Yara: alto 1.75, dai 73 ai 77 kg: è l'identikit dell'assassino

di Roberta Calò. Ecchimosi e una frattura all'altezza del rachide cervicale sul corpo della piccola Yara Gambirasio farebbero pensare ad uno strangolamento. Gli inquirenti non hanno confermato nulla e ancor meno giunge dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo che sta collaborando nelle indagini, ma questi segni avvallerebbero l’ipotesi frutto di indiscrezioni dei giorni passati, per cui le coltellate potrebbero essere considerate “non mortali”.
Numerose sono le ipotesi infondate circolanti sul web come quella oggetto di discussione nel corso dell’Arena in onda su Rai uno domenica 6 marzo che faceva riferimento ad un articolo del giornalista Andrea Aquarone: “Otto le coltellate, vibrate, secondo gli esperti, da una persona alta un metro e 75 circa, al massimo uno e ottanta. Quasi certamente un uomo, che peserebbe dai 73 ai 77 chili. Ecco il primo sommario identikit di questo finora introvabile maniaco”.
Nel corso della trasmissione il professore di Medicina Legale Ronchi ha commentato: “Significherebbe che il ferito stia fermo e il feritore infligga un colpo perfettamente perpendicolare. Impossibile”. Lo stesso ex comandante dei Ris Garofano ha supportato quanto sostenuto dal suo collega: “Sono affermazioni che fanno parte delle serie televisive che attribuiscono poteri magici alla scienza su un corpo peraltro in quelle condizioni”.
Sempre Ronchi, partendo dal presupposto di un rispetto del segreto istruttorio, consiglia agli inquirenti di lasciare un maggiore spiraglio di fuga alle informazioni al fine di mettere a tacere dicerie e illazioni prive di fondamento.
Per ora l’unica ipotesi più plausibile è che l’assassino abbia agito in preda ad un raptus e che la situazione sia probabilmente sfuggita di mano; si attendono i risultati dell’autopsia e delle indagini di botanica forense.
In questo clima di timore Don Corinno, nel corso dell’omelia domenicale, ha esortato i genitori del paese a prendersi cura dei propri figli con una domanda un po’ ambigua: “Preferireste essere i genitori di Yara, oppure di un ragazzo che compie questi delitti?”.
Peraltro un cammino di fede e di preghiera è iniziato nelle vie del piccolo paese di Brembate e delle zone limitrofe prendendo il posto dei festeggiamenti di Carnevale soppressi per rispetto alla triste vicenda.
Giungono appelli, ma di natura diversa, anche dal mondo della politica: “È una vergogna, sono cose che non esistono proprio. A chi si è impegnato nelle ricerche della povera Yara va il mio più grande ringraziamento. Sinceramente. Trovo che il loro impegno sia stato grandissimo”; queste le parole del ministro della difesa Maroni contro le critiche e le polemiche sollevate sulle battute di ricerca della giovane ginnasta.
Sotto la lente di ingrandimento l’agire dei volontari della Protezione Civile che non hanno ritrovato il corpo in una zona controllata ben due volte. A giudicare dalle immagini trasmesse sempre nel corso della trasmissione l’Arena circa la battuta del 12 Dicembre 2010, non sarebbe stata usata la tecnica dello spalla a spalla tracciando la zona controllata così da evitare anche eventuali distrazioni.
Peraltro pare sia stata saltata la zona ad est più vicina ai capannoni industriali e i cani molecolari sarebbero stati condotti sui luoghi coinvolti solo dopo quattro giorni dopo la scomparsa.
Questo, secondo quanto spiegato da ospiti e conduttori nel corso della trasmissione, dipenderebbe da leggi che non garantiscono un riscontro immediato, un intervento repentino e un’azione imminente entro poche ore da un caso di scomparsa.
Il criminologo Fusaro ha spiegato: “Quando ci si trova di fronte a casi di persone scomparse si dovrebbero attuare protocolli standardizzati. Il protocollo è uno schema sul quale gli inquirenti decidono di lavorare. Ma qualcosa in generale non è andato se sono andati per due volte ma il corpo non è stato trovato lì”. L’ex comandante dei Ris Garofano avrebbe cercato una giustificazione: “Ci si può sempre migliorare. Nel 2007 si sono avuti solo 8 omicidi e 11 nel 2008. Siamo sotto l’1% d’omicidi d’adolescenti rispetto all’11% dell’America che ha portato a un ritardo nello sviluppo delle tecniche”.
I volontari della Protezione civile occupatisi della perlustrazione della zona di Chignolo, come spiegato dal loro capo Valsecchi nel corso di un’intervista, sarebbero stati interrogati dalle forze dell’ordine per chiarire la questione e le eventuali dinamiche. Quello che ci si augura è che il servizio offerto volontariamente da queste persone che hanno impiegato tempo, forze e speranze, non venga accusato proprio da quelle forze dell’ordine che avrebbero dovuto più diligentemente coordinarle e addestrarle. Forse il tempo meglio impiegato sarebbe quello nell’approfondire le indagini e nel colmare le falle d’un sistema che a livello dirigenziale e non operativo non ha funzionato.

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