Taranto, professoressa a processo per maltrattamenti: clima di paura in aula
TARANTO - Una professoressa di scuola media di Taranto è finita sotto processo con l’accusa di maltrattamenti nei confronti dei suoi alunni. La vicenda è emersa a seguito della denuncia presentata dalla famiglia di una studentessa, ma secondo le indagini non si tratterebbe di un episodio isolato.
Dalle testimonianze raccolte, sarebbe emerso un quadro inquietante: insulti, frasi offensive e minacce sarebbero stati all’ordine del giorno all’interno della classe. “Chi ti credi di essere?”, “Sei una pappagalla” sono solo alcune delle espressioni che la docente avrebbe rivolto agli studenti. Ma a destare maggiore preoccupazione sono state le minacce più pesanti, riportate negli atti dell’inchiesta, tra cui: “Adesso vi faccio vedere io la stronza che sono”.
La 61enne, secondo quanto ricostruito, avrebbe instaurato un clima costante di paura e ansia, tanto da compromettere il benessere psicologico degli alunni. Tra i comportamenti contestati ci sarebbe anche la pratica di interrogazioni con modalità umilianti: domande poste ad occhi chiusi, con appena tre secondi concessi per rispondere.
Fino alla prima denuncia, nessuno tra studenti e genitori aveva trovato il coraggio di parlare, per timore di ritorsioni. Ora, con l’inizio del procedimento giudiziario, la posizione dell’insegnante è al vaglio del tribunale di Taranto, che dovrà accertare la veridicità delle accuse e valutare le responsabilità .
La vicenda ha suscitato forte indignazione tra i genitori e nella comunità scolastica, riaccendendo il dibattito sull’importanza di ambienti educativi sicuri e rispettosi per i più giovani.
Dalle testimonianze raccolte, sarebbe emerso un quadro inquietante: insulti, frasi offensive e minacce sarebbero stati all’ordine del giorno all’interno della classe. “Chi ti credi di essere?”, “Sei una pappagalla” sono solo alcune delle espressioni che la docente avrebbe rivolto agli studenti. Ma a destare maggiore preoccupazione sono state le minacce più pesanti, riportate negli atti dell’inchiesta, tra cui: “Adesso vi faccio vedere io la stronza che sono”.
La 61enne, secondo quanto ricostruito, avrebbe instaurato un clima costante di paura e ansia, tanto da compromettere il benessere psicologico degli alunni. Tra i comportamenti contestati ci sarebbe anche la pratica di interrogazioni con modalità umilianti: domande poste ad occhi chiusi, con appena tre secondi concessi per rispondere.
Fino alla prima denuncia, nessuno tra studenti e genitori aveva trovato il coraggio di parlare, per timore di ritorsioni. Ora, con l’inizio del procedimento giudiziario, la posizione dell’insegnante è al vaglio del tribunale di Taranto, che dovrà accertare la veridicità delle accuse e valutare le responsabilità .
La vicenda ha suscitato forte indignazione tra i genitori e nella comunità scolastica, riaccendendo il dibattito sull’importanza di ambienti educativi sicuri e rispettosi per i più giovani.