Fede e tradizione, sogni e bisogni: le Tavole di San Giuseppe

di FRANCESCO GRECO - “San Giuseppe gradisca il tuo sacrificio”. Abito della festa e cravatta gli uomini, i vestiti più belli le donne. Da armadi e cassapanche preziose tovaglie ricamate della dote. San Giuseppe è un Santo “fumoso” (nervoso, dice Domenica Accoto), va onorato alla grande: una nota stonata può farlo arrabbiare.
 
Tra fede e tradizione, sogni e bisogni, l’area dell’entroterra idruntino si veste a festa per il Santo dei lavoratori. Famiglie, amici, vicinato cominciano a lavorare dopo Natale. Si usa il salone o la stanza più grande, luminosa. Bellissime scenografie: calle, gerbere, fresie, giacinti, narcisi. Gran lavoro per i fornai. La tradizione passa di madre in figlia.
 
A Giurdignano la Pro-loco “Sant’Arcangelo de Casulis” (guidata da Maurizio Quintana) coordina l’evento, prepara la maxi-tavola in piazza Municipio (fra i personaggi lo storico Mario Spedicato e Giovanni Giangreco, Soprintendenza BB.CC.). Oltre al Comune hanno collaborato il Club Unico e la Protezione Civile. Un pensiero affettuoso per chi non c’è più: Dani (un bergamasco) e Toni, mago della grafica e voce fuori campo delle scorse edizioni. R.i.p. Bravi! Bravi! Bravi!
 
I Santi possono essere 3, 5, 7, 9, 13: la Sacra Famiglia, i genitori della Madonna (Sant’Anna e San Gioacchino), di San Giuseppe (Sant’Elisabetta e San Giovanni), e così via fino a 13, come le pietanze.
 
Tutto è mito e rito, simbologia complessa, contaminata: cristiana, ebraica, pagana. Ada Accoto ci ha scritto un bellissimo libro, è in tutte le case. A Tavola (qui usa la maiuscola) un pane di 5 o 7 kg, verdure cotte, pasta col miele e mollica fritta (il formaggio dei poveri), ciciri e tria, “pampasciuni” (piccole cipolle selvatiche, pare ricordino l’amarezza del popolo d’Israele schiavo in Egitto), il pesce, l’arancia, il finocchio, olio, vino. Carne no: è Quaresima. Tutto disparo, una costante da spiegare. Fresie d’ogni colore, delicati giacinti adornano il bastone del Santo: battendo dà inizio alla cena che annuncia l’equinozio di primavera.

“San Giuseppe te ne renda grazia”. Incerta l’origine: le portò la comunità greca, la carità dei monaci bizantini o, una volta l’anno, i signori consentivano ai loro contadini di mangiare come loro tutto l’anno (“tavole pezzenti”)? Medioevo, o anche dopo. Del 1522 la prima traccia bibliografica. Certe le motivazioni: devozione, ex voto per una grazia ricevuta, oppure da chiedere. Spesso l’input sono i sogni: scansione onirica intrigante.
 
A Giurdignano (gemellaggio con Salemi, Sicilia) le 52 Tavole affacciano su corso Roma, le vie laterali, il delizioso intarsio del centro storico. Don Marco Gatta le ha benedette a mezzogiorno. In qualche casa il fuoco crea un’atmosfera dolce, intima. Le donne offrono un pane ai visitatori. Rifiutare è sacrilegio. Sono belle, vere opere d’arte fatte con cura, fatica, amore e fantasia (il tonno sostituisce il pesce fresco). Lavoro di gruppo: i vicini o amici di famiglia aiutano mettendo farina, miele, ceci, ecc. E’ uno dei volti più belli di Terra d’Otranto, emozioni cool, anche a scriverne.
 
