Roberto Panico e l’utopia della 'Polis Universale'
Francesco Greco. I have a dream… Un uomo, un sogno. Che dura una vita, inseguito con tenacia tutta meridionale, che segna in profondo l’immaginario di un ragazzino magno-greco in riva all’aspra scogliera del mar Jonio dov’è nato, e dove sono forti le radici dei miti dell’Occidente. Forse un’utopia folle, di certo l’ombra di un’esile, nuda speranza: che i popoli della Terra, al di là delle religioni, finalmente possano coesistere pacificamente, nel rispetto delle diversità, confrontandosi e dialogando su quel che li uniscono, disidratando i tòpos che da millenni nutrono le contrapposizioni, relativizzando le diaspore, le guerre di religione, le persecuzioni, i massacri, i genocidi, i pogrom, le soluzioni finali.
L’idea rivoluzionaria è di Roberto Panico, grande artista contemporaneo nato a Racale (Lecce), cuore operaio del Salento, ma romano, anzi, trasteverino d’adozione. Tutto nasce da una “visione” che ebbe nel giorno del suo 15mo compleanno, 16 marzo 1964,ebbe a Torre Suda, il mare di Racale posto fra Gallipoli e Santa Maria di Leuca. L’opera incuba nell’inconscio per decenni, comincia a delinearsi nel 1995, dal 1997 al 2000 riceve la benedizione dei rappresentanti delle religioni monoteiste della Terra: cattolica (Giovanni Paolo II, a cui l’artista donò una copia), musulmana (Sua Eminenza Mahmoud Hammad Scheweita), ortodossa (Cirillo I, all’epoca Metropolita, oggi Patriarca di Mosca): dopo 11 mesi di contatti dei sospettosi burocrati russi, l’artista ricevette l’invito ufficiale per andare a Mosca e incontrarlo), ebraica (il Rabbino Capo di Roma Elio Toaff), buddista (il Dalai Lama in una fugace apparizione a Roma, al “Parco dei Principi”, dove Panico si presentò con 4 fiori arancioni: “Sono il simbolo della presenza della sua anima ai 4 punti cardinali della Terra”) e riuscì, eccezionalmente, a strappargli un flash). Anche Monsignor Milingo, il vescovo di colore in perenne conflitto col Vaticano ha benedetto l’opera.
Ora l’installazione è entrata in fase operativa. Nella location di Torre Suda dove Panico ebbe la “visione”: una sferzata sull’acqua, una colonna enorme che si alza e s’aggroviglia, giunge fino a lui intimorito e poi corre verso ovest, in un giorno triste per lui e la sua famiglia: “Un segno che si alza verso Dio”, dirà anni dopo osservando il bozzetto Giorgia, la sua bambina. C’è, dal 2009, la disponibilità di massima del Comune di Racale a collaborare; c’è stato giorni fa un sopralluogo dell’architetto Luigi Nicolardi e del geologo Marcello De Donatis, che farà un saggio penetrometrico per accertare l’idoneità del piazzale (dove insistono case diroccate) ad accogliere l’opera per ci vorranno cospicui finanziamenti, pubblici e privati. Osserva emozionato l’artista: “Sarà un valore aggiunto, anche turistico, per il territorio, in un Sud carente pure di provocazioni artistiche che finalmente vuole elevarsi aprendo le braccia a tutti i popoli, per la rinascita spirituale dell’uomo…”. Due incognite tuttavia pesano sull’ipotesi di installazione: la carsicità del terreno e l’erosione del mare. Ma non dovrebbero essere un ostacolo. Insomma, la “Polis”, uomo e donna, Ying e Yang, potrà innalzarsi là dov’è nata.
