È disponibile in digitale Vagoni Vuoti, il nuovo Ep dei Respiro Acustico un duo composto da Pietro Baffa (autore e voce) e Renato Caruso (chitarrista, compositore e divulgatore), formatosi nel 2009 con all’attivo due album: Pieno di colori (2012), Come una luce (2015). Dopo 10 anni, il nuovo disco in versione acustica e con una sperimentazione musicale originale che delinea il loro tratto distintivo: un mix sempre in evoluzione di pop, acustico e rock che confluisce in un sound indie-pop davvero unico.
Il progetto è composto da cinque brani, tutti con caratteristiche molto personali, che esplorano l’universo interiore dei protagonisti attraverso sonorità che mescolano influenze degli anni d’oro del passato con un tocco moderno che rimanda a diverse sfumature del pop e del sound acustico per eccellenza. Ogni brano rappresenta una storia personale e intima, affrontando temi come la diversità , le opportunità , la crescita, l’amore, la nostalgia e le occasioni mancate.
Un linguaggio musicale semplice e profondo, in cui la musica diventa sia una valvola di sfogo che uno strumento per riflettere. La musica ha la sua caratteristica acustica che contraddistingue il progetto. I testi hanno un linguaggio che lascia spazio all'interpretazione, con un tocco che ricorda i cantautori del passato, quelli che hanno lasciato il segno (De Andre’, Battisti, Battiato) ma il tema centrale resta comunque quello dell’amore per la vita.
I cinque brani di Vagoni Vuoti esplorano temi profondi come amore, nostalgia, diversità e occasioni mancate. Come avete scelto queste storie da raccontare e qual è il filo conduttore che le unisce?
Pietro: Le abbiamo scelte in maniera quasi naturale, personalmente ho sempre avuto uno spirito osservatore e raccontare storie che rappresentano una parte intima dell’essere umano mi rende partecipe di una scenografia che tocca un po tutti. Il filo conduttore rimane l’amore per la vita, la voglia di migliorare e migliorarsi nel tempo. La passione per l’arte della musica nel senso puro del termine.
In questo EP tornate a un suono acustico, ma con una sperimentazione musicale originale. Quali sono state le scelte stilistiche e sonore più importanti nella produzione di Vagoni Vuoti?
Renato: Il disco nasce da vecchi progetti di circa dieci anni fa, che abbiamo deciso di riprendere in mano. Li abbiamo remixati e, grazie al lavoro del produttore artistico Andrea Mietta, abbiamo scelto un suono diverso, più moderno. Le tracce originali di chitarra, basso e pianoforte sono rimaste, ma sono state riviste, remixate e rimasterizzate. A livello acustico non è stato modificato nulla di sostanziale: abbiamo solo ritoccato qualche timbro strumentale e fatto un leggero intervento di mix e master.
I testi dell’EP lasciano spazio all’interpretazione e ricordano grandi cantautori del passato. Quanto conta per voi il linguaggio poetico nei vostri brani e come lo avete costruito in questo nuovo progetto?
Pietro: Il linguaggio poetico conta molto e l’abbiamo costruito sempre in maniera naturale e con il tempo. Personalmente quando scrivo un testo parto da una storia da raccontare, una storia che può essere anche personale, per poi cercare di renderla in sintonia con la musica. Il testo è sempre nato dopo, si collega alla musica come un vestito che regola il suo look in base al contesto. Amo interpretare il suono, la vita è piena di suoni che rappresentano sempre un evento. Siamo felici che i nostri testi ricordano i grandi cantautori, amiamo quel genere e specialmente io sono cresciuto ascoltando e cantando continuamente Faber.
La vostra collaborazione artistica dura da più di quindici anni. Come si è evoluto il vostro modo di lavorare insieme nel tempo, e cosa rende unica la vostra intesa musicale?
Renato: Innanzitutto, siamo grandi amici, legati da tanto tempo e dalla stessa terra: veniamo entrambi dalla provincia di Crotone, da due paesi vicini, a pochi chilometri l’uno dall’altro. Condividiamo la stessa cultura, gli stessi usi e costumi, e questo ci porta a ragionare in modo simile. Abbiamo sempre fatto musica insieme: suonato, cantato… poi, come spesso accade, le strade si sono un po’ divise. Io mi sono dedicato alla divulgazione scientifico-musicale, lui ha seguito un’altra direzione lavorativa—anche perché, diciamocelo, oggi vivere di musica è sempre più difficile. Nonostante questo, tra noi è rimasta un’intesa forte. Credo che quando due amici si ritrovano, se c’è quell’affinità , quell’armonia di fondo, prima o poi arriva il momento giusto per tornare a creare qualcosa insieme. È come se l’universo si allineasse, e quella sintonia che c’è sempre stata torna a farsi sentire, naturalmente.