“L’intervista di… Al Bano Carrisi”: una chiacchierata lunga una vita tra musica, fede e famiglia

di Nicola Ricchitelli. Da quella prima canzone scritta all’età di dodici anni, “Addio Sicilia”: «Raccontavo di vicende famigliari legate alle mia infanzia… raccontavo la storia di tanti uomini del Sud»; sino agli anni dell’emigrazione a Milano: «Le possibilità che offriva Milano erano tante e non parlo solo del mondo della musica», poi le collaborazioni con il “Clan Celentano” – fu proprio il Molleggiato a suggerirgli di cambiare il suo nome Albano in Al Bano – fino ad arrivare al successo di “Nel Sole” nel 1967, ma quello, il successo, è davvero tutto un'altra storia.
I numeri della discografia dell’artista di Cellino San Marco narrano di ben 20 album incisi – dal 1967 al 2011 – nonché 18 raccolte – la prima nel 1974 l’ultima nel 2010 – e quindi ben 30 “45 giri” incisi a cavallo tra il 1965 e il 1975 e 11 singoli pubblicati tra il 1996 e 2007.
Poi ci sono le partecipazioni al Festival di Sanremo: «Per me questo evento è come Pasqua o Natale, qualcosa che si attende tutto l'anno: una festa alla quale mi piace partecipare»: di fatti, il cantante di Cellino San Marco vi partecipa per ben 14 volte – la prima nel 1968, l’ultima nel 2011 – vincendolo nel 1982 con “Ci sarà” in coppia con Romina Power, e centrando il podio per ben cinque volte, l’ultimo proprio nel 2011 con il brano “Amanda è libera”.

D: Ospite quest’oggi della rubrica “L’Intervista” il grande Al Bano Carrisi. Al Bano, qualche giorno fa sei stato a Trani per parlare del tuo libro “ Io ci credo - Perchè con la fede non mi sono mai arreso". Cos’è per te la fede?
R:« "Io Ci credo" è un libro nato dalle mie riflessioni sulla fede e sul valore di determinati insegnamenti che ti aiutano a superare le difficoltà della vita. Ho voluto ripercorrere alcuni episodi ed esprimere le mie emozioni legate proprio alla fede, nella speranza che ognuno di noi possa guardarsi dentro e capire che la preghiera diventa spessa compagna di vita».
D: Piccola curiosità: vorrei parlare in breve dalla tua visita in Azerbaigian – nella regione del Nagorno Karabakh – un annetto fa. Le autorità dell’Azere ti hanno inserito nella lista delle persone indesiderate. Quali i motivi di questa decisione? Cosa ci puoi raccontare di questa terra?
R:« Questa è una terra meravigliosa che respira un'aria di cambiamento. Non credo che Al Bano sia indesiderato in qualche posto del mondo: men che meno la musica che diventa sempre ambasciatrice di messaggi di pace».
 D: La tua prima canzone l’hai scritta a dodici anni (“Addio Sicilia”). Cosa raccontavi in quella canzone?
R:« Raccontavo di vicende famigliari legate alle mia infanzia. Ai parenti che si spostavano in giro per l'Italia o per il mondo in cerca di una vita migliore. Raccontavo la storia di tanti uomini del Sud».
D: Al Bano, a diciassette anni lasci la Puglia per emigrare a Milano. Com’era la vita di un ragazzo del sud a Milano? Come mai nel 2012 si continua ancora ad emigrare al nord?
R:« La vita di un ragazzo del Sud a Milano non era certo agiata e facile. Ma ogni problema si supera quando ci sono sogni da raggiungere. Le possibilità che offriva Milano erano tante e non parlo solo del mondo della musica. Se ancora oggi molti giovani emigrano vuol dire che la situazione non è molto cambiata, anche se credo le possibilità si siano ridotte».
D: Don Carmelo, prima di essere uno dei tanti vini di successo che produci, è soprattutto il nome di tuo padre Carmelo Carrisi. Chi è stato per te tuo padre? Quali le gioie che avresti voluto condividere con lui? Vi sono promesse fatte non ancora mantenute?
R:« Don Carmelo è stato e resterà per me un punto di riferimento. I suoi insegnamenti, ma anche il suo modo di affrontare la vita, sono stati fondamentali sotto il profilo umano ma anche sotto quello professionale. Partendo gli promisi che un giorno avrei prodotto un vino che portasse il suo nome. Così è stato. Certo, se fosse ancora qui sicuramente gli avrei promesso... altro ancora».
L'artista di Cellino San Marco è salito per ben 5 volte sul podio di Sanremo
D: Dalla prima partecipazione al Festival di Sanremo datata 1968, sino all’ultima del 2011, come si spiegano quattordici partecipazioni? Cosa ti lega a questa manifestazione?
R:« Tutti noi cantanti dobbiamo molto al festival di Sanremo. Per me questo evento è come Pasqua o Natale, qualcosa che si attende tutto l'anno: una festa alla quale mi piace partecipare».
D: Al Bano, dei tanti album che hai inciso quale quello a cui sei maggiormente legato?
R:« Le canzoni sono come i figli: si amano tutti allo stesso modo».
D: Al Bano “Domani 21.04.2009” è il nome di una canzone: la canzone scritta per l’Aquila in occasione del drammatico terremoto. Quali i risultati ottenuti da quel lavoro? Hai notizie in merito allo stato della ricostruzione?
R:« E' un evento che mi ha sconvolto. Quanto alla ricostruzione, so che ci sono stati problemi ma mi auguro che tutto possa essere risolto per non lasciare a se stesse quelle persone e chi in questa tragedia ha perso tutto».
D: Al Bano, “Amanda è libera”. Chi era Amanda, ma, soprattutto, quante Amanda nella nostra terra devono ancora trovare la libertà?
R:« Amanda è una donna che cercava la libertà ma che è stata costretta scontrarsi con una realtà della quale alla fine è rimasta vittima. Un fatto di cronaca riportato in una canzone che ha voluto rappresentare una denuncia , ma anche una speranza».
D: Curiosa è stata la tua partecipazione nel brano di Caparezza “Vieni a ballare in Puglia”. Avresti aggiunto dei versi alla canzone? Cos’altro avresti raccontato di questa regione?
R:« Della nostra Puglia sono davvero tante le cose da raccontare. Caparezza lo ha fatto a modo suo, io a modo mio, altri a modo loro. Tutti amiamo questa meravigliosa terra di cui andiamo sempre orgogliosi».
D: Al Bano, una vita è fatta di gioie e dolori: tirando la linea del totale, quanto sei in credito o in debito con essa? Come vedi e cosa c’è nel tuo futuro?
R:« Cosa c'è nel mio futuro solo chi è sopra di noi può saperlo. La vita ti da tanto, ma anche tu devi qualcosa: non puoi solo pretendere».