Bif&st: dal 2D di Shakespeare in Love al 3D di una lezione con John Madden

di Roberta Calò. Il Bif&st colpisce ancora e ci dimostra come "Il miglior effetto speciale è il cinema stesso"(Jean-Marie Gourio). Questa volta lo fa passando per la proverbiale eredità di uno dei maestri della drammaturgia inglese e la maestria di un padre della cinematografia contemporanea, John Madden. Il risultato? La proiezione nella sala 1 del cinema Galleria nella giornata di ieri di "Shakespeare in Love" seguita dalla lezione di cinema con il regista che ha attirato a sè un considerevole numero di partecipanti, in particolar modo giovani.

 La visione del film in lingua originale ha consentito ai presenti di assaporare il gusto dei versi shakespeariani nella loro più alta autenticità. S'apre così lo scenario sull'Inghilterra elisabettiano del 1953, data in cui s'è fatta risalire la nascita dell'opera Romeo and Juliet. Una storia d'amore tanto straziante quanto unica nel saper cogliere "la natura vera dell'amore", nel cogliere l'essenza di un sentimento che da solo è in grado di far ruotare il mondo.

Il film però propone una duplice chiave di lettura che spalanca le porte all'approfondimento di una intrinseca convivenza tra cinema e teatro. Come lo stesso regista spiega, infatti, la difficoltà maggiore è stata quella di riuscire a far respirare l'anima del teatro attraverso il dispiegarsi di una pellicola: "Il film rappresenta una summa delle mie esperienze precedenti. E' arrivato nelle mie mani perchè molti l'hanno rifiutato in precedenza. Era nelle mie corde perchè avevo studiato Shakespeare all'università e non capivo come mai ci fossero stati quei rifiuti. Probabilmente perchè si credeva che un film sul teatro non potesse catturare il mistero e il fascino che si respira in teatro. Invece nel film anche il pubblico teatrale diventa parte della scena. Inizialmente si pensava ad accorgimenti comici per mitigare la seriosità del teatro di Shakespeare. Poi sono intervenuto io che non ho abbandonato l'idea ma ho riscritto tutto. Girando il film poi ho capito perchè molti attori hanno rifiutato credendo fosse una sorta di presa in giro. Risultava difficile barcamenarsi tra aspetti comici e serietà di recitazione". Il passo successivo per Madden è stato quello di trovare il giusto equilibrio anche su un set in cui si apriva all'ordine del giorno un acceso dibattito sugli sperimentalismi adottati: "C'era talvolta un'atmosfera di nervosismo sul set. Molti non capivano i giornalieri che io invece vedevo come poi sarebbero stati montati insieme. Per questo ho cercato di girare subito la scena del balcone alternata alle scene dell'amplesso. Per esempio si sono irritati quando hanno visto Shakespeare e Viola che facevno l'amore e recitavano i versi. Appariva tutto assurdo mentre si girava il giornaliero ma poi ho trovato ho trovato un ottimo compositore e ha montato tutto. E così sono stati zitti".

 Non è mancata da parte di Madden un excursus sui suoi esordi: "Ho cominciato a vedere film quando ero abbastanza grande ma i primi contatti li ho avuti all'università. Il primo film che mi ha colpito è stato Bonnie and Clyde. L'ho visto otto volte. Conosco a memoria ogni parola. L'ho studiato attentamente non come farebbe il pubblico ma come dovrebbe fare un vero tecnico. Ho iniziato con sceneggiati radiofonici prodotti dalla BBC e poi mi hanno chiesto di realizzare degli adattamenti teatrali di questi sceneggiati radiofonici. Poi sono arrivate le prime offerte per dirigere film. La BBC mi ha offerto poi l'opportunità per girare La mia Regina. La BBC Scozia ha particolarmente investito in questa iniziativa. La protagonista era nota in patria come attrice ma non all'estero. Non credevo ce l'avrebbe fatta ma poi si è rivelata un genio".

Madden ha poi spiegato che il suo approdo sulla sedia del regista non è stato un processo casuale ma è stato frutto di uno studio sulle sue propensioni artistiche che avevano trovato nella regia lo strumento espressivo più consono alla sua personalità: "Non ricordo bene come ho iniziato, ho provato l'istinto a raccontare una storia. Volevo fare l'attore ma poi non l'ho fatto perchè l'attore deve avere una prospettiva interiore e pensare a se stesso. Invece il regista deve avere una prospettiva ampia e ho deciso "conclude Madden" di fare il regista". Un'esperienza unica, quella del doppio appuntamento, che ha consentito al pubblico di assistere alla proiezione di un capolavoro cinematografico, di toccare con mano la viva esperienza della sua realizzazione, di conoscere una nuova dimensione del teatro, di riassaporare la melodia di un sonetto, di vivere ancora un'emozione rammentandoci che, come affermava Kafka: "Le corde della lira dei poeti moderni sono interminabili pellicole di celluloide".