Altamura. Rapine nelle tabaccherie. Una consuetudine inestirpabile
ROBERTO BERLOCO - Altamura. E’ ancora vivo lo scalpore per una recente rapina ai danni di una tabaccheria del Centro storico, rimasta impressa nella coscienza collettiva per le modalità di esecuzione. Nella serata del 19 maggio scorso, tossicodipendenti locali, in due e a volto celato da berretto e sciarpa, faranno irruzione nella “Roselli”, rivendita che si affaccia su piazza Guglielmo Marconi, tra edifici che trasudano di secoli di storia e atmosfere tipiche di tempi che furono.
Come di solito accade in questi casi, è sopra chi in quel dato momento si trovi dietro il banco, che vengono concentrate le attenzioni dei predatori. Ancora di solito, per norma, gli si agita contro un’arma bianca o da fuoco, per rendere efficace la minaccia. E, sempre di solito, si ottiene l’effetto della resa incondizionata e della seguente consegna del bottino.
Questa volta, però, invece di una rivoltella o di un taglierino, a venire brandito sarà un calzino scuro raggomitolato alla maniera da sembrare un’arma, e davvero, in quegli attimi resi ancora più concitati dalle urla della coppia di tossici, sarebbe stato difficile a chiunque poter distinguere di cosa realmente si trattasse.
Il fatto verrà comunque coronato da una chiusa felice. Negli stretti paraggi, un poliziotto altamurano in abiti borghesi e fuori servizio aveva osservato casualmente la scena, rendendosi subito conto di cosa stesse accandendo. Sarà lui ad inseguire coraggiosamente i rapinatori e a catturarne uno, con l’ausilio di una pattuglia dell’Arma, mentre al complice si sarebbe risalito di lì a poco. Il gruzzolo, un migliaio di euro in contanti, verrà poi restituito alla titolare, e il duo assicurato alle celle della Casa circondariale.
Ma, ad Altamura, il fenomeno dell’arrembaggio alle tabaccherie tiene radici storiche, vanta solide consuetudini e non ha mai escluso nessuno, o quasi.
Nella notte tra il 24 e il 25 dell’aprile scorso, ad essere puntato sarà un altro esercizio del Centro storico, quello di Edoardo Greco, a due passi dall’arco monumentale di Porta Bari. Attraverso un buco ottenuto sfondando la vetrata dell’ingresso, due malandrini penetreranno all’interno, facendo man bassa soprattutto di gratta e vinci, riuscendo poi a fuggire e a far perdere le proprie tracce.
Un decennio fa, presso la tabaccheria “Pellegrino”, in via Carpentino, furono due gli episodi che turbarono la quiete del locale, il quale si affaccia ad angolo con via Agedabia.
In tutti e due i casi, si trattò di rapina a mano armata. Due uomini dal viso coperto si fecero largo tra i clienti, rivolgendo ciascuno un coltello all’esercente, che fu così costretta a cedere il guadagno della giornata. Qualche tempo dopo, l’atto predatorio fu commesso da un tipo armato di pistola - o da quella che sembrava tale - poi riconosciuto in un cliente abituale, e, dopo ancora, umanamente o cristianamente “perdonato”, malgrado l’incasso portato via e mai restituito.
Undici anni fa, intorno al 25 di aprile, fattosi orario di chiusura, l’anziano responsabile della tabaccheria “Ardino”, in via Parisi, chiuse la serranda e si allontanò verso la propria automobile, parcheggiata nei pressi della Farmacia “Dambrosio”. Pioveva. Approssimandosi alla vettura, notò due individui che sembravano attenderlo proprio vicino ad essa, protetti da un ombrello e con il viso reso irriconoscibile da un ampio fazzoletto. Fu questione di attimi. Uno lo afferrò da dietro, tenendolo impedito, mentre l’altro gli puntava una pistola contro la faccia. Fuggirono di lì a poco, con i soldi afferrati nelle sue tasche.