A Roma invece riqualificherà una borgata degradata: Torbellamonaca (periferia sud-est). E’ prevista sulla piazza che nascerà abbattendo palazzi fatiscenti. Pure col Campidoglio è aperto un pour-parler: “Finalmente qualcosa si muove…”, sorride Panico nel suo studio romano: possiede anche le arti sottili della diplomazia. Di più non dice, ma spiega, in questa intervista esclusiva per il GDP, la genesi della “Polis Universale” (foto della ph. polacca Bozena Bzdela), “simbolo di religiosità cosmica cosmopolita scagliata verso l’Universo”.
Domanda: Maestro, tutto nasce dalla visione di un ragazzino turbato che un giorno di primavera, con la vecchia bicicletta, scappa dal paese verso il mare…
Risposta: “Ebbi quella visione davanti al mare: un evento, una forma embrionale che ho covato dentro e che successivamente ho sviluppato durante il mio percorso di vita fino a giungere ad una energia spirituale e di progresso, sintetizzata nel monumento della Polis Universale, simbolo di tutte le religioni. Un’opera con cui apro le braccia alla contemporaneità. Averla fatta per me è stata come una liberazione: non voglio niente, sono già gratificato creandola, per me l’opera è nata: spero solo che il sogno vada avanti…”.
D. Che significato ha dal punto di vista culturale, spirituale, storico?
R. “Culturale: descrive sotto la forma monumentale la storia dell’umanità negli ultimi 2000 anni (dalla nascita di Cristo a giorni nostri). Dal punto di vista spirituale, ritengo che le religioni del mondo dovrebbero avere una casa comune, un punto neutrale per l’accoglienza, il dialogo, essendo esse stesse il cammino spirituale dei popoli. Storicamente credo che oggi, nel 2012, hanno il dovere e il diritto di indicare una strada comune per la pace del mondo. La Polis è anche un simbolo di unità”.
D. E’ stato difficile suscitare l’interesse dei capi spirituali di tutte le religioni?
R. “Difficile, faticosissimo e complesso. Ma con l’aiuto di Dio mi sono state concesse le loro amorevoli benedizioni”.
D. Come fece a convincere il Rabbino Toaff? In 7000 anni di Storia, gli Ebrei mai avevano benedetto un simbolo che non fosse della loro religione…
R. “Obiettò: ‘E noi che c’entriamo?’. Gli risposi che da Salomone a Mosè, le loro radici sono anche le nostre. Perché 2000 anni fa nacque una pianta con quelle radici. Ricordo che mentre benediva la Polis io piangevo…”.
D. Di fatto saranno luoghi di culto interconfessionali: all’interno dell’opera, che sarà alta 50 m., ha previsto la sala d’attesa e di preghiera e un ascensore dove i pellegrini entreranno uno a uno…
R. “Ci sarà una sedia per elevarsi fra terra, mare e cielo, innalzarsi verso l’infinito, fino ai piedi di Dio. L’uomo finalmente si solleva, s’illumina, avrà voce, cercherà di parlare con Lui…”.
D. E’ vero che dopo l’11 settembre 2001 ha pensato al sito delle Twin Towers?
R: “Davanti all’evento che ha cambiato la nostra epoca, ho creduto che il luogo dell’accaduto avesse bisogno delle energie spirituali e civili di ogni popolo e religione, perché la terra ci appartiene, ne siamo responsabili…”.
D. Oltre ad alcune città del mondo, anche il Vaticano si è interessato: è vero che voleva rilevare l’intero progetto?
R. “Ci sono state proposte trasversali, come sempre accade con realtà così importanti”.
D. Lei ha previsto una doppia location: il Salento e Roma. Perché?
R. “Ritengo doveroso pensare innanzitutto a Torre Suda, al Sud dove nasce l’embrione di questo pensiero: l’energia torna da dove è partita. E a Roma, città che mi ha adottato, perché è la capitale del mondo, della Storia, dell’umanità, luogo d’incontro fra umano e divino, e accoglie da sempre tutti i popoli: ma ogni Paese ha il diritto di erigere, se lo di desidera, un monumento che rappresenta e contiene energia spirituale e di progresso e parla una lingua universale, affinché nasca e cresca nei nostri cuori e nelle nostre menti il seme del dialogo. La Polis è la città dove in futuro tutti dovremo abitare…”.
