Economia: Usa, l'Europa deve fare di più. La vera miccia per la prima rivoluzione tutta italiana

di Roberta Calò. "Tu lavori ed io mangio!". Non si tratta di un motto ma di ormai dilagante filosofia di vita che inquina le strade della nostra esistenza spalancando le porte ad una degenerazione economica, politica, sociale, morale senza precedenti.
Quella che sicuramente si sta scrivendo è una delle pagine più nere della nostra storia alla luce dell'insaziabile depravazione attuata in particolar dai potenti della terra che fanno strage di tutto nella corsa all'accaparramento.
E' storica la tendenza dell'uomo a voler curare i propri interessi in sfavore degli altri entro i confini di una egoistica auto-soddisfazione; la tragicità di quanto però sta accadendo in questo triste momento storico è celata nella sterilità con cui si sta violentando ogni possibile spiraglio di miglioramento in un oscuro viaggio senza ritorno.
Volando molto al di sopra della mera curiosità "gossipistica" di cercare misteri dove non ce ne sono, basterebbe probabilmente interrogarsi sulle dinamiche economiche che plasmano i nostri portafogli e la nostra quotidianità in favore dei veri Titani che ci governano.
Un'occasione di riflessione nasce per esempio dalle dichiarazioni del Segretario al Tesoro degli United States of America, Timothy Geithner: "L'Europa deve fare di più. Si va incontro ad una possibile catastrofe!".
Si è espresso a tal proposito Alberto B. Mariantoni, noto giornalista scrittore e studioso impegnato da sempre nella riscrittura della storia mondiale aderendo a fonti di approfondimento e di ispirazioni non contaminate dall'influenza dei potenti.
"In modo un po’ più esplicito, diciamo che il suddetto autorevole e sfrontato Ministro del governo dei “padroni del mondo” – nel corso dell’ultimo meeting annuale del Fondo monetario internazionale di Washington (23-25 Settembre 2011) – ci ha fatto ufficialmente sapere che, per permettere agli all’incirca 308.745.538 abitanti di Yankees-Land di continuare a vivere e ad operare al di sopra dei loro mezzi, noi boveri colonizzati italiani ed europei dobbiamo assolutamente fare altri sforzi, stringere maggiormente la nostra cintura e compiere ulteriori e supplementari sacrifici. Se necessario, fino allo spasimo ed, eventualmente, fino all’agonia o al trapasso.Questi delinquenti!".
I demiurghi del sistema politico e finanziario ci chiedono dunque di svenarci per una causa a detta loro superiore che sani le voragini finanziarie create da loro stessi e dai loro simili. "La catastrofe? Ben venga, Sig. Ministro dell’Impero USA. Vogliamo la catastrofe. Anzi: evviva la catastrofe!" proclama il dott. Mariantoni incitando le nostre menti a non lasciarci assuefare dalle chiacchiere dei nostri invisibili demiurghi.
Lo stesso dott. Mariantoni infatti spiega come i reali fautori della crisi sono i medesimi che ne trarrebbero più danno: "Chi non ha miliardi in banca, chi non specula in borsa, chi non tresca con i paradisi fiscali, chi non ha, insomma, nulla da perdere, se non il modesto frutto del suo quotidiano e super-sudato lavoro, non mi sembra che abbia qualcosa da temere dall’eventuale catastrofe che continua ad essere quotidianamente e cassandramente sbandierata e fatta incombere sulle nostre teste dalle suddette “arpie”. Insomma, chi lavorava e sputava sangue, prima, per cercare di sbarcare il suo lunario, al massimo continuerà invariabilmente a lavorare e sputare sangue, anche dopo, per tentare, come il solito, di sopravvivere ed evitare di morire di fame.

