Un’Avetrana barese nel 1956, la storia del killer Francesco Percoco

BARI. Allora le televisioni non avevano il potere che hanno oggi sui telespettatori, ma nel 1956 Bari è stata ugualmente sconvolta da un caso di cronaca impressionante, di quelli che scuotono la gente e che rimangono a lungo sulle prime pagine. È passato alle cronache come il delitto Percoco e chi lo ricorda potrà testimoniare dell’attesa spasmodica che il caso giudiziario aveva creato un po’ in tutta Italia.

CHI ERA PERCOCO - Francesco Percoco, universitario barese, ventiseienne, residente in un’abitazione in via Celentano, un ragazzo come tanti. Era iscritto ad agraria, ma non gli andava di studiare, preferiva spendere i soldi. La notte del 25 maggio 1956 massacrò con un coltello da cucina padre, madre e fratello minorato psichico. Raccolse i cadaveri nella stanza da letto dei genitori. Cercò di nasconderli nell’armadio, ma non c’entravano. Chiuse la stanza e lasciò tutto “come stava”. “Mi spogliai e mi addormentai di colpo, ero stanco morto”, dichiarò poi agli inquirenti.
“L’indomani cominciai a vivere”. Organizzò riunioni conviviali per diverse sere, abbandonando la casa solo quando il tanfo della decomposizione divenne incontenibile. Non bastava più a coprirlo l’acqua di colonia che aveva spruzzato abbondantemente sui muri.
I corpi vengono ritrovati, papà Vincenzo, mamma Eresvida, sessantaquattrenni, il fratello portatore di handicap Giulio, ventunenne. Martoriati da tantissimi colpi di punta e di taglio. In città scoppia la psicosi, si vede “Percoco” dovunque e qualsiasi episodio strano è attribuito al mostro. A Carbonara un giovane è scambiato per l’omicida e rischia il linciaggio. La stampa nazionale scava in città, nelle condizioni della gente e i giovani baresi temono di passare tutti per potenziali assassini.

IL PROCESSO - Franco fu raggiunto il 9 giugno in una pensione di Ischia, dove alloggiava con tanto di carta di identità – “comprai un paio di pantaloni bianchi, un golf e una camicia alla moda e scelsi un albergo” - ma non tentò difese davanti a polizia e magistrati. Al processo, seguitissimo naturalmente dall'opinione pubblica non solo locale, il "mostro di Bari” dichiarò che "l'impulso al delitto era giunto all'improvviso, come una forza irresistibile”. “Loro insistevano con gli esami…”.

LA CONDANNA - La condanna all’ergastolo del 1958 venne ridotta a trent’anni nel 1960. Chi subì un provvedimento dell’autorità giudiziaria fu anche la stampa. Venne disposto il sequestro delle copie dell’allora unico quotidiano barese, con l’accusa di aver pubblicato notizie raccapriccianti, capaci di turbare la morale comune e l’ordine familiare. Una decisione d’altri tempi, severamente criticata anche da altri magistrati. Oggi tutti convengono, al contrario, che descrizioni impressionanti possono far parte del quotidiano, preferibilmente affidate alle pagine di un thriller, magari d’alta scuola come quella svedese. A dieci anni dall’uscita dell’ultimo episodio del commissario Wallander, Henning Mankell riporta sulla scena l’ispettore della polizia di Ystad che ha appassionato milioni di lettori nel mondo e con “L’uomo inquieto”, Marsilio, 558 pag. 189 euro, conferma il suo primato di indiscusso maestro del poliziesco dalla Svezia. Un comandante di marina in pensione non torna dalla passeggiata mattutina in una bosco vicino a Stoccolma. Il caso coinvolge da vicino Wallander: von Enke è il futuro suocero della figlia Linda, il nonno della nipotina e scompare anche la moglie dell’anziano militare. Dall’indagine emergono collegamenti alla Guerra fredda, a gruppi di estremisti di destra e a killer professionisti dell’Est. In particolare, riemergono episodi degli anni Ottanta, quando diversi sommergibili sovietici furono avvistati in acque territoriali svedesi. Il poliziesco si collega al genere spionistico nella trama, ma torna a riallinearsi in perfetto aplomb thriller in un’altra novità Marsilio, “Finché morte non ci separi”, 478 pag. 19 euro, della first lady del giallo made in Svezia. Qualcuno ha ucciso il commissario di polizia Lindholm nel suo letto: un colpo alla testa e uno al ventre. Il figlio di quattro anni è sparito. La moglie è sotto shock. Sospettano di lei, potrebbe trattarsi di una vendetta per gelosia. Ma David era un poliziotto esemplare come tutti sostengono? Annika Bengtzon, sopravvissuta all’incendio della propria casa e rientrata a pieno ritmo alla redazione della Stampa della sera, è convinta che le indagini siano indirizzate verso una pista sbagliata. Deve studiare i motivi che la spingono a cercare con tanto accanimento la verità. È la sua passione per la giustizia o sta solo facendosi coinvolgere dalle pene di una donna tradita? La sua nuova inchiesta la porta all’interno del corpo di polizia e nel cuore del sistema giudiziario, costringendola a un confronto con se stessa ed a rimettere ordine nella sua vita, anch’essa sconvolta dalla gelosia.