 10 novembre 2024, intorno alle 19, a Tricase, in via Giaccari, tratto della Provinciale 75 Specchia-Tricase, nei pressi degli impianti sportivi. Naem Uddin, 22 anni, giunto in Italia il 6 aprile 2024 e ospite del centro di accoglienza Sprar di Tricase, stava procedendo a bordo strada con il suo monopattino. Era preceduto da un connazionale che lo accompagnava in mountain bike, scampato miracolosamente con ferite lievi.
All'improvviso, Naem Uddin è stato violentemente tamponato dalla Volvo V40 condotta da Sciurti, che sopraggiungeva alle sue spalle nella stessa direzione di marcia, verso Lucugnano, e a forte velocità. L'impatto è stato tremendo: il giovane è stato caricato sul cofano della vettura, ha sfondato il parabrezza ed è stato sbalzato al di là del muretto ai margini della carreggiata, rovinando nel terreno circostante. È deceduto praticamente sul colpo.
A rendere ancora più grave la posizione dell'investitore, il fatto che sia risultato positivo sia al test alcolemico, con valori tre volte superiori al limite consentito (1,7 g/l contro lo 0,5 g/l), sia a quello per le sostanze stupefacenti, essendo risultato positivo ai cannabinoidi. Si aggiunge il fatto che Sciurti, inizialmente, avrebbe proseguito la marcia per alcune centinaia di metri prima di fare un "rigurgito di coscienza" e tornare indietro.
Le violazioni riscontrate sono state così gravi che i carabinieri del Nucleo Radiomobile della compagnia di Tricase, che hanno effettuato i rilievi, hanno immediatamente ritirato la patente di guida al trentenne per la revoca. Su disposizione del Pubblico Ministero della Procura di Lecce, dott. Alberto Santacatterina, l'uomo è stato tradotto in arresto con l'accusa di omicidio stradale aggravato dalla guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di droga. La misura degli arresti domiciliari è stata confermata anche dopo l'udienza di convalida tenutasi il 13 novembre avanti il GIP del Tribunale leccese dott.ssa Giulia Proto, ed è perdurata per diversi mesi.
Nell'accurata inchiesta, il Sostituto Procuratore ha disposto una consulenza tecnica cinematica per accertare la dinamica, le cause e tutte le responsabilità dell'incidente, affidandola all'ing. Antonio Caricato. Alle operazioni peritali ha partecipato anche l'ingegnere forense Pietro Pallotti come consulente tecnico per la parte offesa, messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali in ogni tipologia di sinistro. Studio3A ha assistito tutti i congiunti della vittima, attraverso l'Area manager per la Puglia e responsabile della sede di Bari Sabino De Benedictis, e con la collaborazione dell'avv. Antonio Busti del foro di Bari. Il consulente tecnico del Pm ha rilevato, tra le altre cose, come la vettura procedesse a una velocità compresa tra 80 e 90 km/h, quasi il doppio del limite consentito di 50 km/h. Ha altresì accertato che il monopattino, andato distrutto, fosse in ottime condizioni prima dell'incidente e fosse dotato di fanali catarifrangenti attivi e funzionanti. Pur essendo buio, il conducente della vettura avrebbe potuto e dovuto avvistare il giovane richiedente asilo, che procedeva correttamente ai margini della strada, in fila indiana con il giovane connazionale in bicicletta. È evidente che lo stato psicofisico compromesso dell'imputato abbia giocato un ruolo determinante.
Al termine delle indagini preliminari, il magistrato inquirente ha disposto il giudizio immediato per Sciurti, accusandolo di aver causato la morte del giovane bengalese con colpa "per imprudenza, negligenza, imperizia e inosservanza di leggi e regolamenti, in particolare per aver guidato in stato di ebbrezza in conseguenza dell’uso di bevande alcoliche, venendo accertato un tasso alcolemico di 1,7 g/l, e in stato di alterazione psicofisica per uso di sostanze stupefacenti, essendo risultato positivo ai cannabinoidi, e infine, per aver omesso, in violazione dell’art. 141 del Codice della Strada, di regolare la velocità del mezzo da lui condotto in modo da evitare ogni pericolo per la sicurezza delle persone e, in violazione dell’art. 143 del Cds, non osservando il limite di velocità vigente di 50 km/h, procedendo a una velocità compresa tra 80 e 90 km/h”.
L'automobilista avrebbe dovuto comparire davanti al Tribunale di Lecce in composizione monocratica, giudice la dott.ssa Maddalena Torelli, il prossimo 7 luglio. Tuttavia, di fronte alle sue schiaccianti responsabilità, Sciurti, attraverso il proprio difensore, ha presentato richiesta di patteggiare la pena, concordata con il Pm in tre anni e mezzo finali dopo gli sconti previsti per la scelta del rito alternativo. Accordo avallato ieri dalla sentenza del giudice. Nulla e nessuno potranno mai restituire Naem Uddin ai suoi genitori, al fratello più piccolo e ai tre nonni, che vivono in Bangladesh, né ripagarli di una perdita così pesante e incolmabile, anche per le riprovevoli modalità del sinistro, ma oggi i suoi cari hanno quanto meno ottenuto un po’ di giustizia assieme a Studio3A, che si è impegnato con ogni mezzo per dare loro delle risposte e per risarcirli in modo adeguato.