La tragica storia di Miracle: il racconto della mamma del neonato morto a Bari


BARI –
L’Associazione Sicilia Risvegli Onlus ha diffuso il racconto della mamma di Miracle, il bambino di appena sei mesi deceduto all’Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII di Bari. La donna descrive un percorso di sofferenza e difficoltà iniziato durante la gravidanza e proseguito fino alla tragica scomparsa del figlio.

La gravidanza sembrava procedere normalmente, con controlli regolari e ecografie senza problemi. Al quinto mese le fu consigliata una morfologica di II livello, ma la struttura specializzata le comunicò che non era necessaria, rassicurando anche il ginecologo. Solo al settimo mese, presso l’Ospedale Santissima Annunziata di Taranto, le venne diagnosticata una situazione critica: Miracle presentava gravi problemi e le fu consigliato di interrompere la gravidanza all’estero. La mamma, giunta all’ottavo mese, rifiutò e decise di portare avanti la gravidanza.

Per garantire la sicurezza del piccolo, la donna si trasferì a Roma presso l’Ospedale Gemelli, dove Miracle nacque il 26 luglio 2024 tramite cesareo d’urgenza. Nonostante le previsioni gravi, il bambino respirava e piangeva alla nascita, dimostrando di avere solo lievi patologie. Miracle rimase in terapia intensiva neonatale per quasi tre mesi, subendo interventi agli occhi e un’alimentazione assistita, prima di essere trasferito a Taranto.

Dopo un periodo di monitoraggio domiciliare, Miracle mostrava segnali di miglioramento. Tuttavia, il 26 dicembre 2024 si verificò un episodio critico, che portò al ricovero e all’intubazione del bambino. Nei giorni successivi, secondo il racconto della madre, Miracle fu sottoposto a trattamenti e farmaci ritenuti inutili o dannosi, culminati nella necessità di una tracheotomia, eseguita contro la volontà della mamma.

La situazione precipitò ulteriormente a gennaio 2025: la madre descrive una serie di telefonate notturne dalla rianimazione in cui le veniva comunicato il peggioramento del bambino. Il 24 gennaio 2025, Miracle morì.

La mamma conclude il suo racconto con un appello: “Ho creduto nei medici e mi sento in colpa. Voglio che la storia di Miracle diventi di dominio pubblico, per mettere in guardia altre famiglie e chiedere giustizia per mio figlio”.