Manfredonia, investita resta a terra oltre mezz’ora in attesa dei soccorsi. Cera: “Ospedale svuotato, è un disastro”
MANFREDONIA – Una donna è rimasta stesa sull’asfalto per oltre 30 minuti dopo essere stata investita questa mattina nel centro di Manfredonia, in provincia di Foggia. Un’attesa lunghissima per l’arrivo dei soccorsi, che ha riacceso le polemiche sulle condizioni del locale ospedale San Camillo de Lellis, al centro di critiche da tempo.
A denunciare con forza l’accaduto è il consigliere regionale Napoleone Cera, che parla senza mezzi termini di “disastro annunciato”:
“Mezz’ora sull’asfalto sono troppi per una città che dovrebbe disporre di mezzi medici e soprattutto di un ospedale funzionante”, dichiara Cera. “Le ambulanze sono costantemente impegnate a trasportare i pazienti fuori città, perché il nosocomio locale non è più in grado di garantire visite, esami né interventi urgenti”.
L’episodio di oggi diventa per il consigliere regionale “l’immagine plastica del fallimento”, un simbolo tangibile di una sanità che – a suo dire – ha abbandonato la città garganica.
Cera cita anche una delibera regionale del 2024 che organizza la “rete trauma” tra ospedali, con una struttura a rete che sulla carta dovrebbe garantire una presa in carico rapida ed efficace dei pazienti.
“Peccato che questa collaborazione, nei fatti, non esista. Tutti i pazienti vengono dirottati verso Foggia o San Giovanni Rotondo, mentre Manfredonia resta sistematicamente scoperta. Se un paziente è stabile, perché trasferirlo? Se è instabile, perché non stabilizzarlo al San Camillo, come prevedono i protocolli?”.
Le critiche del consigliere non si fermano all’episodio odierno. L’accusa è netta: l’ospedale è stato progressivamente svuotato delle sue funzioni, con la conseguenza che anche i casi meno gravi non possono essere trattati in loco.
“Non è una svista, è una responsabilità politica e amministrativa precisa. Chi governa la sanità in Puglia deve rispondere con i fatti, non con i comunicati. Oggi è toccato a una donna. Domani potrebbe essere un bambino, un anziano, uno di noi”.
E conclude:
“La gente ha il diritto di essere curata. A casa propria. Non dopo 40 chilometri di speranza”.