Andrea Petrucci, esce il nuovo singolo ''Una notte eterna'': ''La musica è la mia terapia. A sei anni ero affascinato dai Queen''




E' in radio e in digitale “Una notte eterna'', il nuovo singolo del cantautore Andrea Petrucci. Caratterizzato da sonorità pop dance, “Una notte eterna” (TuneCore) è un brano che segna una rinascita personale e artistica, un inno alla leggerezza e alla felicità riscoperta dopo un periodo complicato e difficile. Andrea Petrucci racconta una storia sincera, celebrando la libertà di essere se stessi, senza etichette e senza mettersi in competizione con gli altri. Una traccia che sprigiona vitalità e voglia di ripartire. 

Cantautore originario di Ascoli Piceno, si trasferisce a Milano nel 2006 per dedicarsi completamente alla musica. Dopo gli esordi in diverse band e l’esperienza nei concorsi nazionali, viene notato da figure come Saturnino Celani e Carlo Gargioni, che ne riconoscono il talento e la potenza vocale. Nel 2010 pubblica il suo primo album solista “Andrea Petrucci” e il singolo “Non siamo soli nell’universo”. 

Negli anni successivi pubblica altri progetti alternando il pop-rock alla dance, senza mai abbandonare la scrittura di brani dal forte impatto emotivo e sociale. Nel 2017 è autore di “Polvere e sassi nel cuore”, brano simbolo della rinascita post-sisma. A febbraio dell’anno successivo esce il videoclip del singolo, che lo porta a ricevere il prestigioso Premio Ivan Graziani 2018.
 
Nello stesso anno si esibisce davanti al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in occasione della fiaccolata in memoria delle vittime del terremoto. Nel 2020 esce l’album “Il coraggio è tra le braccia di un sogno” e viene invitato come ospite al Trofeo Nilla Pizzi nelle varie date, in onda su La7 e Rete 4. L’anno successivo pubblica “In un istante”, un toccante tributo alla sua compagna scomparsa prematuramente.

Un brano che segna una rinascita. La musica ti è stata d'aiuto?
Questo brano segna, senza alcun dubbio, è una vera e propria rinascita per me. Dopo essermi fermato per ben quattro anni, a causa di un lutto personale, non è stato facile ritrovare la fiducia nella vita di tutti i giorni. La musica è sempre stata una costante nella mia esistenza, ma forse proprio la profondità di questo dolore ha spezzato quella magia interiore. Ho sentito che tutto attorno a me era il nulla, il vuoto, e non ero più connesso a quella forza divina che un tempo mi spingeva a scrivere. Ho persino creduto che l'ispirazione non sarebbe più tornata, pensando: "Ok, farò altro". Ma poi ho capito: la vera sfida è con me stesso, non con gli altri. Che cosa dovrei temere? Così, ho lasciato che il tempo facesse il suo corso e, senza la pressione di dover dimostrare nulla a nessuno, sono riuscito a scrivere qualcosa. Potrà sembrare banale a un primo ascolto, ma vi assicuro che, prestando attenzione al testo e al video, scoprirete che non lo è affatto. Dunque, bentornata musica divina! 

Quando hai iniziato a fare musica? 
Già a sei anni ero rimasto completamente affascinato dai Queen e da Freddie Mercury. Poi, quasi per gioco, ho iniziato a fare musica a sedici anni. Ero un grande sportivo, praticavo basket a un certo livello e anche atletica leggera, quindi cantare era quel "qualcosa in più". E così, un bel giorno dissi a mia madre: "Stasera devo uscire, vado a fare le prove". Lei, sorpresa, mi chiese: "Cosa sono le prove?". Io risposi: "Le prove con una band che ho formato, io sono il cantante...". Mia mamma, grande appassionata di musica qual era, rimase sbalordita da questa rivelazione e così, nonostante i miei mille impegni sportivi e scolastici, mi hanno lasciato andare. 

Quali sono stati gli artisti che hanno accompagnato il tuo percorso musicale? 
 Sono nato nel 1U81. A parte i Queen e Freddie Mercury, in Italia ero affascinato dai vecchi Litfiba, a tal punto che, nonostante la mia voce avesse qualche ottava in più rispetto a Piero Pelù, misi in piedi una tribute band proprio nel periodo in cui i locali cercavano solo inediti. E ho smesso quando ormai nei locali si cercavano solo tribute band. Sbalorditivo, vero? Ho girato mezza Italia suonando e comunque ho ricordi fantastici, di cui vado fiero. Inoltre, sono un grande fan dell'Heavy Metal, dai classici ai più di nicchia. 

Dove vorresti arrivare con la tua musica? 
 Nella musica ci vuole davvero tanta fortuna, questo è innegabile. Però servono anche molte persone che credano in te e finanzino i tuoi progetti, perché purtroppo ogni cosa ha un costo. Da zero a cento puoi farcela con le tue forze, ma da zero a mille c'è bisogno di ben altro. Purtroppo, bisogna anche raccontare quest'altra realtà, che nessuno dice mai. Noi ascoltiamo solo chi ha avuto successo, che racconta la solita favola: "sono stato notato e poi è arrivato il successo". Diciamo che, nei miei 44 anni, ho imparato molte verità, e non è per invidia – una parola che non conosco, anzi, ho sempre elogiato chi è più bravo di me – ma la verità è che esistono altri meccanismi, e non tutti riescono a sbloccarli. Dove sono arrivato lo devo soprattutto a me stesso, alla mia famiglia che c'è sempre stata, alle mille rinunce – e vi assicuro che ne ho fatte di pazzesche! – e a quella testa dura che a volte è fondamentale. Non sono stato il figlio di ricchi industriali, gioiellieri o giudici vari... Nessuno mi ha messo su un piatto d'argento l'opportunità di andare da una major e cantare. Ogni passo è stato sudato, e lo è ancora.

Cos'è per te fare musica? 
Per me, pubblicare ancora canzoni e raggiungere il mio pubblico è già una vittoria. Quindi sì, sono un vincente. Non conosco i meccanismi di gara; dovrei competere con chi? Ogni artista è unico e va lodato per ciò che è! Buona musica a tutti e grazie per questo spazio, un saluto a tutti voi. Per il momento, spero di riuscire a completare un album.