Start del tour Maria D’Aurelio: “Ho San Giuseppe nel cuore”. Lucetta Rubrichi: “La faceva mia madre prima di me. Oggi le famiglie giovani continuano la tradizione, la scuola aiuta molto…” (l’Alberghiero “Aldo Moro” di Santa Cesarea Terme, ndr). Jolanda Pede: “Qui a Giurdignano ci vogliamo tutti bene…”. Parole come balsamo per il cuore. Rosa D’Ambrosio ha iniziato nel 1960: “Mio figlio era ancora piccolo…”, dice indicando una foto. Bella la tavola di Consiglia Siciliano, da 13 Santi. Da 60 anni (1958) la acconcia Giovanna Rizzello, da 40 Silvana Lanzilao (“Ogni anno ho un motivo…”). Angela D’Alba continua la tradizione della madre Giulia, durata 50 anni.

Giusy De Giuseppe da 20 in una bellissima casa a spigolo, pietra sfavillante. Le donne parlano con i visitatori, molte riconoscono il merito al marito. Maddalena Zezza: “Da 45 anni la faccio con lui…”. Fra matriarcato e patriarcato. Come Luigi Vilei, dal 2001. Le donne di casa: “La faceva mia suocera. Se inizi devi continuare”. E la famiglia di Antonio D’Aurelio, da 30. Love augura lo zerbino sulla porta di casa. Like!           
 
Fra il popolo delle Tavole il passato, la memoria irrompono nella koinè. Mamma Cesaria, che in piazza faceva una Tavola “cucinata” (vermicedddri, ciciri e tria, pesce, ecc.), non c’è più, la si ricorda con affetto. Il figlio Rocco Accoto continua nel ricordo.
 
Al Palazzo baronale una mostra dell’artigianato, belle foto b/n delle edizioni passate, ph Luciana Zappatore e due baby guide, Marco Bello e Vittorio Benegiamo: spiegano la tradizione con un una tale passione che i turisti restano commossi. Memoria e bellezza sono identità, ancoraggi sicuri. Bravi! Bravi! Bravi!

Ecco le altre: Mimmo D’Aurelio Lanzilao, Luciano Rizzo, Giuseppe D’Alba, Rosa D’Aurelio, Anna D’Aurelio, Pierluigi Luparelli, Giuseppe Vilei, Agostino Magrì, Rosa Siciliano, Michele Bruno, Antonio Signorella, Antonio Schito, Vincenza Patella, Igino D’Alessandro, Pino Benegiamo, Donato Rubrichi, Antonio Cervellino, Giuseppe Belmonte, Donato Vizzino, Elisabetta Rubrichi, Cesario Zappatore, Tanino Fanciullo, Pierluigi Fanciullo, Giorgia De Franciscis, Pina De Bene, Davide Serrano, Cosimo Rizzo, Fernando D’Aurelio, Rocco Accoto, Andrea Merico, Stefania Palma, Enea Benvenga, Meri Monteforte, Salvatore Santoro, Paola Belmonte, Andrea Vilei, Giovanni Angelino, Gino Carrozzo, Antonio D’Aurelio, Alessandro Cursano, Giovanni Vizzino, Marcello Palma, Pierluigi Panico, Nicola Ciriolo, Rocco Ferramosca.     
 
Carola è una bellissima principessa di 6 anni, vive nel seicentesco Palazzo Venturi (Minervino), pieno di bellezza e opere d’arte. Accoglie i visitatori sulle scale: “Presto, salite: son rimaste le ultime zeppole!”. La mamma Marilù Grassi e i nonni la guardano con amore. E’ il terzo anno che con papà Fernando preparano una Tavola (il primo con i Lions di Maglie). Tramite l’Associazione “Dono di Maria” i cibi saranno dati ai bisognosi (Mensa Comitale).         

