Emergenza carceri: Pastore insorge, non è nell’agenda politica del Governo

BARI. “I detenuti protestano, rifiutano che venga loro somministrato cibo, non mangiano, si appellano alla Corte europea, Strasburgo da loro ragione e condanna l’Italia ma le cose non cambiano, le carceri sono luoghi troppo affollati, le condizioni di vita dei detenuti sono pessime e il Paese, alle prese con lo spending review e la crisi, mette all’ultimo posto chi sta in fondo". Così il Consigliere regionale del Gruppo Misto-Psi.

"A guardare cifre, crimini e pene, infatti, in carcere, - prosegue Pastore - oltre a starci un numero congruo di persone che ‘merita’ di scontare una pena adeguata, ci stanno soprattutto stranieri ‘clandestini’, tossicodipendenti e ‘ladri di mele’. Qualche migliaio in meno sono fuori grazie al pacchetto ‘svuota carceri’ ma l’emergenza non è mai venuta meno e con il caldo le cose possono solo peggiorare. Per non parlare di altre prigioni, chiamate però in un altro modo, chiamate centri di identificazione ed espulsione, peccato che vi siano grate, chiavi e non ospiti ma detenuti in attesa che qualcuno decida la loro sorte. Spesso quei cittadini stranieri passano dai Cie al carcere e viceversa.
È un disastro, lo è da ogni punto di vista, perché quei luoghi non aiutano nessuno e neppure assolvono alla loro funzione rieducativa. Una qualche funzione formativa possono pure averla, ma non in positivo. Solo il peggio si può apprendere dove individui vivono ammassati, perdendo la concezione del tempo, la dignità di condividere forzatamente l’esistenza, come animali. La protesta è arrivata anche in Puglia e a Trani con 254 dei 336 detenuti che hanno manifestato pacificamente astenendosi dal vitto per sollecitare misure deflattive e invocando amnistia e condono.
A questo si aggiunga la carenza di agenti di polizia penitenziaria, senza scordare le proteste di Foggia, in seguito alle quali il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno col quale si impegna a favorire misure di contenimento delle emergenze nelle carceri pugliesi, dai punti di vista sanitario e strutturale.
La Corte europea condanna per l’ennesima volta l’Italia e le sue condotte ‘inumane e degradanti’, per la sua ‘inerzia e mancanza di diligenza’. Viene insomma fuori che al nostro Paese non importa questo problema, che lo pone in fondo alle cose di cui doversi occupare e in futuro sarà sempre peggio. La Puglia, con la figura e soprattutto con l’impegno del garante per i detenuti, Piero Rossi e del Consiglio regionale, sta dimostrando di essere particolarmente attenta e impegnata a capire ed agire, ma inutile sarebbe se il Governo non intervenisse con azioni forti, emergenziali e strutturali, con decisioni politiche”, conclude Pastore.