Simile nell’approccio l’episodio toccato al gestore della “Schiavino” di via Bari, anch’esso avvenuto diversi anni fa, ma differente per epilogo. Pure in questa situazione, un paio di malviventi dal viso occultato, pure stavolta con la pazienza di attendere che la serranda venisse abbassata ad ora serale. Ma con la differenza di una maggiore fortuna spettata al tabaccaio. Una volta sentitosi abbrancato da uno dei due aggressori, questi riuscirà difatti a metterli in fuga semplicemente alzando la voce, così attirando l’attenzione dei passanti e dei conducenti delle vetture in transito in quel momento, quel tanto per allarmare l’animo dei malfattori, che rinunceranno a proseguire dandosi alla fuga.
Più o meno contemporaneo anche l’atto di rapina commesso all’interno dei Tabacchi “Ferrulli” di via Ricovero di Mendicità. Anche stavolta ad agire una coppia, con uno a fare da palo fuori e l’altro, col viso protetto da una calzamaglia, dentro ad occuparsi di fare malloppo.
Nel 2017, sfruttando l’oscurità della notte inoltrata, alcuni ladri s’introdurranno nella “Ferrulli” di viale Regina Margherita, dalla quale riusciranno a fuggire con il sacco pieno e lasciandosi dietro la vigilanza accorsa alla segnalazione dell’allarme.
Nello stesso anno, due manigoldi, a bordo di una BMW, parcheggeranno all’inizio di via Cassano, facendo irruzione nella “Incampo” e costringendo il titolare, seduto e sotto tiro, a vedere scomparire in pochi minuti l’intera parete di sigarette oltre ai soldi custoditi in cassa.
Diverso tempo prima, presso la tabaccheria “Uno” di via Santeramo, durante l’apertura diurna, due giovani individui fecero improvvisamente ingresso tra i clienti, sparando sul soffitto a scopo intimidatorio e facendosi consegnare i soldi in cassa. La loro corsa, però, non durerà molto. Dopo pochi minuti, saranno riconosciuti e catturati da una gazzella dell’Arma, danaro restituito e carcere per ciascuno.
Nel Novembre del 2023, toccherà alla “Madero” di via Pompei subire un furto notturno, mirato, però, alle sole sigarette, con i predoni rapidissimi a volatizzarsi malgrado l’intervento pressocchè immediato di Benemerita e vigilanza privata.
Dal 2019 al 2024, l’unica tabaccheria del quartiere “Trentacapilli” verrà derubata a saracinesca chiusa per quattro volte. Seguendo sempre lo stesso schema, agendo in piena notte, i marioli, in gruppo di almeno quattro unità e in stile commando, s’introdurranno nel locale, facendo razzia di pacchetti di sigarette, gratta e vinci, denaro di cassa e delle slot machines, prima di dileguarsi fulmineamente all’arrivo della vigilanza. A novembre dell’anno scorso, però, il titolare riuscirà a bloccare un ladro del posto che aveva fatto razzìa di sigarette elettroniche, costringendolo a restituire il mal tolto e intimandogli di non tornare più.
Ma non è solo quest’ultimo il caso di un malintenzionato che fallisca per intervento diretto del tabaccaio. A metà aprile del 2013, in pieno giorno, la “Miglionico” di via Matera - oggi non più attiva - fu bersaglio della sgradevole visita di un concittadino quarantaduenne che, con un passamontagna alla testa e una lama alla mano, impose che gli consegnasse quanto in cassa. Con un ricavo di trecento euro, avrebbe guadagnato la fuga, se non fosse che, alle urla di richiesta di aiuto dello stesso titolare, un commerciante vicino e alcuni passanti accorressero a bloccare il delinquente fino all’arrivo dei Carabinieri.
In un altro caso, quello della “Martimucci” in via Selva (oggi “Papangelo”), alla reazione del tabaccaio non seguiranno le medesime fortune. Il fatto, avvenuto agli inizi del millennio, sarà consumato di giorno e vedrà protagonisti due pregiudicati gravinesi da una parte - ovviamente con il viso ben occultato da una balaclava - e il titolare insieme al genitore e al fratello, dall’altra.
