Altro che oscurantismo: ecco le idee geniali del Medioevo

di Vittorio Polito. Il Medioevo, fino ad un secolo fa, è stato considerato come epoca dell’oscurantismo, dell’intolleranza, della superstizione, ma oggi grazie ad alcuni studiosi si ha una concezione più equilibrata e più positiva di questo periodo storico. Le cattedrali romaniche e gotiche, ad esempio, che in quel periodo venivano considerate con disprezzo arte “gotica”, ancora oggi sono a testimoniare la grandezza di quell’epoca. Il medioevo ha segnato anche un periodo significativo per alcune invenzioni che Chiara Frugoni ha voluto evidenziare nel suo libro “Medioevo sul naso”, pubblicato dagli Editori Laterza (pag. 138, euro 18,00).
L’autrice passa in rassegna molte delle invenzioni di quel periodo: gli occhiali, la carta, la filigrana, la stampa a caratteri mobili, l’università, i numeri arabi, lo zero, la data della nascita di Cristo, banche, notai, il nome delle note musicali, la scala musicale e tante altre.
Il medioevo ci dà anche i bottoni, le mutande, i pantaloni, le carte da gioco, gli scacchi, il carnevale, l’anestesia e perché no, anche il gatto in casa, i vetri alle finestre, il camino. Inoltre, ci fa anche sedere a tavola (i romani mangiavano sdraiati), e mangiare con la forchetta maccheroni e vermicelli, la cui farina veniva macinata con mulini ad acqua e a vento.
Gli uomini di Chiesa ritennero la forchetta strumento di mollezza e perversione diabolica. San Pier Damiani (1007-1072) non ebbe alcuna pietà per la principessa bizantina Teodora, andata in sposa al doge Domenico Selvo, che usava la forchetta e si circondava di raffinatezze cercando di ingentilire le maniere dell’Occidente: «Non toccava le pietanze con le mani ma si faceva tagliare il cibo in piccolissimi pezzi dagli eunuchi. Poi li assaggiava appena portandoli alla bocca con forchette d’oro a due rebbi». La donna fece una terribile morte, le sue carni andarono lentamente in cancrena, e questa fu giudicata come una giusta punizione divina per un così grande peccato (?). Ma l’uso della forchetta si generalizzò di pari passo con il diffondersi di un cibo tipicamente medievale e rimasto il pilastro della cucina italiana, la pasta, il più adatto strumento per infilzare quel cibo caldo e scivoloso. Immaginate un modo di mangiare gli spaghetti senza la forchetta?
Quel periodo storico ha cambiato il nostro senso del tempo portandoci l’orologio a scappamento, le ore di lunghezza uguale, non più dipendenti dalle stagioni, ed anche Babbo Natale per far sognare i nostri bambini.
“L’arte di fare gli occhiali”, tanto per rimanere nell’argomento del titolo del libro, entusiasmò molto l’inventore, il domenicano Giordano da Pisa, dal momento che gli avrebbe permesso da quel momento in poi, di meglio meditare sulle sacre pagine e comporre edificanti sermoni. Ma la novità aiutò anche a fermare sul foglio debiti ed illeciti guadagni altrui. In due parole da strumento della Chiesa è diventato strumento del mercante.
Chiara Frugoni, uno dei maggiori medievisti italiani, non ha la pretesa di esaurire con la sua pubblicazione le invenzioni medievali, ma intende solo dare il suo contributo come omaggio al Medioevo, ai tanti miglioramenti introdotti di cui ancora oggi godiamo. Ha seguito un filo narrativo basandosi sulla bellezza delle immagini e dei testi medievali. Insomma, un medioevo inaspettato, dalle mille invenzioni, un racconto affascinante, una storia documentata di sorridente ironia e di immagini colorate.
Una curiosità: qualche anno fa, un’artista barese, Anna Maria Di Terlizzi, in occasione della mostra “Medioevo da indossare”, realizzata nelle sale della Pinacoteca Provinciale di Bari, ideò alcuni oggetti d’arte: collane, bracciali, orecchini, anelli, in argento e oro, ecc., realizzati con l’antica tecnica della “fusione a cera persa” ed utilizzando bronzo, pietra, legno, completati con smeraldi, brillanti, cristalli, quarzi, coralli ed altre pietre preziose, rappresentanti leoni, grifoni, mascheroni, sirene, presenti in castelli e cattedrali pugliesi. Gli oggetti furono venduti ed il ricavato fu utilizzato per restaurare alcune opere della stessa Pinacoteca.
Anna Maria Di Terlizzi, scultrice, già docente di discipline plastiche presso l’Istituto Statale d’Arte di Bari, vive ed opera a Bari. Con l’utilizzo del bronzo, pietra, legno, realizza gioielli-scultura d’arte contemporanea e medievale, si ispira, nella sua attività, alle radici storiche della Puglia, a miti e forme preistoriche del Mediterraneo al mondo contadino e marinaro e, nelle sue più recenti realizzazioni, ai gioielli di Puglia. Alcune sue opere in bronzo sono presenti nelle Chiese di Bari e della provincia (Basilica di San Nicola, Chiese di Sant’Enrico, Santa Croce, San Rocco, San Pasquale). Ha ottenuto anche numerosi premi tra i quali la medaglia d’oro alla IV Rassegna di arte contemporanea di Lecce; medaglia d’argento per il contributo di idee ed opere per le celebrazioni del IX centenario della traslazione delle reliquie di San Nicola.

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