Chi era Sarah Scazzi?

di Michele Tedesco
Un abile romanziere da questa storia ricaverebbe un racconto che più nero non si può. È il primo pomeriggio di un giorno qualsiasi di un‘ estate qualsiasi. Uno di quei giorni “abbattuti” dalla calura estiva. È uno di quei momenti in cui, anche i muri delle case, sono rintronati dal caldo. Proprio quei muri, che hanno sempre “occhi” nascosti da una tenda o da una persiana, pronti a cogliere “una nota stonata”, nella colonna sonora della vita sempre uguale a se stessa, di un piccolo paese dell’ alto Salento. Perché in quei posti, nulla accade per caso, e se accade, di sicuro qualcuno ne sa qualcosa. Una ragazzina cammina per la strada assolata, con il calore che distorce la visione dell’ orizzonte. Ha le cuffiette alle orecchie, come a volersi isolare da quell’ ininterrotta litania temporale. Quella ragazzina si chiama Sarah e sta raggiungendo sua cugina, per trascorrere un pomeriggio al mare. Uno squillo dal cellulare per segnalare l’ uscita di casa, per cominciare a percorrere quei 700 metri che le separano. Sarah non si presenterà mai a quell’ appuntamento... Ma prima di chiedersi cosa sia accaduto a Sarah, quel pomeriggio del 26 di agosto, è forse più lecito interrogarsi su chi sia Sarah davvero e cosa stesse vivendo in quel momento. Sarah aveva le idee ben chiare: prima o poi avrebbe abbandonato il suo paese, che già a 15 anni le andava troppo stretto. Era un desiderio che non aveva mai nascosto a nessuno, condiviso da tanti giovani, che come lei non trovano nessun tipo di spunto nelle realtà del Mezzogiorno. D’ altronde attraversa un periodo complicato della vita, quale può essere l’ adolescenza. I rapporti con i genitori, le amicizie e gli stessi amori, sono interpretati sotto un’ ottica assai estremizzante. I punti di riferimento si spostano dalla famiglia all’ esterno. Il vissuto si riparte su diversi piani: quello familiare, quello delle amicizie e quello degli amori. Qual è dunque il margine che separa la Sarah bambina, dalla Sarah che si sta avviando verso l’età adulta, e quanto sanno di quello che accadeva fuori dalla sua cameretta i suoi genitori? Sarah scriveva di sè su alcuni diari. Sarah non aveva il computer, ma gestiva tre profili Facebook, a cui potevano accedere altre persone al posto suo. Sarah era innamorata. Sarah aveva tanti amici. Sarah è una ragazza come tante altre. Cosa le è successo dunque? Si è allontanata volontariamente? È stata presa contro la sua volontà, senza rendersene conto, proprio per via di quelle cuffie che la distanziavano da quello che “non accade” in un paesino come Avetrana? Chi era quell’ uomo con i baffi e quella macchina nera che proprio in quei giorni si era “visto in giro” a molestare le ragazzine del paese? Come mai la prima testimonianza è giunta agli inquirenti solo dopo dieci giorni dalla scomparsa? Ma prima di tutto chiediamoci: chi è realmente Sarah Scazzi?