Schlein attacca Meloni a Bari: “Ha paura della partecipazione popolare. Noi votiamo cinque ‘Sì’ per cambiare”
BARI - Durante un’iniziativa promossa dalla Cgil a Bari per sostenere i cinque referendum su lavoro, cittadinanza e diritti sociali, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha lanciato un duro attacco alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, accusandola di temere la partecipazione popolare e di sottrarsi al confronto sui contenuti dei quesiti referendari.
“Non sono sorpresa da quanto ha detto Giorgia Meloni – ha dichiarato Schlein – ha paura della libera espressione del voto degli italiani su questi temi”. Secondo la leader del Pd, la premier non ha il coraggio di dichiarare apertamente la propria opposizione al rafforzamento dei diritti sul lavoro e al contrasto alla precarietà: “Si è sempre vantata di essere fiera delle sue idee, avrebbe fatto meglio a dire chiaramente di essere contraria a questi obiettivi”.
Nel suo intervento, Schlein ha ricordato il suo impegno passato a fianco della Cgil, risalendo alle proteste contro il Jobs Act nel 2015. Ha definito la consultazione referendaria come un’opportunità di autocritica e di riscatto per il centrosinistra: “Questo voto ci permette di fare autocritica e riparare agli errori del passato. Abbiamo deciso insieme di votare convintamente cinque ‘Sì’, senza chiedere abiure personali a nessuno”.
Secondo i dati raccolti dal Pd, ha affermato Schlein, oltre il 95% degli iscritti e dei simpatizzanti del partito si dichiara favorevole ai quesiti referendari. “È un segno chiaro – ha spiegato – di quanto le persone ci chiedano di portare avanti questa sfida con convinzione”.
Il voto, per la segretaria democratica, è una “grandissima occasione per cambiare leggi che hanno fatto male al lavoro e per modificare una normativa sulla cittadinanza che il centrosinistra avrebbe dovuto affrontare già in passato”. Ha riconosciuto che, pur avendo avuto la possibilità di intervenire, queste riforme sono state rinviate, come ammesso dallo stesso Michele Emiliano, ex presidente della Regione Puglia.
I quesiti referendari, ha detto, entrano “nella carne viva delle fratture sociali del Paese”, toccando disuguaglianze aggravate dalla crisi economica e dalla pandemia.
Schlein ha anche criticato le dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa, che aveva invitato all’astensione, sostenendo che “dopo le sue parole, abbiamo registrato una fiammata di partecipazione”. Ha poi condannato l’indicazione della presidente Meloni di ritirare la scheda ma non votare, definendola un atto di sabotaggio: “Non ritirare la scheda equivale a non votare, significa voler affossare il referendum e non rispettare i cittadini”.
Infine, dal palco di Bari, Schlein ha rilanciato la possibilità di costruire alleanze progressiste, citando come esempi positivi le recenti vittorie elettorali a Ravenna, Assisi e Genova, dove la nuova sindaca è Silvia Salis. Accanto a lei, presenti Chiara Appendino (M5S) e Nicola Fratoianni (Avs), Schlein ha sottolineato l’importanza di battaglie comuni, come quella sul salario minimo: “Sotto i 9 euro non è lavoro, è sfruttamento”.
La conclusione del suo discorso è stata affidata alle parole di Daniele Silvestri: “Le cose che abbiamo in comune sono 4.850. Mettiamo avanti quelle e batteremo queste destre”. Un appello all’unità e alla partecipazione, in vista di un voto che, secondo Schlein, “può davvero cambiare il Paese”.
“Non sono sorpresa da quanto ha detto Giorgia Meloni – ha dichiarato Schlein – ha paura della libera espressione del voto degli italiani su questi temi”. Secondo la leader del Pd, la premier non ha il coraggio di dichiarare apertamente la propria opposizione al rafforzamento dei diritti sul lavoro e al contrasto alla precarietà: “Si è sempre vantata di essere fiera delle sue idee, avrebbe fatto meglio a dire chiaramente di essere contraria a questi obiettivi”.
Nel suo intervento, Schlein ha ricordato il suo impegno passato a fianco della Cgil, risalendo alle proteste contro il Jobs Act nel 2015. Ha definito la consultazione referendaria come un’opportunità di autocritica e di riscatto per il centrosinistra: “Questo voto ci permette di fare autocritica e riparare agli errori del passato. Abbiamo deciso insieme di votare convintamente cinque ‘Sì’, senza chiedere abiure personali a nessuno”.
Secondo i dati raccolti dal Pd, ha affermato Schlein, oltre il 95% degli iscritti e dei simpatizzanti del partito si dichiara favorevole ai quesiti referendari. “È un segno chiaro – ha spiegato – di quanto le persone ci chiedano di portare avanti questa sfida con convinzione”.
Il voto, per la segretaria democratica, è una “grandissima occasione per cambiare leggi che hanno fatto male al lavoro e per modificare una normativa sulla cittadinanza che il centrosinistra avrebbe dovuto affrontare già in passato”. Ha riconosciuto che, pur avendo avuto la possibilità di intervenire, queste riforme sono state rinviate, come ammesso dallo stesso Michele Emiliano, ex presidente della Regione Puglia.
I quesiti referendari, ha detto, entrano “nella carne viva delle fratture sociali del Paese”, toccando disuguaglianze aggravate dalla crisi economica e dalla pandemia.
Schlein ha anche criticato le dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa, che aveva invitato all’astensione, sostenendo che “dopo le sue parole, abbiamo registrato una fiammata di partecipazione”. Ha poi condannato l’indicazione della presidente Meloni di ritirare la scheda ma non votare, definendola un atto di sabotaggio: “Non ritirare la scheda equivale a non votare, significa voler affossare il referendum e non rispettare i cittadini”.
Infine, dal palco di Bari, Schlein ha rilanciato la possibilità di costruire alleanze progressiste, citando come esempi positivi le recenti vittorie elettorali a Ravenna, Assisi e Genova, dove la nuova sindaca è Silvia Salis. Accanto a lei, presenti Chiara Appendino (M5S) e Nicola Fratoianni (Avs), Schlein ha sottolineato l’importanza di battaglie comuni, come quella sul salario minimo: “Sotto i 9 euro non è lavoro, è sfruttamento”.
La conclusione del suo discorso è stata affidata alle parole di Daniele Silvestri: “Le cose che abbiamo in comune sono 4.850. Mettiamo avanti quelle e batteremo queste destre”. Un appello all’unità e alla partecipazione, in vista di un voto che, secondo Schlein, “può davvero cambiare il Paese”.