Vasco Rossi ha scritto la storia, Ultimo vende biglietti: ma non bastano per essere una leggenda
NICOLA RICCHITELLI - Mentre i titoli dei giornali celebrano con entusiasmo i 250.000 biglietti venduti da Ultimo per il maxi evento del 4 luglio 2026 a Tor Vergata, è doveroso fermarsi un attimo e guardare oltre i numeri. Perché sì, vendere un quarto di milione di biglietti in poche ore è un dato straordinario, ma non basta questo a consacrare un artista al rango di leggenda. Dietro l’entusiasmo mediatico, è lecito porsi una domanda fondamentale: stiamo confondendo la popolarità con la grandezza artistica? Perché no, nonostante il clamore, Ultimo non è Vasco Rossi. E forse non lo sarà mai.
Chi paragona i due artisti sulla base di un singolo evento ignora il peso del tempo. Vasco ha costruito la propria leggenda in oltre quarant’anni di carriera, affrontando crisi, cambiamenti, critiche e reinvenzioni continue. Ultimo, al momento, ha una carriera di appena sette anni, costruita più su hype social e identificazione emotiva che su una reale trasformazione musicale. Nel 1983 Vasco Rossi saliva sul palco del Festival di Sanremo con “Vita spericolata” — fino a quel momento il rock italiano non era mai stato così diretto, libero, sfrontato — fu un brano che spaccò in due la cultura musicale del Paese, ricevendo critiche feroci ma diventando, nel tempo, l’inno di una generazione intera. Vasco non aveva bisogno di 250.000 spettatori per entrare nella leggenda: gli bastò una canzone per cambiare le regole del gioco. Ultimo, oggi, canta: «…voglio solo amarti senza che tu mi parli», qualcosa che solo lui sa cosa significa.
Vasco Rossi ha scritto canzoni che oggi fanno parte del nostro DNA culturale. Di Ultimo, cosa resterà ? Una melodia malinconica, qualche verso adolescenziale e una voce sofferente? È troppo presto per metterlo sul piedistallo. Non ha (ancora) scritto nulla che abbia lasciato un’impronta equivalente. Le sue canzoni toccano corde emotive e piacciono a milioni di fan, ma dov’è la canzone che ha rotto uno schema, che ha fatto scandalo, che ha osato?
E non dimentichiamolo: riempire uno stadio oggi è molto più “facile” di un tempo. I fan organizzano pullman, acquistano biglietti a scatola chiusa mesi prima, spinti da un marketing aggressivo. Il sold out non è più solo un riconoscimento di merito artistico, ma anche il risultato di una macchina commerciale potentissima.
Ultimo ha superato, in termini numerici, il celebre “Modena Park” di Vasco Rossi del 2017, che vide la partecipazione di 225.000 persone, ma confondere quantità con qualità è un errore piuttosto ingenuo. Vasco non ha semplicemente riempito un parco: ha scritto la storia del rock italiano, ha costruito un repertorio intergenerazionale, ha attraversato le decadi trasformando la propria musica in rito collettivo. Ultimo è ancora un prodotto fortemente generazionale, spinto da una narrazione vittimista (“sono l’ultimo”, “non mi capiscono”) che può emozionare i giovani, ma che fatica a radicarsi come linguaggio universale e duraturo.
Il rischio è che il successo di Ultimo sia figlio più di una macchina promozionale impeccabile che di un’urgenza espressiva vera. Vasco nei primi anni era divisivo, indigesto per il pubblico generalista, incompreso. Ma proprio per questo era necessario. Ultimo, invece, è rassicurante: sempre malinconico, sempre prevedibile. Un prodotto ben confezionato per un mercato che premia l’identificazione immediata, ma non necessariamente la profondità artistica. Ultimo oggi è popolarissimo, ma non ha ancora scritto un solo brano che venga cantato a squarciagola da tre generazioni diverse attorno a un falò. Vasco sì. E lo ha fatto già da giovanissimo. Ultimo ha davanti a sé tutto il tempo per diventare qualcosa di più che un artista generazionale. Ma non basta un sold out a Tor Vergata per affermare che sia entrato nella storia. La storia non si misura in biglietti venduti, ma in canzoni che non si possono dimenticare. E in questo, Vasco – già nei suoi primi dischi – aveva fatto il lavoro sporco: aveva spaccato il sistema, non riempito le curve.
Ultimo ha talento. Ma per ora, è solo un capitolo della musica pop. Vasco, invece, ha scritto la prefazione dell’intero libro.