D. Piramide, stele, menhir, obelisco, guglia, lettera dell’alfabeto greco: cos’è la Polis?
R. “Solo energia in movimento, in trasformazione, per il Terzo Millennio”.
L’idea rivoluzionaria è di Roberto Panico, grande artista contemporaneo nato a Racale (Lecce), cuore operaio del Salento, ma romano, anzi, trasteverino d’adozione. Tutto nasce da una “visione” che ebbe nel giorno del suo 15mo compleanno, 16 marzo 1964,ebbe a Torre Suda, il mare di Racale posto fra Gallipoli e Santa Maria di Leuca. L’opera incuba nell’inconscio per decenni, comincia a delinearsi nel 1995, dal 1997 al 2000 riceve la benedizione dei rappresentanti delle religioni monoteiste della Terra: cattolica (Giovanni Paolo II, a cui l’artista donò una copia), musulmana (Sua Eminenza Mahmoud Hammad Scheweita), ortodossa (Cirillo I, all’epoca Metropolita, oggi Patriarca di Mosca): dopo 11 mesi di contatti dei sospettosi burocrati russi, l’artista ricevette l’invito ufficiale per andare a Mosca e incontrarlo), ebraica (il Rabbino Capo di Roma Elio Toaff), buddista (il Dalai Lama in una fugace apparizione a Roma, al “Parco dei Principi”, dove Panico si presentò con 4 fiori arancioni: “Sono il simbolo della presenza della sua anima ai 4 punti cardinali della Terra”) e riuscì, eccezionalmente, a strappargli un flash). Anche Monsignor Milingo, il vescovo di colore in perenne conflitto col Vaticano ha benedetto l’opera.
Ora l’installazione è entrata in fase operativa. Nella location di Torre Suda dove Panico ebbe la “visione”: una sferzata sull’acqua, una colonna enorme che si alza e s’aggroviglia, giunge fino a lui intimorito e poi corre verso ovest, in un giorno triste per lui e la sua famiglia: “Un segno che si alza verso Dio”, dirà anni dopo osservando il bozzetto Giorgia, la sua bambina. C’è, dal 2009, la disponibilità di massima del Comune di Racale a collaborare; c’è stato giorni fa un sopralluogo dell’architetto Luigi Nicolardi e del geologo Marcello De Donatis, che farà un saggio penetrometrico per accertare l’idoneità del piazzale (dove insistono case diroccate) ad accogliere l’opera per ci vorranno cospicui finanziamenti, pubblici e privati. Osserva emozionato l’artista: “Sarà un valore aggiunto, anche turistico, per il territorio, in un Sud carente pure di provocazioni artistiche che finalmente vuole elevarsi aprendo le braccia a tutti i popoli, per la rinascita spirituale dell’uomo…”. Due incognite tuttavia pesano sull’ipotesi di installazione: la carsicità del terreno e l’erosione del mare. Ma non dovrebbero essere un ostacolo. Insomma, la “Polis”, uomo e donna, Ying e Yang, potrà innalzarsi là dov’è nata.
A Roma invece riqualificherà una borgata degradata: Torbellamonaca (periferia sud-est). E’ prevista sulla piazza che nascerà abbattendo palazzi fatiscenti. Pure col Campidoglio è aperto un pour-parler: “Finalmente qualcosa si muove…”, sorride Panico nel suo studio romano: possiede anche le arti sottili della diplomazia. Di più non dice, ma spiega, in questa intervista esclusiva per il GDP, la genesi della “Polis Universale” (foto della ph. polacca Bozena Bzdela), “simbolo di religiosità cosmica cosmopolita scagliata verso l’Universo”.
