Uomini gambizzati a Japigia: fu regolamento di conti del clan Parisi
BARI. Sono ritenuti responsabili di aver gambizzato lunedi' scorso nei pressi del campo rom di Japigia a Bari due persone solo sulla base del sospetto che avevano rubato un computer portatile e arnesi da scasso in un cantiere edile nello stesso rione: la Procura della Repubblica ha chiesto al Gip del Tribunale del capoluogo pugliese di convalidare il fermo nei confronti di Antonio Lovreglio, 27 anni, e Gennaro Marino, 24, entrambi pregiudicati e presunti affiliati al clan Parisi con l'accusa di tentato omicidio aggravato e porto e detenzione illegale di arma da fuoco e rapina aggravata. I due fermi sono stati effettuati all'alba di martedi' dagli agenti della Squadra Mobile della Questura.
LA VICENDA - La presenza come custode in quel cantiere edile andava ben oltre la semplice garanzia della sorveglianza notturna: era, invece, una vera e propria assicurazione che non sarebbe mai successo nulla, men che meno un furto. Per questo motivo Gennaro Marino considerava il furto avvenuto sempre venerdi', dal cantiere dove da luglio lavorava come custode, un vero e proprio affronto che non poteva che essere stato compiuto da qualche nomade che viveva nel vicino campo rom, non certo da delinquenti baresi che sapevano bene della sua appartenenza allo storico clan del quartiere, i Parisi.
Marino e' il genero di Michele Calzolaio, 48 anni, noto esponente della organizzazione criminale dei Parisi. Ci ha messo poco a individuare gli autori del furto e per questo avrebbe chiesto ad Antonio Lovreglio, anche lui custode di un altro cantiere edile della zona, figlio di Battista Lovreglio, 53 anni, sposato con Angela Parisi, sorella del boss dell'omonimo clan Savinuccio Parisi, di accompagnarlo nel campo rom per recuperare la refurtiva.
IL REGOLAMENTO DI CONTI - Lunedi', poco dopo le 17, Marino e Lovreglio a bordo di due scooter, hanno fatto irruzione nel campo nomadi alla ricerca di Florin Ghita, 21 anni, rumeno, domiciliato nella struttura di Japigia, ritenuto da Marino, uno degli autori del furto. Il ragazzo nomade in quel momento era in auto in compagnia di Francesco De Carolis, 30 anni, frequentatore abituale del campo rom. I due pregiudicati baresi li hanno costretti a scendere. Mentre Lovreglio puntava la pistola Marino la mostrava vistosamente dalla cintola dei pantaloni.
Sono iniziate le minacce a Ghita e De Carolis per farsi riconsegnare il materiale rubato nel cantiere. Di fronte alla loro reticenza, Lovreglio, per far capire che le minacce non erano solo verbali, ha sparato agli arti inferiori prima al 30enne barese, e poi al 21enne rumeno. I due esponenti del clan Parisi, risaliti sugli scooter, con l'avvertimento di ritornare il giorno dopo per ''fare una strage''. Infine sono andati via dal campo abbandonando i due feriti per terra, in una pozza di sangue per far ritorno pochi muiniti dopo a bordo di un solo scooter per un'ulteriore punizione.
Lovreglio si impossesso' dell'auto del De Carolis, una Nissan Micra, portandola via. Alle due incursioni, ai ferimenti, alle minacce hanno assistito numerosi nomadi del campo che, insieme a Ghita e De Carolis, hanno collaborato attivamente con gli uomini della Squadra Mobile di Bari. I feriti, i parenti e i connazionali del rumeno hanno messo gli investigatori sulle tracce prima di Marino, poi di Lovreglio. I due sono stati identificati anche attraverso il riconoscimento fotografico di alcuni testimoni.
LA VICENDA - La presenza come custode in quel cantiere edile andava ben oltre la semplice garanzia della sorveglianza notturna: era, invece, una vera e propria assicurazione che non sarebbe mai successo nulla, men che meno un furto. Per questo motivo Gennaro Marino considerava il furto avvenuto sempre venerdi', dal cantiere dove da luglio lavorava come custode, un vero e proprio affronto che non poteva che essere stato compiuto da qualche nomade che viveva nel vicino campo rom, non certo da delinquenti baresi che sapevano bene della sua appartenenza allo storico clan del quartiere, i Parisi.
Marino e' il genero di Michele Calzolaio, 48 anni, noto esponente della organizzazione criminale dei Parisi. Ci ha messo poco a individuare gli autori del furto e per questo avrebbe chiesto ad Antonio Lovreglio, anche lui custode di un altro cantiere edile della zona, figlio di Battista Lovreglio, 53 anni, sposato con Angela Parisi, sorella del boss dell'omonimo clan Savinuccio Parisi, di accompagnarlo nel campo rom per recuperare la refurtiva.
IL REGOLAMENTO DI CONTI - Lunedi', poco dopo le 17, Marino e Lovreglio a bordo di due scooter, hanno fatto irruzione nel campo nomadi alla ricerca di Florin Ghita, 21 anni, rumeno, domiciliato nella struttura di Japigia, ritenuto da Marino, uno degli autori del furto. Il ragazzo nomade in quel momento era in auto in compagnia di Francesco De Carolis, 30 anni, frequentatore abituale del campo rom. I due pregiudicati baresi li hanno costretti a scendere. Mentre Lovreglio puntava la pistola Marino la mostrava vistosamente dalla cintola dei pantaloni.
Sono iniziate le minacce a Ghita e De Carolis per farsi riconsegnare il materiale rubato nel cantiere. Di fronte alla loro reticenza, Lovreglio, per far capire che le minacce non erano solo verbali, ha sparato agli arti inferiori prima al 30enne barese, e poi al 21enne rumeno. I due esponenti del clan Parisi, risaliti sugli scooter, con l'avvertimento di ritornare il giorno dopo per ''fare una strage''. Infine sono andati via dal campo abbandonando i due feriti per terra, in una pozza di sangue per far ritorno pochi muiniti dopo a bordo di un solo scooter per un'ulteriore punizione.
Lovreglio si impossesso' dell'auto del De Carolis, una Nissan Micra, portandola via. Alle due incursioni, ai ferimenti, alle minacce hanno assistito numerosi nomadi del campo che, insieme a Ghita e De Carolis, hanno collaborato attivamente con gli uomini della Squadra Mobile di Bari. I feriti, i parenti e i connazionali del rumeno hanno messo gli investigatori sulle tracce prima di Marino, poi di Lovreglio. I due sono stati identificati anche attraverso il riconoscimento fotografico di alcuni testimoni.
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