Ilva: lettera aperta della Uil a Vendola, Nicastro e Assennato
Pubblichiamo la lettera aperta di Aldo Pugliese, Segretario Generale UIL di Puglia e di Bari, indirizzata al governatore pugliese Nichi Vendola, all'assessore all'Ambiente Lorenzo Nicastro e al direttore ARPA Puglia Giorgio Assennato sul caso Ilva.Egregi,
ribadiamo la nostra, seppur parziale, soddisfazione per i fondi e per le misure messe in campo dal Governo nazionale al fine di avviare i vari procedimenti di bonifica delle aree inquinate dalle emissioni prodotte dallo stabilimento Ilva di Taranto. Tale soddisfazione, però, non smuove la nostra opinione: le risorse a disposizione non sono abbastanza per affrontare in maniera risolutiva una problematica che, non a caso, da decenni affligge pesantemente il territorio regionale. Ci riferiamo a “territorio regionale” in quanto siamo convinti che la questione inquinamento, la stessa che ha accelerato l’iter per l’approvazione della legge regionale passata qualche giorno addietro in Consiglio, sia di rilevanza e di interesse regionale.
Apprendiamo che tra le misure straordinarie approntate dalla Regione e da voi presentate lo scorso mercoledì, nell’ambito del piano d’intervento per il risanamento della qualità dell’aria nel quartiere Tamburi, vi è anche quella che prevede uno stretto controllo sul traffico pesante legato all’attività dell’Ilva. Tra le misure previste, c’è la riduzione al 50% della velocità dei mezzi su pista. Inoltre, ai TIR con motori Euro 0,1 e 2 sarà interdetta la circolazione nel quartiere Tamburi. Nulla da obiettare, se non fosse che proprio attraverso il rione Tamburi circolano, con comprovata costanza e disperdendo residui di percolato, anche decine e decine di TIR che quotidianamente trasportano rifiuti provenienti dalla Campania e da altre dieci regioni italiane, sul cui controllo parecchio abbiamo da obiettare. TIR diretti nelle uniche tre discariche pugliesi destinate all’accoglienza dei rifiuti speciali, tutte ubicate nella provincia di Taranto che, suo malgrado, nel corso del tempo, si è trasformata mestamente nella pattumiera d’Italia. TIR per i quali, in virtù del piano di risanamento del quartiere Tamburi, chiediamo lo stesso trattamento riservato a quelli finiti del mirino del vostro provvedimento.
Inutile e ripetitivo sarebbe ricordare come l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia già bollato Taranto come “zona ad elevato rischio ambientale” e come il sistema di discariche sia stato paragonato dalla UE alla stregua di una vera e propria barbarie, dannosa per la salute dei cittadini e per il territorio. Senza dimenticare che, sempre nei pressi dell’area industriale di Taranto, sono concentrati anche la raffineria Eni, Cementir, l’inceneritore del Comune di Taranto, l’inceneritore Cisa del Gruppo Marcegaglia, un’imponente discarica industriale e ora, stando alla determina regionale del 13 gennaio scorso, anche un inceneritore per rifiuti pericolosi e non pericolosi con una capacità di smaltimento di 8500 tonnellate annuali, oltre a un impianto di stoccaggio.
Pertanto, crediamo sia giunto il momento di confrontarsi con franchezza e realismo sulla problematica inquinamento a Taranto, non più agendo sulla base di spot, ma stilando, grazie a una concertazione seria e costante, un piano per la protezione della salute dei cittadini e dei lavoratori, oltre che per la salvaguardia dell’ambiente, affrontando le criticità come un unico tumore da asportare e non come singoli compartimenti stagni. Un piano che contempli finalmente la sostenibilità della produzione industriale dei tanti grandi stabilimenti presenti sul territorio, la valorizzazione della raccolta differenziata, la dismissione programmata delle discariche, la severa lotta al traffico illegale di rifiuti speciali e pericolosi.
Cordiali saluti.