Petrolio in mare, "Puglia ha già pagato il suo contributo allo sviluppo nazionale”

BARI - Trovo irrispettoso, da parte di un ministro della Repubblica, considerare la volontà dei territori e delle sue popolazioni "intransigenze ambientaliste" e "resistenze locali che bloccano esigenze nazionali di grande portata”.
Se è questo che il ministro Guidi pensa delle regioni costiere adriatiche, al largo delle quali vorrebbe cercare gas e petrolio, e fra le quali c'è anche la Puglia, la sua idea dovrà cambiare.
La ministra, infatti, almeno per quanto riguarda la Puglia, si troverà a doversi confrontare con un muro istituzionale, altro che "intransigenze ambientaliste". Come ha ricordato il nostro presidente del Consiglio Introna, all'esame del Parlamento vi è una proposta di legge sostenuta non solo dalla Regione Puglia, ma anche da altre regioni della dorsale adriatica. La Puglia, saprà benissimo Giudi, non solo non ha mai bloccato esigenze nazionali, ma ha pagato e sta pagando un prezzo altissimo per lo sviluppo del Paese. Si pensi all'Ilva, per citare il caso più eclatante e tristemente noto, ma gli esempi che si potrebbero fare sono tanti.
Venga qui, in Puglia, la ministra a parlarci dei suoi piani di sviluppo. Introna ha invitato Guidi a confrontarsi sul piano istituzionale e mi sembra l'approccio migliore. Non si facciano fughe in avanti, non le faccia il governo. Il modello di sviluppo di un territorio ha diritto di deciderlo anche chi lo vive, immaginandolo e concependolo secondo le proprie esigenze. La Puglia di energia ne ha da vendere, e in questo caso non è un modo di dire, visto che siamo una regione più che autosufficiente dal punto di vista energetico. I fondali del nostro mare sono da ammirare non da distruggere insieme al loro ecosistema. Quel mare è la nostra energia, la nostra ricchezza. A riferirlo in una nota il consigliere Franco Pastore.

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