Uno armato di pistola, l’altro di un fucile a canne mozze, creeranno attimi di terrore che si tramuteranno in scorrimento di sangue, quello di uno dei familiari del gestore che cercherà di intervenire. Il primo colpo, un pugno con il ferro della pistola, verrà sferrato alla testa del padre, che però, quasi istintivamente, reagirà con energia, facendo saltare via l’arma. Da qui, la reazione di uno dei suoi figli, che sarà sparato alla gamba dal compare con il fucile. Presi dal panico, i due criminali fuggiranno subito dopo, non badando più al danaro in cassa, ma garantendosi la certezza dei reati di tentata rapina e tentato omicidio.
Un evento assai meno grave, ma, non per questo, moralmente meno biasimevole, come un tentativo di scasso del distributore esterno di sigarette, toccherà alla tabaccheria “Tragni” in via Foscolo e a quella di via Fezzan.
Rivendite, questa la definizione tecnica, su concessione dai Monopoli di Stato, sono orientate principalmente alla vendita di quel tabacco verso il quale buona parte della popolazione italiana porta irrinunciabile affezione. Una passione non proprio innocua, considerati i problemi di salute in grado di innescare, eppure fedelmente praticata fin dalle fasce più giovani.
E se non basti per avere un’idea di quanto trascinamento possano avere questi prodotti ottenuti dalle foglie delle piante di nicotiana, a provvedere è il romanziere statunitense Mark Twain, del quale è rimasta nella storia della letteratura una declamazione dal sapore biblico: “dapprima Dio creò l’uomo, poi la donna. Dopo, l’uomo gli fece pena e gli diede il tabacco”.
L’offerta si presenta solitamente diversificata, spaziando dal classico pacchetto di sigarette ai sigari, spesso pregiati, e poi prodotti similari, ma pure fiammiferi e accendini, solitamente presentati in una girandola di colori che fa festa agli occhi.
Non è difficile capire perché le tabaccherie siano una delle méte privilegiate dai banditi. Si tratta di luoghi commerciali immediatamente esposti e maggiormente soggetti ad un flusso costante di clienti, e, di conseguenza, di danaro liquido.
Eppure, questi ambienti, per la loro idoneità anche a ritrovi per il giuoco legale, sono anche regolari posti d’incontro, dove al titolare è spesso naturalmente rimesso il ruolo di mediatore di piacevoli chiacchierate. Insomma, si potrebbe dire, parafrasando certe diciture alla moda, luoghi socialmente utili, capaci perfino di sostituire, nei casi più estremi, i classici Centri di ascolto che fanno capo alla Diocesi oppure al Municipio.
Una somma di ragioni che dovrebbero portare la pubblica autorità a pensare o ripensare moduli di maggiore tutela, da affiancare ai classici sistemi di sicurezza che, spesso assai costosi e a spese solo dell’esercente, già sono operanti all’interno di questi particolari negozi.
Le ipotesi sono d’altronde numerose. Alcune, come il potenziamento massivo della videosorveglianza, il cui impegno contabile potrebbe essere neutralizzato dagli avanzi di bilancio del Comune. Altre fattibili senza dover fare ricorso a finanziamenti pubblici straordinari, come, ad esempio, la dislocazione di unità del Settimo Bersaglieri - di stanza proprio ad Altamura - lungo i bordi delle arterie cittadine. Un aumento di organico dedicato alla sicurezza civica, che si registrebbe anche attraverso l’istituzione di un Commissariato della Polizia di Stato, il cui personale andrebbe ad affiancare quello di Carabinieri e Polizia locale, ad immagine di quanto già accade nelle vicine Matera e Gravina in Puglia.
Soluzioni, queste ed altre possibili ancora, le quali, peraltro, produrrebbero un ovvio riflesso benefico per la sicurezza di tutti gli operatori commerciali, senza contare il senso di sollievo per l’intero insieme dei cittadini.