Domanda: Maestro, tutto nasce dalla visione di un ragazzino turbato che un giorno di primavera, con la vecchia bicicletta, scappa dal paese verso il mare…
Risposta: “Ebbi quella visione davanti al mare: un evento, una forma embrionale che ho covato dentro e che successivamente ho sviluppato durante il mio percorso di vita fino a giungere ad una energia spirituale e di progresso, sintetizzata nel monumento della Polis Universale, simbolo di tutte le religioni. Un’opera con cui apro le braccia alla contemporaneità. Averla fatta per me è stata come una liberazione: non voglio niente, sono già gratificato creandola, per me l’opera è nata: spero solo che il sogno vada avanti…”.
D. Che significato ha dal punto di vista culturale, spirituale, storico?
R. “Culturale: descrive sotto la forma monumentale la storia dell’umanità negli ultimi 2000 anni (dalla nascita di Cristo a giorni nostri). Dal punto di vista spirituale, ritengo che le religioni del mondo dovrebbero avere una casa comune, un punto neutrale per l’accoglienza, il dialogo, essendo esse stesse il cammino spirituale dei popoli. Storicamente credo che oggi, nel 2012, hanno il dovere e il diritto di indicare una strada comune per la pace del mondo. La Polis è anche un simbolo di unità”.
D. E’ stato difficile suscitare l’interesse dei capi spirituali di tutte le religioni?
R. “Difficile, faticosissimo e complesso. Ma con l’aiuto di Dio mi sono state concesse le loro amorevoli benedizioni”.
D. Come fece a convincere il Rabbino Toaff? In 7000 anni di Storia, gli Ebrei mai avevano benedetto un simbolo che non fosse della loro religione…
R. “Obiettò: ‘E noi che c’entriamo?’. Gli risposi che da Salomone a Mosè, le loro radici sono anche le nostre. Perché 2000 anni fa nacque una pianta con quelle radici. Ricordo che mentre benediva la Polis io piangevo…”.
D. Di fatto saranno luoghi di culto interconfessionali: all’interno dell’opera, che sarà alta 50 m., ha previsto la sala d’attesa e di preghiera e un ascensore dove i pellegrini entreranno uno a uno…
R. “Ci sarà una sedia per elevarsi fra terra, mare e cielo, innalzarsi verso l’infinito, fino ai piedi di Dio. L’uomo finalmente si solleva, s’illumina, avrà voce, cercherà di parlare con Lui…”.
D. E’ vero che dopo l’11 settembre 2001 ha pensato al sito delle Twin Towers?
R: “Davanti all’evento che ha cambiato la nostra epoca, ho creduto che il luogo dell’accaduto avesse bisogno delle energie spirituali e civili di ogni popolo e religione, perché la terra ci appartiene, ne siamo responsabili…”.
D. Oltre ad alcune città del mondo, anche il Vaticano si è interessato: è vero che voleva rilevare l’intero progetto?
R. “Ci sono state proposte trasversali, come sempre accade con realtà così importanti”.
D. Lei ha previsto una doppia location: il Salento e Roma. Perché?
R. “Ritengo doveroso pensare innanzitutto a Torre Suda, al Sud dove nasce l’embrione di questo pensiero: l’energia torna da dove è partita. E a Roma, città che mi ha adottato, perché è la capitale del mondo, della Storia, dell’umanità, luogo d’incontro fra umano e divino, e accoglie da sempre tutti i popoli: ma ogni Paese ha il diritto di erigere, se lo di desidera, un monumento che rappresenta e contiene energia spirituale e di progresso e parla una lingua universale, affinché nasca e cresca nei nostri cuori e nelle nostre menti il seme del dialogo. La Polis è la città dove in futuro tutti dovremo abitare…”.
D. Piramide, stele, menhir, obelisco, guglia, lettera dell’alfabeto greco: cos’è la Polis?
R. “Solo energia in movimento, in trasformazione, per il Terzo Millennio”.