Vendola e la Puglia migliore: chi l’ha vista?

di Francesco Greco - Se Berlusconi, per l'Economist, ha “abbindolato” l'Italia, Vendola l'ha stordita di fiabe amare in 10 lunghi, interminabili anni. La sua narrazione pregna di populismo ha sollevato una cortina fumogena che ha impedito di vedere le miserie e le macerie. Il resto l'hanno fatto i cortigiani sparsi nei media che hanno assecondato e teorizzato la sua monocultura.
La stessa scelta del videomessaggio per uscire di scena è in linea (mancavano solo le slide) con l'allergia alla critica: magari, in una conferenza-stampa, qualcuno, chissà, poteva fare qualche domanda scomoda.

“Abbiamo provato a cambiare la storia della Puglia”, dice il poeta. Ci è riuscito, ma in peggio. Vendola ha schiacciato la Puglia, terra di creatività e di libertà, con i suoi slogan a uso e consumo di folle ideologizzate, catechizzate, dalla scarsa autostima che gli ha fatto da claque, non sempre disinteressatamente. L'Obama bianco lascia il testimone nelle mani del pm Michele Emiliano, nuovo governatore, con il fardello ingombrante di una legge elettorale pasticciata, approvata a scatola chiusa.

Ha presentato il bilancio di due legislature all'insegna degli effetti speciali che Star Trek pare una festicciola da prima comunione: migliaia di posti di lavoro, benessere, bellezza, visibilità, arte: bel racconto, poetico assai. Ma le cose stanno davvero così?

Nel contesto di un Mezzogiorno predato e umiliato, che ha subìto più tagli a sanità e scuola rispetto al Nord, e che è stato spremuto dai tributi ancora di più (quelli regionali inclusi), sempre rispetto al profondo Nord, in 10 anni Vendola ha portato 7 assessori esterni, costo modico: 8 milioni a legislatura.

Ha nominato sei assessori alla sanità (che si beve l'83% del bilancio regionale), qualcuno (l'ex Psi Tedesco) ha avuto rogne con la giustizia, conflitti di interessi alla luce del sole, nessuno scandalo.
Dopo aver rimproverato al predecessore Fitto di stravolgere il sistema sanitario (mantra con cui vinse le elezioni la prima volta nel 2005), ha tagliato 2600 posti-letto, ha chiuso 20 ospedali e svuotato interi reparti di quelli periferici. Ci si aspettava che si ribellasse ai format del rigore che chiamano patto di stabilità, a senso unico, di classe: invece si è adeguato brandendoli.

E meno male che ha governato “dalla parte dei più deboli”. Aveva promesso le case della salute sparse sul territorio: come l'araba fenice, dove sono nessun lo sa. I pugliesi ancora aspettano, e sperano. Intanto inciampano nelle liste d'attesa, più lunghe di prima: chi può le accorcia dai privati, sennò rinuncia a curarsi. La salute un privilegio di classe. I “deboli”? Si arrangino.

Ticket e superticket sono l'amara realtà (con 5mila euro di reddito si fa la fame, ma paghi 60 euro per le analisi o un banale prelievo di sangue). Molti farmaci salvavita, o più necessari agli “ultimi” (termine caro a don Tonino Bello, di cui Vendola fu intimo), che si ammalano più spesso, a pagamento: un regalo, l'ennesimo, alle lobby farmaceutiche.

“Abbiamo risanato l'ambiente”, dice Vendola. Di fatto ha consegnato il territorio alle lobby dell'energia cosiddetta alternativa, che da un lato ha devastato la buona terra e stuprato il paesaggio e dall'altro lo ha fatto con i soldi di una legge nazionale integrata dalla Regione con vari interventi legislativi. La Puglia produce il doppio dell'energia che gli occorre: così qualcuno si arricchisce mettendola sul mercato, e non sono certo i cittadini.

Molto ci sarebbe da dire sugli sghignazzi ai malati da Ilva di Taranto, tematica affrontata male e gestita peggio, come sulla Regione prima committente delle 4 corsie SS 275 Maglie-Leuca e la legge per spostare la ricorrenza del rogo di Marcinelle dall'8 al 9 agosto, che svela la grande conoscenza dell'ex governatore dei fenomemi migratori.

Vendola fece anche una legge per far rientrare i “cervelli” scappati all'estero: in 5 anni ne sono tornati appena 50: un fallimento. E che dire dell'autoimprenditorialità giovanile, “bollenti e spiriti” e dintorni? Su dieci start-up finanziate, dati alla mano, 9 sono morte dopo un anno. Tutto s'è risolto nell'istituzionalizzare il clientelismo ideologico (le fabbriche di Nichi). Forme di parassitismo 2.0 e di procacciamento del consenso che nella prima repubblica chiamavano clientelismo, o anche voto di scambio.

Dal rapporto-Svimez 2014: il Mezzogiorno si desertifica intellettualmente e umanamente, l'80% dei posti di lavoro, negli ultimi dieci anni, si è perduto al Sud, un milione e mezzo di meridionali se ne sono andati, il tasso di natalità è inferiore a quello del Nord (1, 3 contro 1,6) e la disoccupazione in dieci anni è passata dal 6,1 al 10, 4%.

Ciò che di buono si è visto è dovuto alle eccellenze della Puglia nei vari campi, dall'enogastronomia alla meccatronica, dal duro lavoro e dalla vocazione ai commerci dei pugliesi: nonostante la burocrazia, la pressione fiscale, la criminalità sulla porta di casa. Ogni trionfalismo appare perciò grottesco. Dice il vecchio proverbio contadino: “Cu la muttura la sterna no se inchie” (con la nebbia la cisterna resta vuota). E la nostra, dopo 10 anni di vendolismo, è desolatamente asciutta.

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