Otranto, città di fantasmi
ALESSANDRA POLITI. OTRANTO - È piena di fantasmi questa città.
Di carillon che risuonano ninne nanne di sirene.
Vive sotto nomi diversi, ognuno accartocciato e lanciato in secchi di reti da pesca.
Si tiene in bilico tra una lama di luna nascente e fili di stelle cuciti al vento.
Affogata nella luce dei lampioni.
Gioca con gli occhi di chi s'incanta e di tutti scrive le storie.
Nelle sue strade scorrono baci come acqua di mare, come sogni impellenti di bambini, con in bocca il sapore dolce di albicocche mature, nelle mani calde, il sole e negli occhi bionde distese di campi di grano.
È piena di fantasmi questa città.
E di cappelli impagliati.
Di collane di perle, argento vecchio e conchiglie.
Di terrecotte che narrano il potere delle favole antiche.
Di zainetti di pezza colorata, a strisce, a pois, a fiori.
Di sandaletti intrecciati col cuoio dall' odore affumicato e legnoso di ambra e zafferano.
Di facce che ti scivolano accanto.
Di vecchiette che annaffiano gerani sui balconi.
Di scale e vicoli dorati, dove poter passeggiare, bere, mangiare, ridere.
Diamine, ridere!
Felici, malgrado tutto.
Come fantasmi che, finalmente leggeri, se ne vanno per i borghi dell'estate.