Presentazione libro: Incontro con Antonio Ingroia

di Vittorio Polito. Martedì 28 febbraio 2012, alle ore 15.30, presso la sala convegni della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Taranto (Convento di San Francesco – Via Duomo), sarà presentato il volume di Antonio Ingroia, procuratore aggiunto presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, «Nel labirinto degli dei. Storie di mafia e di antimafia» (edizioni il Saggiatore).
Interverranno: Antonio Uricchio, Preside II Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari, per i saluti, quindi il programma prevede gli interventi di Maurizio Carbone, Presidente della Sottosezione di Taranto dell’A.N.M.; Nicola Triggiani, Professore Associato di Diritto Processuale Penale presso la II Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari; Alessandro Cobianchi, Referente regionale di “Libera”. A moderare il dibattito, Giulia Galli di “Libera” – Taranto.
Come scrive Ingroia nell’introduzione, non si tratta di un libro di “storia”, ma di “storie”: episodi tratti dalla sua esperienza giudiziaria. Un volume che rappresenta una testimonianza della vicenda umana e professionale di un magistrato che, un po’ per scelta e un po’ per destino, si è ritrovato giovanissimo a lavorare con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e da allora ha continuato ad occuparsi di indagini sulla criminalità organizzata, fino a ricoprire l’incarico di Procuratore aggiunto presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
Il libro presenta storie di mafia e di antimafia, narrate in ordine cronologico: da quando Ingroia si interessa alla mafia la prima volta («La prima volta che mi interessai di mafia ero solo un ragazzino di dieci-undici anni che leggeva molto»), all’incontro con Borsellino (toccante e intenso il capitolo «Io il procuratore sono»), fino ai vari accanimenti e agli interrogatori che lui stesso ha condotto. Un libro interessante – anche se non propriamente leggero – perché racconta di storie vissute in prima persona e, tramite la narrazione, si lanciano appelli per «ritornare ai fatti, richiamare al terreno concreto della realtà».

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