MEMORY. Quando Mammì fece sognare tutto il Meridione

(Wikipedia)
di FRANCESCO GRECO - Pallidi, palpitanti ricordi dell’infanzia in b/n ormai perduta. Nell’altro secolo, nel tempo che fu, quando andavamo in 500 e compravamo il primo frigo a rate e a “Tutto il calcio minuto per minuto” c’erano Enrico Ameri e Sandro Ciotti.
 
Una domenica d’inverno, il 30 gennaio 1972, pioggia da Diluvio Universale, avvenne qualcosa che la stampa dell’epoca chiamò “leggenda” (“Vittoria da 4 punti!”, Corriere dello Sport).
 
A Catanzaro scende la Juventus, con la protervia dei ricchi, l’aria di una fastidiosa incombenza ai confini degli imperi pallonari, un protocollo veloce veloce. E’ la Vecchia Signora di Morini, Furino, Spinosi, Causio, Capello, Anastasi, che poi vincerà il 14mo scudetto.
 
Ma il calcio è anche follia, la dea Eupalla sommamente capricciosa: ce lo ha insegnato il maestro Gianni Brera. La partita sta scivolando verso la fine, incatenata come l’audace Prometeo sullo zero a zero.
 
Già sarebbe eccezionale, ma un pallone malizioso fende la muraglia d’acqua da naufragio omerico, da Apocalisse now. Un ometto timido si avventa con coraggio e incoscienza e lo mette in rete, consegnandosi in tal modo agli almanacchi, e alla Storia: si chiama Angelo Mammì, astuzia e fortuna, oltre agli astri, gli furono favorevoli: il Sud ne avrebbe tanto bisogno: in quel tempo, oggi, domani, sempre.
 
Juve matata, risultato finale, ce lo disse il grande Enrico Ameri alla radio e la sera Emanuele Giacoia a “90mo minuto” in bianco e nero di Maurizio Barendson e Paolo Valenti: Catanzaro batte Juventus 1 a 0 (la domenica prima aveva fatto 0-0 col Milan di Nereo Rocco). Non era un refuso, un abbaglio. Molti di noi possono dire: “Io c’ero!”. Calabria in festa, Sud alle stelle dai Nebrodi al Vesuvio, come sempre quando i miliardari sono umiliati dalla classe operaia, fosse in Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, Abruzzo, Marche.
 
Falangi macedoni di anti-Juve ibridati fra interisti, milanisti, romanisti, laziali, napoletani e quant’altri fanno festa. Come la sera di domenica 15 gennaio 2017, Fiorentina-Juventus 2-1. E’ il cuore: si tifa anche contro, tifo trasversale, irrazionale, anche ridicolo, ma genuino, vero. Come paradossali sono i tifosi delle squadre del Nord che vivono a Bari, Messina, Potenza, Lecce, Napoli, Reggio Calabria: una forma di colonialismo sottinteso, invisibile, suicida.
 
Canovaccio che si ripeterà mercoledì 8 febbraio 2017, allo “Ezio Scida”, recupero della penultima di campionato: Crotone-Juventus. Corsi e ricorsi, G. B. Vico docet: il Mammì potenziale stavolta, 47 anni dopo, si chiama Diego Falcinelli. Tutta l’Italia anti-Juve e tutto il Mezzogiorno, il Regno delle Due Sicilie da Trapani alla Terra di Lavoro, il Sud povero ma bello, tifa per lui: pioggia, neve, vento, gelo che sia.
 
Il calcio nel frattempo ha smarrito quell’alone romantico di un tempo, dei miti resta poco oggi che i vivai sono soffocati e le squadre sono piene – è il trend perverso - di brocchi stranieri: sognare è molto più difficile, purtroppo per noi meridionali deboli di cuore. Ma al Sud il tempo ha una modulazione pigra, lenta, sensuale: non ce ne siamo manco accorti. Questione di dna.
 
Perciò, forza Crotone, forza Falcinelli, fateci sognare: la Storia vi aspetta, è ciclica, come diceva il grande Gabriel Garcìa-Màrquez, “il tempo gira in tondo”, e come aggiungeva Eduardo Galeano, buonanima, “giro il mondo per vedere una bella giocata”.  

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