Ilva: mons. Santoro durante l'omelia, mai più scambio tra lavoro e salute

di Dario Durante. «Sarei felice che non si paventasse più lo scambio tra lavoro e salute, disoccupazione e difesa dell’ambiente: il Signore non ci chiede di scegliere ma ci dona l’intelligenza e la creatività per difendere il lavoro e per custodire l’ambiente e la vita».

Durante l'omelia del precetto pasquale celebrato nello stabilimento Ilva alla presenza dei vertici aziendali e di numerosi operai, il vescovo di Taranto Filippo Santoro entra nel merito delle tematiche che stanno infuocando la vita sociale e il dibattito politico tarantino degli ultimi tempi. Invitando ciascuno «a spostarsi dal lamento alla roccia solida della speranza», l'arcivescovo sottolinea che «la chiesa tiene innanzitutto all’uomo nella sua dignità di figlio di Dio e, in questo contesto, al suo diritto al lavoro, che lo qualifica come persona e alla difesa della vita in tutte le sue manifestazioni».

 Mons. Santoro esorta, infatti, ad avere «il coraggio e la maturità di affermare quello che è essenziale per vivere: lavoro, salute, aria pulita, mare non inquinato, educazione e rispetto della dignità di tutti, anche degli immigrati che approdano nella nostra terra. La contrapposizione di questi valori, l’obbligo a scegliere l’uno anziché l’altro, sono frutto di una dinamica perversa che sbarra la via al futuro di Taranto. Non lasciamoci dominare dalla logica antiumana del lucro come valore supremo della vita». Per il vescovo, è necessaria, dunque, «una concertazione finalmente seria e coraggiosa, che non svii in frettolosi compromessi che vanno sempre a discapito della povera gente. Tutti dobbiamo sacrificarci per il bene di Taranto, non dobbiamo anteporre nulla al futuro di questa terra bellissima e ferita che ci è stata donata, che non è nostra. Dio ci chiederà conto della vigna che ci è stata affidata».