Bif&st: De Seta e la sorprendente attualità di una pellicola del 1961

di Roberta Calò. La selezione operata dallo staff del Bif&st inizia a dare i suoi frutti; quello a cui si assiste non è solo un festival del cinema ma un input continuo a confrontarsi con la realtà passando per le mani dell'arte. Questa volta lo stimolo viene originato da un capolavoro di Vittorio De Seta del 1961 "Banditi a Orgosolo", vincitore di numerosi e prestigiosi premi. Interpretato da pastori di Orgosolo il cui tempo è scandito dal calendario della terra e delle bestie, il film ci mostra uomini per cui gli unici valori che contano sono l'agricoltura, la pastorizia, la famiglia, la casa. Lo Stato esiste solo nella figura dei carabinieri e la società coeva moderna non può capire un simile stile di vita ed esiste solo nelle armi che usa. Il film racconta la storia di un uomo, Michele Ioso, che ospita forzatamente nel suo ovile tre briganti che avevano derubato alcuni maiali. Col sopraggiungere dei carabinieri i tre furfanti scappano. Nello scontro a fuoco, però, un carabiniere viene ucciso e non potendo rintracciare i veri colpevoli, le forze dell'ordine si accontentano di trovare in Michele un capro espiatorio per paventare un apparente esercizio della giustizia. Il povero pastore, che lavora con sacrifico ogni giorno per ripagarsi il mutuo di cui si era fatto carico per acquistare il bestiame, decide di scappare. Lui, consapevole della sua innocenza, non può permettersi di attendere le tempistiche di un processo e decide di vivere come latitante "per campare la famiglia". Michele e il fratellino iniziano il loro viaggio tra le montagne sarde per sfuggire ai carabinieri ma il loro estremo sacrificio non sarà ripagato, le condizioni meteorologiche e la siccità causano la morte delle pecore. Ecco allora che in preda alla disperazione dinanzi al dispiegarsi di una vita ingiusta, Michele, un uomo onesto, forgiato dai sacrifici e dalla fatica, spiega al fratellino: "si vede che siamo nati disperati". Il fratellino torna in paese a vivere con la madre e Michele decide di diventare un bandito per garantire un qualche sostentamento alle persone che ama e di cui si sente responsabile dalla morte del padre. La lotta ai banditi si tramuta così in lotta tra poveri, tra onesti che cercano in tutti i modi di percorrere la strada per la sopravvivenza. L'esaltazione dei valori primordiali, il richiamo ai sentimenti più puri, il finale tragico ma profondamente reale rendono questo film uno spaccato di verità senza tempo. Le tematiche narrate da questa pellicola in bianco e nero ha toccato il cuore del pubblico in quanto, sfiorando i nervi scoperti della società moderna, ha parlato di problematiche attuali in cui ogni famiglia non stenterebbe a immedesimarsi, perchè come Renoir ci ricorda: "L'arte del cinema consiste nell'approcciarsi alla verità degli uomini, non di raccontare delle storie sempre più sorprendenti".