Quei “Barlumi nell’imbrunire” di una vita saggia e stoica
A CURA DI FRANCESCO GRECO -
“Amo avere nella mente / ricordi di tempi andati…” (Amore costante).
“La vecchiaia stessa è una malattia” (Terenzio, 185-159 a. C. nella commedia “Adelphoe”). “”
“E’ bella la vita pur se spinosa…”(Riflessi di vita).
Pensiero diametralmente opposto, Cicerone (106-43 a. C.), in “Cato Maior de Senectute”, teorizza che può essere una fase dell’esistenza come le altre, da attraversare con serenità e dignitosamente, in senso creativo e dialettico se nelle precedenti, la giovinezza per dire, si è vissuto con equilibrio e saggezza e praticando ogni virtù.
“Sono i sogni che vivo nel presente / durante il tramontare di questa vita…” (Orme).
Come per esempio Marco Aurelio (121-180 d. C.), che in vecchiaia fu Imperatore e accettò il trascorrere del tempo senza drammi, da filosofo stoico quale era (“Meditazioni”).
“Percorsi sui sentieri rocciosi…” (Nell’ultimo tratto di vita).
E Mimnermo di Colofone, poeta greco del VII secolo a.C. (frammento 2):
“Come le foglie al fiorir
di primavera
germogliano e crescono col sole
simili a loro
a noi per breve tempo
gioia e diletto dona gioventù…”.
La poetica delle foglie fu poi ripresa da tantissimi poeti, fra cui Ungaretti, Leopardi, Quasimodo.
“Lavoro in solitudine / con le mani affaccendate… / Spazia libero il pensiero…” (Ispirazione persa).
A queste scuole di pensiero appartiene il poeta e scrittore pugliese (Castrignano del Capo) Vittorio Buccarello (ha appena compiuto 80 anni) nella sua quinta opera fra prosa e poesia e dedicata alla moglie Cosimina con gratitudine, “Barlumi nell’imbrunire”, Youcanprint Lecce 2025, pp. 150, euro 18.50 (con un emozionante corredo fotografico in tema).
“Svaniranno dalla strada / impronte e memmoria…” (Infine sarò).
Sono versi intrisi di una dolce malinconia, crepuscolari, illuminati dalla debole forza del sole al tramonto, di chi è costretto dal tempo che scorre inesorabile a fare un bilancio, e tuttavia sa di aver dato tutto quello che aveva con generosità famiglia, lavoro, società.
“Si confondono le impronte / nella crisalide universale…” (Paradossi).
Versi essenziali come epigrafi, che un uomo che ha avuto una vita intensa e responsabile e che ha scoperto la poesia come forma di comunicazione e dialogo con sé stesso, gli altri, l’Universo, il tempo, detta ai contemporanei, ma soprattutto, a futura memoria, ai posteri.