Prima volta per Maria Cutrino, bella signora bionda, elegante: “Da anni sognavo San Giuseppe, me la chiedeva, mi sono decisa a preparare la mensa…”. Domenica Accoto è di Casamassella, è sposata qui: “E’ un Santo che si manifesta col silenzio. Ti viene in sogno finché non lo accontenti…”. Anche qui l’affabulazione scorre. Lei è la memoria storica. A Casamassella una cugina la fece senza amore, controvoglia: la “massa” (sfoglia) si riempì di vermi… La nonna Addolorata Stefanelli e il nonno Aurelio Accoto detto “Otello” la facevano da 13 Santi, “cucinata”. Un anno accanto al Patriarca la figlia mise anche San Giuseppe da Copertino. Sognò che prendeva fuoco, si alzò: era vero, fiamme ovunque. Anche i Santi litigano e fra loro c’è gelosia…

Sogni in cui un povero chiede la carità, San Giuseppe che mangia erbe spontanee… ”Quando ti metti a fare la massa non devi misurare quanta farina c’è nel sacco, devi farla tutta”. Si racconta di una famiglia di contadini che passò la notte sveglia a cucinare perché la sola stanza per la Tavola era quella.

Al Chiostro dei Padri Riformati ci accoglie Brahms, il bravo sindaco Fausto De Giuseppe, Francesca De Marco e Stefania Carrisi, assessori serie e motivate: “La tradizione si sta recuperando…”. Contagiano energia positiva. Idea geniale: alla Mensa, nell’austera Sala del Cenacolo, 13 fra giornalisti (5 stranieri: da Grecia, Gran Bretagna, USA), un friulano, e blogger, influencer, esperti di marketing territoriale, che hanno imparato a fare la “massa”, i pasticciotti, ecc. Anche qui: collaborazione della Pro-Loco e l’Alberghiero di SCT e succursali.
 
La dottoressa Giuseppina De Giuseppe è impegnata nel volontariato con i ragazzi disagiati. Sorride: “San Giuseppe sceglie le cose e le persone… Io ricevo tanta serenità”. Mario Matera è di Benevento, ha sposato un’insegnante di Cerignola, ha preso casa nel centro antico. Si parla dell’origine e la semantica delle Tavole, Vangeli gnostici, tradizione giudaico-cristiana. Delle varianti: Sicilia, Abruzzo, Campania (pare anche in Polonia). Auguriamo buona salute o, come si dice qui “San Ciseppe te l’uggia ’nsettu” (ti renda grazie).     
 
Si torna a casa tardi, col cuore e gli occhi sazi, avvolti da un’energia dolce, serendipity, come in trance: lieti di vivere e condividere con amici della ventura un cammino, un tempo, una terra, un pane.
 
Grazie Giurdignano, Palmariggi, Cerfignano, San Cassiano, Specchia Gallone (Tavola alla stupenda Cappella di Sant’Anna, dell’omonima Associazione, ottava edizione, Valeria Corvino e Vittoria Pezzella), Donato Caroppo, Damiano Marzo, Pietrina De Giuseppe, i Volontari, Cola Leonello), Uggiano e Casamassella (Pro Loco), Otranto, Poggiardo, Cocumola (Associazione Genitori Insieme, Mauro Foscarini, Filadelfio Rizzello, Antonio Rizzello, Gruppo Fratres, Antonio Pede), Uggiano la Chiesa (25 Tavole), Minervino (Renato Rizzo, Dionisia Cianci, Vitale Massafra, Giuseppe Rotundo, Salvatore Fruni, Cesario Serra, Santina Corvaglia, Katia Giannetta, Immacolata De Benedetto, Marcello Accoto, Graziana Giannetta, Antonio Leomanni, Bruno Bello, Marco Merico, Gianni Palma, Antonio De Giuseppe, Salvatore Urso, Mario Matera, Palma Gnai, Francesco Accoto, Associazione Mettere le Ali, Circolo Santu Vasili), ecc. Bravi! Bravi! Bravi! Ci si rivede il 19 marzo 2019, ci segniamo la data. Se San Giuseppe il “fumoso” vuole...

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto