"Puglia, regione centrale del Mediterraneo"
di Dario Durante. «La Puglia come regione centrale del Mediterraneo, un mare comune che lega il sud Europa e il nord Africa». Parola di Giuliana Sgrena, scrittrice e reporter di guerra di fama internazionale che domenica 11 dicembre è stata ospite del circolo di “Sinistra, Ecologia e Libertà” di Pulsano per discutere della “primavera araba”.In questo momento, «c’è molta più vivacità e reazione nei paesi arabi rispetto alla sponda europea» ha affermato la giornalista spiegando i tratti distintivi delle recenti rivoluzioni laiche dalle «dimensioni imprevedibili, nate dal basso, frutto di precedenti fermenti, fatte senza partiti, né ideologie e leader politici, sotto l’unico simbolo della bandiera nazionale» in cui l’elemento di modernità è dato dall’uso di tecnologie informatiche che «ha permesso di superare la censura delle dittature e di mettere in rete i rivoltosi», in un’area compresa tra Marocco e l’Iraq.
I problemi di natura economica e sociale (aumento dei prezzi dei generi alimentari di prima necessità, precarietà del lavoro, mancanza di futuro per le nuove generazioni) si sono trasformati da subito in rivolte politiche per rivendicare la dignità, la democrazia e la libertà attraverso la lotta ai regimi e alla corruzione perché si è preso «coscienza della necessità che non ci può essere una giustizia sociale senza giustizia politica».
Sgrena parla di vittoria dalla paura e senso di libertà dei cittadini ma avverte che «il successo delle rivolte si misurerà dall’affermazione dei diritti universali delle donne arabe», già messi in discussione dai vari partiti islamici, usciti vincitori nelle recenti consultazioni elettorali di molti paesi grazie ad un’organizzazione più strutturata rispetto alle formazioni di sinistra, all’appoggio dei media locali (tra tutti, la tv Al Jazeera) e al sostegno economico dell’Arabia Saudita e del Qatar – propensi a garantire lo status quo in casa propria.
Il difficile processo di democratizzazione, infatti, «provoca nell’immediato un ritorno all’identità musulmana e il successo dei partiti più radicali (più scaltri a presentarsi come uniche vittime delle dittature passate) che predicano una superiorità del maschio sulla donna, vista non tanto come portatrice di diritti ma come limitazione della virilità» spiega la giornalista. «Dopo il blocco del turismo e il ritiro degli investimenti europei causati dalle rivoluzioni, ora gli occidentali preferiscono gli islamisti perché sostenitori di un liberismo sfrenato».
Una situazione molto complessa, quindi, in cui i valori e gli ideali delle rivolte tardano a concretizzarsi, per non parlare della Libia dove è in atto «una lotta per il potere e per l’accaparramento dei proventi del petrolio da parte di forze interne ed esterne».
Per la prima volta nelle storia, però, la “primavera araba” «ha avuto la forza di invertire i ruoli e di contaminare il nord del Mediterraneo» (vedi il movimento degli indignatos spagnoli e la protesta dei pastori sardi), ha fatto notare Sgrena rammaricata dall’immobilismo dell’Unione Europea ma nel contempo impegnata, all’interno di Sel, a sostenere le vere forze democratiche dei paesi arabi nell’ottica di una costruzione di un’Europa diversa e più attenta alla sua dimensione meditteranea.