Omicidio Basile, Idv chiede giustizia con un sit in a Lecce

di Serena Costa
L’Idv Puglia torna a chiedere giustizia per l’omicidio di Peppino Basile, il consigliere comunale ucciso a coltellate il 14 giugno di due anni fa davanti alla propria abitazione, in circostanze ancora tutte da chiarire. E lo fa attraverso un sit in con striscioni e manifesti, davanti alla Procura di Lecce. «Un omicidio senza chiarezza, verità e giustizia – commenta Pierfelice Zazzera, deputato e coordinatore regionale dell’Idv. Aspettiamo l’esito del processo, ma vorremmo che la procura seguisse anche altri filoni investigativi, anche se non mettiamo assolutamente in discussione l’autonomia e l’indipendenza della magistratura».
La messa in stato di libertà dei due unici imputati, avvenuta ai primi del mese, ha fatto ripiombare nel buio le speranze di una risoluzione del caso. La Corte di Cassazione ha ritenuto infatti di annullare l’ordinanza di custodia cautelare confermata dal Tribunale del Riesame per Vittorio Colitti, 67 anni, e Vittorio Luigi Colitti, di 19, rispettivamente nonno e nipote vicini di casa di Basile. A rimettere in discussione l’intero impianto accusatorio sono proprio le motivazioni della Corte: l’unica testimone, una bambina di 4 anni e mezzo all’epoca del delitto, è stata considerata inattendibile. Da qui il venir meno delle misure cautelari a carico dei due imputati.

«Non capiamo perché Giovanni Vaccaro (il pentito della Sacra Corona Unita, secondo cui l’omicidio di Basile sarebbe stato commissionato da un imprenditore locale ed eseguito da due albanesi, ndr) debba essere considerato attendibile in alcune dichiarazioni e inattendibile in altre: questo è un vero e proprio buco nero – continua Zazzera ‒. Né si è ancora capito chi fosse dentro quella Opel Corsa grigia, parcheggiata vicino casa di Basile al momento del delitto. Sappiamo invece che uno degli autori delle scritte diffamatorie ai danni del nostro consigliere è il figlio del sindaco di Ugento. E sappiamo pure che don Stefano Rocca, il prete compaesano di Peppino che ha cercato di smuovere le coscienze degli ugentini, ha ricevuto minacce di morte perfino da alcuni amministratori del paese. Ci sono troppi silenzi eclatanti».
E il coordinatore provinciale dell’Idv, Francesco D’Agata, sottolinea: «Siamo qui per ricordare il nostro amico Peppino, per invitare tutti a una riflessione sulle battaglie da lui svolte e per ricordare alla Procura che più passa il tempo, più sarà difficile trovare la verità».

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