Piuttosto, diciamo che – per chi ha sempre lavorato e vissuto esclusivamente della sua attività, del suo mestiere o della sua professione – la cosiddetta preannunciata catastrofe potrebbe addirittura rivelarsi un’insperata e salutare opportunità: quella, in particolare, di potere, dopo più di mezzo secolo di prepotenza capitalista, “rimischiare le carte” o, addirittura, riuscire a cambiare il “mazzo” truccato che fino ad oggi è stato utilizzato dai “signori della finanza” per meglio poterci sottomettere e taglieggiare, nonché potere smascherare pubblicamente i bari di professione e cacciare definitivamente dal “tavolo da gioco” delle nostre società i già paffuti o butirrosi epuloni/imbroglioni della serie “tu lavori ed io magno”! Per chi, invece, ha patrimoni perdere – vale a dire, chi possiede grossi soldoni elettronici in qualche soleggiata ed accogliente isola dei Caraibi o del Pacifico o, in contanti, all’interno dei super-blindati e protetti caveaux delle banche autoctone o allogene; chi può vantare il possesso di sontuosi palazzi e sfarzose ville a nome di società off-shore per non doverci pagare le tasse; chi detiene yacht di lusso (con bandiera panamense o liberiana) che sono ammarati in qualche ospitale e pittoresco porto di plaisance o velivoli privati in qualche aeroporto, in Italia o all’estero; chi nella sua vita non ha mai lavorato un’ora e nemmeno un minuto; chi ha vissuto fino ad ora depredando, truffando, sfruttando e speculando sull’esistenza stessa dei suoi simili – non credo che ce ne possa fregare più di tanto. Sono questi ultimi, casomai, che debbono incominciare a preoccuparsene. Non certo noi. E non ci vengano a rimettere sul tappeto la storiella del debito sovrano (l’unica sovranità che resta ai nostri Stati!). Chi ha contratto i debiti – senza la preventiva, consenziente e documentabile autorizzazione del popolo sovrano – li paghi. E li paghi di tasca propria!".
Se la storia ci ha insegnato che l'ignoranza era l'unica arma che avevano i potenti per soggiogare le masse, la stessa ci insegna che arriva in ogni epoca il momento in cui, raggiunto il fondo, bisogna cercare di riemergere.
Dando libero sfogo alla nostra rabbia e alla nostra indignazione dovremmo dunque svincolarci dall'unico contratto a tempo indeterminato concessosi ora, ossia quello al servilismo, per diventare padroni delle nostre vite e delle nostre tasche in un paese ormai da tempo falsamente democratico in cui la sceneggiata napoletana delle lotte tra fazioni solo all'apparenza contrastanti ha messo in ginocchio il sistema giuridico e politico di una nazione. Quello che agli occhi di noi italiani dovrebbe apparire come ridicolo e sconcertante, ci viene ormai somministrato a dosi giornaliere come normale e consueto.
"Basta, insomma, di farci turlupinare e bidonare! -urla il dott. Mariantoni- Tiriamo fuori dal nostro ventre l’abbondante rabbia che abbiamo pazientemente accumulato negli ultimi 66 anni di costante asservimento al Capitale. Incominciamo a manifestare la nostra collera e la nostra indignazione. E tentiamo tutti assieme, prima che sia troppo tardi, di riconquistare – costi quel che costi, e nel più breve tempo possibile – la nostra indispensabile e non negoziabile libertà, indipendenza, autodeterminazione e sovranità politica, economica, culturale e militare. E soprattutto, il nostro inalienabile e sacrosanto diritto di poter vivere ed operare, come meglio lo intendiamo o lo preferiamo, in pace e dignità, all’interno di un mondo a misura umana, senza più parassiti istituzionali o privati; senza sfruttatori e papponi di casta; senza “furbetti del quartierino”; senza “P2”, “P3”, “P4”, “P5”, etc.; senza mascalzoni in doppiopetto che il giorno fanno finta di litigare in Parlamento e la notte vanno a rubare assieme (come i ladri di Pisa) per continuare sistematicamente ed impunemente a rimpinguare i loro già lauti stipendi e le loro già sostanziose prebende; senza più anonimi, intoccabili e non tassabili speculatori nazionali ed internazionali che dopo avere dilapidato qualcuno dei loro infiniti impulsi elettronici al gioco borsistico dei Monopoli cercano furbescamente di socializzare a loro vantaggio – in soldi veri (i nostri!) ed a nostro completo danno e pregiudizio – le loro perdite nominali; un mondo, per finire, senza più lazzaroni e cialtroni di Stato o di Governo che invece di difendere l’interesse generale della società, continuano semplicemente a depredare e ad immiserire le fasce più povere e bisognose del nostro Popolo-Nazione, per meglio potere riuscire a rimpolpare i già ricchi ed i più traboccanti.

Ora, se per cercare di ottenere tutto questo, sarà necessario passare per la catastrofe finanziaria generalizzata che ci viene annunciata perfino dall’ultimo G-20, ben venga la catastrofe. Ben venga l’azzeramento di tutto. Ben venga la Rivoluzione!

Noi ordinari cittadini dell’Italia e dell’Euopa, se ancora abbiamo un minimo di rispetto per noi stessi ed un po’ di umana dignità, ci dobbiamo concordemente ribellare, impegnandoci individualmente e collettivamente a non pagare più nulla. E meno di ogni altra cosa, gli aggiuntivi ed inutili 3 mila miliardi di dollari/euro (di chiacchiere…, tanto siamo noi che, nei loro piani preventivi, saremo costretti a pagarli!) dell’ultimo e cosiddetto maxi-piano d'emergenza che sarebbe stato messo a punto nei giorni scorsi a Washington dai “grandi” della Terra e rivelato in anteprima dal Sunday Times, per tentare di salvare l'euro, ricapitalizzando le banche, e dando più risorse all’ennesimo, inefficace e fraudolento fondo salva-Stati. Noi liberi e sovrani cittadini italiani ed europei non siamo più disposti a pagare nulla ai provetti manovratori dell’usurocrazia mondiale. Neanche un centesimo!".
E' atavica la reticenza del nostro Paese a reazioni forti e unanime dovuta probabilmente alla immemore parcellizzazione geografica e culturale che da sempre ha segnato il nostro territorio. Eppure anche la stessa divisione tra meridione e settentrione è stata interessatamente fomentata e acuita da quanti intravedevano in questa manovra ritorni economici e politici. Eppure noi, educati forse da troppo tempo a discriminazioni fratricide, dovremmo umilmente riconoscere la situazione tragicamente comune in cui versiamo e armare le nostre menti in questa lotta contro il nemico comune che ci ha resi "schiavi volontari e contenti".
Noi, piemontesi, pugliesi, abruzzesi, laziali, toscani, veneti ma comunque Italiani con la I maiuscola dovremmo per la prima volta nella storia del nostro Paese dar vita ad una rivoluzione tutta italiana per ribellarci ai soprusi di quanti ci stanno negando la possibilità di essere felici, soddisfatti e orgogliosi di vivere insieme nel segno del tricolore.

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